Si stenta a credere che ancora nel 2013, la (fu) settima potenza industriale del mondo, per disciplinare le procedure di svolgimento delle consultazioni elettorali, si affidi a leggi e regolamenti talmente farraginosi, inconcludenti e anacronistici, da far invidia alle grida manzoniane.
Al punto che i simboli dei movimenti politici in lizza per le prossime elezioni legislative debbano essere depositati di persona, allo sportello, dopo aver bivaccato per giorni in coda davanti al portone del Viminale, per non farsi soffiare il posto o taroccare il logo.
E che dei malintenzionati possano sabotare alla luce del sole e con piena legittimità uno dei momenti più delicati della vita democratica di un Paese danneggiando indisturbati alcune liste. Questa volta oltre il Movimento 5S a farne le spese sono proprio la lista del premier uscente e quella del pm Antonio Ingroia.
Evidentemente la famosa agenda digitale di Monti deve essere stata subito spedita in soffitta, visto che in un anno e più di governo, i cosiddetti tecnici non sono riusciti neppure ad organizzare uno straccio di presentazione telematica dei simboli elettorali.
Si indicono le elezioni in fretta e furia sotto Natale ma non ci si prende la briga, se non di riformare la legge elettorale porcata (troppa grazia!), neppure di introdurre minimi accorgimenti tecnici, magari tramite un semplice regolamento, per evitare il pasticcio, o meglio la vergogna, delle liste civetta, create apposta per disorientare l'elettore e ingannarlo al momento del voto.
Così ha finito per prevalere chi, in un'estenuante e assurda guerra di posizione, ha prima guadagnato la testa della fila, difendendola fisicamente, e poi, senza dare nell'occhio, è riuscito a registrare i simboli di liste fasulle, praticamente identici a quelli di altre più popolari, giusto per scipparne i voti.
Il tutto, dopo essere stati all'addiaccio per giorni, senza che nessuno dal palazzo abbia pensato di distribuire, se non generi di conforto, almeno un semplice numerino per regolare la coda, tutti appassionatamente al freddo per allinearsi ad una transenna fatta comparire all'improvviso lunedì scorso: il racconto che ne fa Beppe Grillo sul suo blog è surreale, peggio, kafkiano.
Eppure, in questi stessi giorni il governo ha disposto per le famiglie italiane che l'iscrizione dei loro figli a scuola debba avvenire inderogabilmente in forma telematica, facendo finta di non sapere che buona parte di loro non dispone dell'indispensabile accesso a internet.
E' così che i Professori, così bravi a rivoltare le tasche degli Italiani e ad esasperarli, quando pure si tratti soltanto di mandare i propri ragazzi a scuola, non sono stati altrettanto abili ad evitare la ressa davanti allo sportello ministeriale, garantendo uno svolgimento ispirato al buon senso di essenziali ma consueti adempimenti amministrativi.
Non è la prima volta che il grande Monti, quello che (a detta dei media di casa nostra) l'Europa ci invidia (non Samuele Monti dell'omonima lista civetta!) non ci fa una gran bella figura.
Pare proprio che, questa volta, il sorrisino della Merkel se lo sia conquistato lui.
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