La settimana scorsa ha segnato probabilmente uno spartiacque tra due mondi: quello che si chiude senza rimpianti sotto la firma del peggior presidente degli Usa, George Bush, con una scomoda eredità di guerre, devastazioni, crack finanziari, caos delle relazioni internazionali per l’introduzione surrettizia del principio della guerra preventiva, globalizzazione selvaggia, emergenza ambiente e povertà, perdita di libertà individuali sacrificate per una sempre più fantomatica guerra al terrorismo.
E quello che si apre con l’immagine vincente di un giovane presidente, Barack Obama, pieno di energie e di speranze, capace di trascinare con la parola le folle di mezzo mondo alla scoperta di una nuova frontiera che non è più quella esclusiva degli yankees ma di un’umanità multicolore, multiculturale, che parla lingue diverse ma che attende unita di salvare se stessa insieme al pianeta.
Non sappiamo se, sia pure in una minima parte, le promesse e le suggestioni evocate da questo protagonista della postmodernità declinata in tutte le sue accezioni, non ultima il linguaggio di Internet, riuscirà nell’immane compito che si è dato; ma una cosa è certa sin da ora: con il suo ingresso alla Casa Bianca, come è stato detto con un felice slogan, tutto ritorna possibile non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero.
Il fatto stesso che, in uno dei primi atti della sua nuova vita pubblica, egli si sia recato a parlare con gli insegnanti delle proprie figlie è il segnale di un cambiamento, nei simboli già cominciato: un Democratico, più vicino a Robert Kennedy che a Bill Clinton, ci sembra di poter anticipare.
Staremo a vedere.
Come a questo punto risulti difficile abbassare lo sguardo sulla politica di casa nostra è di tutta evidenza.
La nostra politica è ormai scaduta a commedia dell’arte: i leader sono poco più che maschere che si muovono sulla base di un canovaccio che rispecchia le loro connaturate caratteristiche.
E quello che si apre con l’immagine vincente di un giovane presidente, Barack Obama, pieno di energie e di speranze, capace di trascinare con la parola le folle di mezzo mondo alla scoperta di una nuova frontiera che non è più quella esclusiva degli yankees ma di un’umanità multicolore, multiculturale, che parla lingue diverse ma che attende unita di salvare se stessa insieme al pianeta.
Non sappiamo se, sia pure in una minima parte, le promesse e le suggestioni evocate da questo protagonista della postmodernità declinata in tutte le sue accezioni, non ultima il linguaggio di Internet, riuscirà nell’immane compito che si è dato; ma una cosa è certa sin da ora: con il suo ingresso alla Casa Bianca, come è stato detto con un felice slogan, tutto ritorna possibile non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero.
Il fatto stesso che, in uno dei primi atti della sua nuova vita pubblica, egli si sia recato a parlare con gli insegnanti delle proprie figlie è il segnale di un cambiamento, nei simboli già cominciato: un Democratico, più vicino a Robert Kennedy che a Bill Clinton, ci sembra di poter anticipare.
Staremo a vedere.
Come a questo punto risulti difficile abbassare lo sguardo sulla politica di casa nostra è di tutta evidenza.
La nostra politica è ormai scaduta a commedia dell’arte: i leader sono poco più che maschere che si muovono sulla base di un canovaccio che rispecchia le loro connaturate caratteristiche.
L’impenitente buffone che sa solo essere se stesso e di sicuro non un uomo di stato, incarnando magnificamente tutti i peggiori vizi dell’Italiano medio pur essendo tutto tranne che un Italiano medio; l’oppositore radical chic, che festeggia la vittoria altrui per non pensare alle proprie sconfitte e non sa esattamente cosa fare per trarsi d’impaccio: è mite non per disposizione d’animo ma per ignavia e quando l’avversario compie una gaffe è pronto ad infierire redarguendolo, nemmeno fosse il suo tutore. "Chieda scusa", è stato suo il tormentone della settimana!
A completare il quadro di una democrazia tragicomica, un codazzo di personaggi minori, ciascuno con la sua porticina, che nulla aggiunge e nulla toglie ad uno spettacolo veramente improbabile per gli altri Paesi europei: magari ci fossero i Pulcinella, gli Arlecchino di una volta… qua siamo caduti molto più in basso.
Il Parlamento, ripetiamo da tempo, è stato spogliato di ogni sua attribuzione. Come ha ammesso nella trasmissione di domenica scorsa In Mezz’ora di Lucia Annunziata il deputato del Pdl Paolo Guzzanti, si viene convocati per le votazioni con un sms, i vicecapigruppo urlano ai parlamentari quale pulsante premere in aula (verde, bianco o rosso) e poi tutti a fare pipì fino al prossimo messaggino.
