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giovedì 8 novembre 2018

Poveraccio... adesso aiutatelo!

Stavolta Repubblica ha mantenuto un minimo di deontologia professionale, non affogandosi a pubblicare una notizia che aveva tutto il sapore della fake news.
Non ci voleva molto: perché era inverosimile che qualcuno potesse pronunciare parole come quelle, attribuite a Rocco Casalino, portavoce della Presidenza del Consiglio, se non in un particolare contesto: appunto, un'esercitazione teatrale!
La cosa disperante è che il PD si è buttato a corpo morto sulla bufala, uno spezzone video di 14 anni fa, a conferma che a Largo del Nazareno sono ridotti alla disperazione: neppure hanno aspettato che la loro Pravda desse fuoco alle polveri!
Un minimo di circospezione avrebbe dovuto suggerire a Renzi di pazientare un attimo, verificando di persona come fosse possibile che Repubblica si fosse perduta un'occasione tanto ghiotta. Spalare fango sul M5S, in modo peraltro così comodo e a costo zero, senza la necessità di spendere denari per sguinzagliare giornalisti alla ricerca della pistola fumante, magari in polverosi archivi catastali, come accaduto due giorni fa per il vicepremier Luigi Di Maio: tentativo, anche quello, andato a vuoto miseramente.
No! Matteo da Rignano, non poteva aspettare!
Come un pugile ormai alle corde, si è subito catapultato al centro del ring, sperando di giocare sull'effetto sorpresa per ribaltare così, all'ultima ripresa, una stagione politica davvero tremenda per lui. 
Così, non solo ha lanciato i suoi bravi all'arrembaggio, silurando Casalino via Facebook, ma, di fronte alla secca smentita di quest'ultimo, corroborata da numerose  e autorevoli fonti, non ha arretrato di un millimetro, ribadendo via tweet, la richiesta di dimissioni.
Coprendosi, ancora una volta di ridicolo: insomma, ko tecnico.
Poveraccio, adesso aiutatelo!
Stavolta Repubblica ha mantenuto un minimo di deontologia professionale non affogandosi a pubblicare una notizia che aveva tutto il sapore della fake news.
Era inverosimile che chiunque potesse pronunciare parole come quelle se non in un particolare contesto: appunto, un'esercitazione teatrale.
La cosa disperante è che il PD si è buttato a corpo morto sulla bufala, uno spezzone video di 14 anni fa, a conferma che  lì sono ridotti alla disperazione: neppure hanno aspettato che la loro Pravda desse fuoco alle polveri!
Un minimo di buonsenso avrebbe dovuto suggerire a Renzi di pazientare un minuto prima di dare avvio all'ennesimo attacco suicida contro il M5S.
Invece non solo ha lanciato i suoi bravi all'arrembaggio, silurando Casalino via Facebook, ma, di fronte alla smentita, non ha arretrato di un millimetro, ribadendo via tweet, la richiesta di dimissioni.
Poveraccio, aiutatelo!

domenica 23 settembre 2018

Rocco Casalino, la macchina del fango e... l'idropulitrice di Byoblu

Il fuorionda pubblicato da HuffPost di Rocco Casalino non solo non scandalizza ma corrobora la sensazione, molto diffusa tra la gente, che finalmente, cacciati gli oligarchi (ovvero farisei e mercanti dal tempio), si possa iniziare una stagione di riforme in campo economico che restituisca ai cittadini il diritto di tornare al centro dell'attenzione delle Istituzioni e di non sentirsi più, come purtroppo è sempre accaduto finora, l'ultima ruota del carro, semplicemente un limone da spremere, il cui succo a null'altro deve servire che a consolidare la rendita di potere della nomenklatura: di destra o di sinistra che sia, non fa differenza.
Sentire parole autentiche, ancor di più in quanto carpite da una conversazione privata, non può che giovare allo spirito e rinvigorire le speranze di un vero cambiamento, malgrado i vecchi poteri si giochino adesso tutte la carte ancora in loro possesso per ostacolare questo processo e mettersi di traverso.
Ma in questa partita costoro non possono più spendere sul tavolo di gioco la carta più importante: quella della democrazia, formidabile asso pigliatutto. 
Perché i cittadini gli hanno voltato le spalle. Anche grazie all'informazione che fa pulizia di Byoblu!

