Nicola Zingaretti, candidato piddino alla segreteria, dopo l'assoluzione con formula piena della sindaca di Roma Virginia Raggi, invita i pentastellati a chiedere scusa per le accuse lanciate subito dopo ai giornalisti sulla condotta da loro tenuta per due anni e mezzo nell'informare i cittadini sul processo che ieri ha trovato il suo più scontato e auspicato epilogo.
Chiedere scusa di cosa?
Di aver detto la verità: cioè, che in questi 30 mesi il mainstream ha cercato di infangare la sindaca con illazioni di ogni tipo, ovviamente rilanciando il peggio che veniva fuori dai social, cercando di comprometterne l'immagine pubblica e privata in modo che il M5S, di fronte a tanto accanimento, fosse costretto a scaricarla, a prescindere dalla sua condotta di Sindaco.
Un massacrante e ossessivo tiro al bersaglio a cui hanno partecipato in primis proprio le donne del PD che pure non perdono occasione, anche la più pretestuosa e forzata, per rimarcare l'intolleranza di genere, quasi a farne il motivo fondante della loro presenza in politica.
Eppure quando si è trattato di infamare la Raggi non si sono tirate indietro spalleggiando il peggiore maschilismo, dimenticando che così gettavano alle ortiche il loro millantato impegno militante.
Nel frattempo Zingaretti, evidentemente in preda all'amnesia, non prende le distanze, questa volta doverose, dalla infelice sortita di Beppe Sala, sindaco di Milano, che a proposito della proposta avanzata dal vicepremier Luigi Di Maio di restringere le aperture domenicali di negozi e centri commerciali, ha così commentato in un'assise pubblica ieri mattina alla Bicocca: "Se la vogliono fare in provincia di Avellino la facciano, ma a Milano è
contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a
rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni
di turisti".
Ma forse a Zingaretti sono sfuggite (così vogliamo credere!) le parole sopra le righe, in salsa razzista, del sindaco di Milano!
Questi farisei meritano solo la nostra più sdegnata esecrazione.