I ministri del governo Berlusconi quater, questa volta palesemente proni alle sue esigenze, senza nemmeno una testa calda, aspettano un suo cenno per darsi da fare: di riforme liberali, neanche a parlarne… troppo stress, troppi interessi da valutare, troppe istanze da comporre, troppe delegazioni da incontrare, molto meglio tirare a campare avendo in agenda le sole necessità personali del condottiero.
Poco attivismo, se non per tagliare il bilancio; già l’affare Alitalia - Cai si sta rivelando una gran brutta gatta da pelare… non parliamo poi di quello che ha combinato la Gelmini che si è fatta sorprendere dagli studenti con le forbici in mano non riuscendo a convincere delle sue buone intenzioni a scuola neppure gli addetti alle merende!
D’altra parte, chi meglio degli Italiani sa cosa significhi tirare a campare? E poi, con questa opposizione in stato catatonico, di cosa vogliamo avere paura?
Walter Veltroni non sogna più di diventare l’Obama italiano… gli basta ogni tanto alzare la voce, sempre pacatamente però, per afferrare un attimo di celebrità ai danni dell’improvvisatore Silvio Berlusconi.
E’ trascorsa un’altra settimana ma dal suo entourage, non un’idea, uno straccio di idea, è venuta fuori per contrastare sul piano mediatico il Cavaliere.
Gli Italiani stringono la cinghia, l’economia affonda ma nessuno che pensi ad una cura ricostituente che almeno restituisca il sorriso all’Italiano medio che gli occhi allegri non li ha più, per usare le parole di Paolo Conte, visto che sempre più deve rinunciare alla gita.
Mirabile il suggerimento che a proposito dà il grande amico del Cavaliere, Marcello Dell’Utri: per vivere tutti felici e contenti, basterebbe che le conduttrici dei Tg leggano le notizie della crisi economica con il sorriso sulle labbra.
Insomma, niente paura! Se la crisi si aggravasse, un rimedio sicuro è stato trovato: un esercito di letterine nei Tg delle 20,00…
A completare il quadro di una democrazia tragicomica, un codazzo di personaggi minori, ciascuno con la sua porticina, che nulla aggiunge e nulla toglie ad uno spettacolo veramente improbabile per gli altri Paesi europei: magari ci fossero i Pulcinella, gli Arlecchino di una volta… qua siamo caduti molto più in basso.
Il Parlamento, ripetiamo da tempo, è stato spogliato di ogni sua attribuzione. Come ha ammesso nella trasmissione di domenica scorsa In Mezz’ora di Lucia Annunziata il deputato del Pdl Paolo Guzzanti, si viene convocati per le votazioni con un sms, i vicecapigruppo urlano ai parlamentari quale pulsante premere in aula (verde, bianco o rosso) e poi tutti a fare pipì fino al prossimo messaggino.
I ministri del governo Berlusconi quater, questa volta palesemente proni alle sue esigenze, senza nemmeno una testa calda, aspettano un suo cenno per darsi da fare: di riforme liberali, neanche a parlarne… troppo stress, troppi interessi da valutare, troppe istanze da comporre, troppe delegazioni da incontrare, molto meglio tirare a campare avendo in agenda le sole necessità personali del condottiero.
Poco attivismo, se non per tagliare il bilancio; già l’affare Alitalia - Cai si sta rivelando una gran brutta gatta da pelare… non parliamo poi di quello che ha combinato la Gelmini che si è fatta sorprendere dagli studenti con le forbici in mano non riuscendo a convincere delle sue buone intenzioni a scuola neppure gli addetti alle merende!
D’altra parte, chi meglio degli Italiani sa cosa significhi tirare a campare? E poi, con questa opposizione in stato catatonico, di cosa vogliamo avere paura?
Walter Veltroni non sogna più di diventare l’Obama italiano… gli basta ogni tanto alzare la voce, sempre pacatamente però, per afferrare un attimo di celebrità ai danni dell’improvvisatore Silvio Berlusconi.
E’ trascorsa un’altra settimana ma dal suo entourage, non un’idea, uno straccio di idea, è venuta fuori per contrastare sul piano mediatico il Cavaliere.
Gli Italiani stringono la cinghia, l’economia affonda ma nessuno che pensi ad una cura ricostituente che almeno restituisca il sorriso all’Italiano medio che gli occhi allegri non li ha più, per usare le parole di Paolo Conte, visto che sempre più deve rinunciare alla gita.
Mirabile il suggerimento che a proposito dà il grande amico del Cavaliere, Marcello Dell’Utri: per vivere tutti felici e contenti, basterebbe che le conduttrici dei Tg leggano le notizie della crisi economica con il sorriso sulle labbra.
Insomma, niente paura! Se la crisi si aggravasse, un rimedio sicuro è stato trovato: un esercito di letterine nei Tg delle 20,00…
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