Dopo 68 anni, oggi sulle pagine di Repubblica, a proposito della riforma del Senato, il novantenne Scalfari scopre che il referendum costituzionale confermativo non prevede quorum e che quindi "un Paese così [...] cessa di essere democratico".
Ma guarda un po'! Siamo per 70 anni vissuti in un paese non democratico e nessuno ce l'aveva mai detto!
Si capisce subito che Scalfari vuole tirare la volata all'ignobile riforma targata Renzi, blindandola nell'ipotesi che il referendum costituzionale la possa bocciare, e che le critiche che nel passato ha rivolto al ducetto di Rignano si riducono a poco meno che l'intemperanza di un vecchio brontolone che si sente messo da parte! Nulla più!
Ma guarda un po'! Siamo per 70 anni vissuti in un paese non democratico e nessuno ce l'aveva mai detto!
Si capisce subito che Scalfari vuole tirare la volata all'ignobile riforma targata Renzi, blindandola nell'ipotesi che il referendum costituzionale la possa bocciare, e che le critiche che nel passato ha rivolto al ducetto di Rignano si riducono a poco meno che l'intemperanza di un vecchio brontolone che si sente messo da parte! Nulla più!
Quando nel '99 passò, a fine legislatura e con soli 4 voti di scarto di maggioranza,
la modifica del titolo V della Costituzione, il referendum del 2001 la
confermò con un misero 34,1% dei votanti e solo il 64,2% dei
favorevoli!!! Ma in quell'occasione Scalfari non ebbe nulla da
obiettare, benché quella riforma, griffata centrosinistra, concepita male e scritta peggio, si sia rivelata nefasta per il funzionamento delle nostre istituzioni, ampliando a dismisura il contenzioso Stato-Regioni! (*)
Non staremo qui a spiegare a Scalfari i motivi per cui i padri costituenti non introdussero il quorum previsto invece per quello abrogativo, in quanto come recita l'adagio, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Ma tant'è, l'uscita di Scalfari, improponibile solo qualche tempo fa, la dice lunga sul clima avvelenato che si respira nel paese, dove la classe dirigente, di fronte al manifestarsi per la prima volta, di una protesta popolare organizzata nel solco delle libertà costituzionali e che trova in una forza parlamentare, il Movimento 5 Stelle, una insostituibile e cruciale sponda nelle istituzioni, spinga per una svolta autoritaria.
Questa volta senza carri armati ed esercito ma facendosi scudo del meccanismo legislativo che viene manipolato al bisogno per rendere impossibile il ricambio al vertice.
Poiché si preannunciano tempi ancora più duri, con una crisi finanziaria che letteralmente è destinata a sconvolgere tutti gli assetti economici e sociali, accanendosi specialmente sulle fasce più deboli della popolazione (come già sta avvenendo!) grazie alla complicità delle istituzioni europee, occorre approntare in tutta fretta uno schermo giuridico che permetta di assecondare formalmente questo disegno chiaramente eversivo, dove la parola democrazia viene svuotata di ogni significato sostanziale.
Non è infatti un caso che mentre il "liberale" Scalfari tuona contro il referendum costituzionale previsto dalla Carta del 1948, per lasciare la strada spianata alla controroforma Renzi, non abbia nulla da ridire sul fatto che un parlamento illegittimo, come la Corte Costituzionale ha sancito due anni fa, continui a restare in carica e, addirittura, si appresti a varare la riforma della Costituzione.
C'è da essere seriamente preoccupati di quello che sta accadendo e di quello che ci verrà rovesciato addosso nei prossimi mesi: l'entrata in vigore del bail in bancario, con la crisi finanziaria che viene fatta pagare esclusivamente ai risparmiatori, è solo l'ultimo segnale in ordine di tempo del processo autoritario che ridisegnerà su basi ancor più inique e classiste la società italiana.
(*): il predetto commento è stato censurato sul forum di Repubblica, in calce all'editoriale odierno del suo fondatore.
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