domenica 6 aprile 2008

Per il dopo voto, si preannuncia la vera spallata

Ad ormai una settimana dalle elezioni il quadro politico italiano resta sconfortante.
La campagna elettorale affonda sotto sterili slogan e promesse al vento mentre tutto attorno stanno crollando, l’una dietro l’altra, le poche impalcature ancora in piedi dello stato sociale.
L’inflazione (finalmente se n’è accorta anche l’Istat!), è alle stelle: oltre al preoccupante livello raggiunto, 3,3% annuo, questo è il peggior dato degli ultimi dieci anni. Per ritrovare un tasso superiore occorre risalire addirittura al settembre 1996, con il 3,4%.
L’emergenza rifiuti in Campania (e non solo lì) è tutt’altro che superata, l’Alitalia è al collasso, adesso perde colpi anche il settore agroalimentare, investito da una pesantissima quanto improvvisa crisi che trova come capri espiatori la mozzarella di bufala e il vino (due indiscussi simboli del made in Italy) a causa della contaminazione da diossina e dell’adulterazione scellerata operata da alcune aziende vinicole miscelando sostanze tossiche.
Dal servizio di Report di qualche settimana fa, sappiamo con certezza che a pochi metri di distanza da discariche a cielo aperto in cui vengono illegalmente sversate e criminalmente bruciate montagne di rifiuti, si coltiva, senza nessun controllo sanitario, frutta e verdura destinate alle tavole degli italiani; mentre gli allevamenti di ovini situati nei paraggi subiscono un’ecatombe per aver brucato erba contaminata.
Ma il cahier de doléances non finisce qui...
Il disastro delle ferrovie italiane è quotidianamente confermato dagli sventurati che hanno ancora l’ardire di recarsi al lavoro utilizzando il treno.
Per capire in quali acque navighi la Telecom basta scorrere il listino di borsa o, più stoicamente, tentare il percorso ad ostacoli del 187, dove è già un successo riuscire a parlare con un operatore in carne ed ossa; che poi i singoli operatori diano, di volta in volta, risposte diverse ad una stessa reiterata richiesta è un particolare tutto sommato secondario.
Se la mission aziendale di Telecom è finire a Waterloo, i suoi manager possono già ritenersi soddisfatti.
Quanto alle società multiutilities, tra Enel, Eni e aziende locali, il cittadino consumatore è stritolato nella morsa dei prezzi in continua ascesa: poco importa se dipenda dal petrolio, dalla forza dell’euro, dalla rete distributiva o dai meccanismi di mercato poco trasparenti.. la corsa al rialzo non ha freni.
Per lo sviluppo di fonti alternative di energia (vedi fotovoltaico), qualche passo in avanti è stato fatto dal governo Prodi ma l’Italia resta ancora molto indietro rispetto ai maggiori paesi europei.
Sul fronte giustizia nessuna novità importante per i cittadini che si misurano quotidianamente con l’inefficienza cronica degli uffici giudiziari; la lotta alla criminalità organizzata langue, malgrado l’arresto di qualche nome di spicco.
Circa la situazione dell’ordine pubblico basta vedere cosa succede puntualmente ogni domenica quando è in programma qualche sfida calcistica di rilievo; intanto, restano impuniti i reati da macelleria messicana perpetrati da alcuni elementi delle forze dell'ordine durante il G8 di Genova del 2001.
Quanto alle cosiddette leggi vergogna, malgrado i roboanti proclami del centrosinistra e due anni di governo Prodi, restano ancora tutte in vigore.
Se poi volessimo approfondire i problemi irrisolti di scuola, università, ricerca scientifica, riforma della pubblica amministrazione, assetto istituzionale del Paese, riforma degli ordini professionali, ecc., già saremmo costretti ad issare bandiera bianca.
Si può concludere, senza nessun disfattismo, che non c’è settore della vita nazionale dove le cose vadano per il verso giusto grazie ad una politica illuminata.
La realtà è che i nostri politici non si stracciano le vesti né si sbracciano per intervenire a fondo sulle mille emergenze del nostro Paese. Al contrario, in una logica del tutto autoreferenziale, sono intenti a consolidare il loro status di privilegiati a dispetto dei cittadini che reclamano risposte concrete ai loro spinosi problemi. E' pur vero che molti di loro sono di una incompetenza disarmante.
Dello stato di malessere sociale in cui ci hanno ridotti non risponde più nessuno; per i leader dei due schieramenti diventa ininfluente persino il risultato elettorale.
Domenica scorsa, così si è pronunciato Walter Veltroni, leader del Partito Democratico, replicando a chi gli chiedeva che intenzioni avesse in caso di sconfitta elettorale: "Ho preso un impegno per fare un grande partito, il Pd, e continuerò ad assolvere l'impegno preso il 14 ottobre con tre milioni e mezzo di persone, lo farò fino a quando non potrà essere superato da una scadenza analoga, fino ad allora ho il dovere etico di continuare a guidare il Pd".
Dal canto suo, Silvio Berlusconi gigioneggia e coglie l’occasione di un incontro con la Coldiretti per mettere in piedi lo sketch della mozzarella: ne addenta un morso, porta la mano al cuore fingendo di accusare un malore, si flette all’indietro come avvelenato dalla diossina, poi se la mangia tutta d’un fiato mostrando sommo piacere.
Insomma, anche la brutta storia delle contaminazione alimentare diventa il pretesto per uno show di cattivo gusto.
Su un’altra ribalta, malgrado abbia fatto di tutto per arrivare alla rivincita elettorale, il Cavaliere dichiara di abbracciare malvolentieri la croce del governo anche perché certo di avere poi contro tutte le istituzioni: "Sappiamo di andare verso una situazione difficile, con tutte le istituzioni contro, la Corte, il Csm e la stragrande maggioranza dei giornali. E poi sappiamo che il premier non ha alcun potere. Ha solo l'autorità e il diritto di formulare l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri".
Come sia stato possibile che alcuni mesi fa Veltroni, con Prodi ancora ben in sella a Palazzo Chigi, abbia dato credito ad un tale personaggio per progettare le riforme istituzionali, resta un mistero.
Per fortuna, mancano solo sette giorni alla fine di questo spettacolo indegno, con i due maggiori protagonisti che fingono di tirarsi fendenti ma sotto sotto aspirano alle oligarchiche larghe intese, ovvero a dare l'ultima spallata alla nostra democrazia rappresentativa.

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