mercoledì 3 agosto 2016

Urge governo di salvezza nazionale per uscire dall'euro

La crisi bancaria di queste settimane è l'ultimo atto di un processo di deterioramento economico in corso da due decenni e che sta conducendo all'irrilevanza di quella che fino alla fine degli anni 90 era ancora la quarta-quinta potenza industrializzata del mondo. 
Per l'Italia gli anni dell'euro sono stati anni di vera carestia.
Non staremo qui a ripercorrerne le tappe principali anche perché di pubblicazioni in merito adesso ce ne sono tantissime e la primogenitura di questo approccio non può non essere tributato al prof. Alberto Bagnai, illustre economista dell'Università di Pescara, che ha dato vita negli ultimi cinque anni ad un'opera di divulgazione di queste tematiche più unica che rara, in una parola gigantesca per complessità e chiarezza oltreche di immane fatica personale.
Quindi non c'è più neppure da interrogarsi se valga la pena o meno di uscire dalla moneta unica: quello che adesso è interessante capire è quale sia l'uscita migliore, potendo ancora evitare quella d'emergenza e la catastrofe.
Un fatto è certo: l'uscita dall'euro deve avvenire d'improvviso nel corso di un week end. 
Tuttavia va preparata con cura e massima discrezione. Per fare questo ci vuole una classe politica che abbia il pieno controllo dell'esecutivo e che abbia potuto oliare attentamente i meccanismi di trasmissione delle decisioni sulla struttura dirigenziale ed amministrativa nonché aver posto in essere i presupposti tecnici di tale scelta ineluttabile (in primis, la stampa delle nuove monete!). 
Stiamo parlando del famoso piano B, pronto per l'uso, nei mezzi e negli uomini. 
Non c'è più tempo da perdere, nè possiamo aspettare prima che i 5Stelle si affermino a livello nazionale come forza di governo: nella migliore delle ipotesi, dovrebbe passare troppo tempo ancora.
Anche perché, dopo un'eventuale vittoria dei 5Stelle, occorrerebbe una preparazione di almeno 6-12 mesi. 
L'alternativa più realistica e valida è mandare a casa Renzi già ad ottobre e dare vita, pure con il sostegno dei 5Stelle, ad un governo di salvezza nazionale che abbia in omissis un solo vero punto all'odg: il recupero della sovranità monetaria.
Ciò comporta, in queste ore e nelle prossime settimane, di dare vita ad una serie di contatti informali e riservati per verificare la disponibilità delle altre forze politiche, in primis la minoranza del PD, a rendere praticabile questo scenario. 
Se ciò accadesse, bisogna prepararsi ad un sostegno corale ad un esecutivo che dovrà gestire una fase estremamente delicata con l'ingresso di uomini di tutti gli schieramenti accomunati da questa mission. Nel 2018, ripristinata la sovranità monetaria, ci si dividerebbe di nuovo per le nuove elezioni legislative, ognuno con il proprio programma ma condividendo un presupposto irrinunciabile: mai più euro! 
Ecco perché, in queste ore, che si intavolino trattative ufficiose e contatti con tutti (anche quelli apparentemente meno indicati) non deve essere considerato un tradimento o un atto di slealtà nei confronti degli elettori ma un atto di responsabilità nei confronti del Paese che, altrimenti, restando a guida renziana con il placet dei tedeschi, è condannato a breve a consegnarsi alla troika. E ciò vale soprattutto per una forza come i 5Stelle che hanno fatto della trasparenza e dell'innovazione gli elementi chiave della loro presenza politica.
Com'è chiaro già in queste ore, i mercati non prendono più sul serio ciò che dice Renzi in merito alle rassicurazioni sul nostro sistema bancario: questo denota che ormai ha perso quel minimo di credibilità che un premier deve sempre mantenere anche nelle circostanze più avverse.  Indispensabile, di conseguenza, la sua sostituzione in corsa, ne va del futuro del Paese!

domenica 3 gennaio 2016

Scalfari, il guastatore del referendum confermativo, che soffia sul fuoco della svolta autoritaria

Dopo 68 anni, oggi sulle pagine di Repubblica, a proposito della riforma del Senato, il novantenne Scalfari scopre che il referendum costituzionale confermativo non prevede quorum e che quindi "un  Paese così [...] cessa di essere democratico".
Ma guarda un po'! Siamo per 70 anni vissuti in un paese non democratico e nessuno ce l'aveva mai detto!
Si capisce subito che Scalfari vuole tirare la volata all'ignobile riforma targata Renzi, blindandola nell'ipotesi che il referendum costituzionale la possa bocciare, e che le critiche che nel passato ha rivolto al ducetto di Rignano si riducono a poco meno che l'intemperanza di un vecchio brontolone che si sente messo da parte! Nulla più!
Quando nel '99 passò, a fine legislatura e con soli 4 voti di scarto di maggioranza, la modifica del titolo V della Costituzione, il referendum del 2001 la confermò con un misero 34,1% dei votanti e solo il 64,2% dei favorevoli!!! Ma in quell'occasione Scalfari non ebbe nulla da obiettare, benché quella riforma, griffata centrosinistra, concepita male e scritta peggio, si sia rivelata nefasta per il funzionamento delle nostre istituzioni, ampliando a dismisura il contenzioso Stato-Regioni! (*)

Non staremo qui a spiegare a Scalfari i motivi per cui i padri costituenti non introdussero il quorum previsto invece per quello abrogativo, in quanto come recita l'adagio, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. 
Ma tant'è, l'uscita di Scalfari, improponibile solo qualche tempo fa, la dice lunga sul clima avvelenato che si respira nel paese, dove la classe dirigente, di fronte al manifestarsi per la prima volta, di una protesta popolare organizzata nel solco delle libertà costituzionali e che trova in una forza parlamentare, il Movimento 5 Stelle, una insostituibile e cruciale sponda nelle istituzioni, spinga per una svolta autoritaria. 
Questa volta senza carri armati ed esercito ma facendosi scudo del meccanismo legislativo che viene manipolato al bisogno per rendere impossibile il ricambio al vertice.
Poiché si preannunciano tempi ancora più duri, con una crisi finanziaria che letteralmente è destinata a sconvolgere tutti gli assetti economici e sociali, accanendosi specialmente sulle fasce più deboli della popolazione (come già sta avvenendo!) grazie alla complicità delle istituzioni europee, occorre approntare in tutta fretta uno schermo giuridico che permetta di assecondare formalmente questo disegno chiaramente eversivo, dove la parola democrazia viene svuotata di ogni significato sostanziale.
Non è infatti un caso che mentre il "liberale" Scalfari tuona contro il referendum costituzionale previsto dalla Carta del 1948, per lasciare la strada spianata alla controroforma Renzi, non abbia nulla da ridire sul fatto che un parlamento illegittimo, come la Corte Costituzionale ha sancito due anni fa, continui a restare in carica e, addirittura, si appresti a varare la riforma della Costituzione.
C'è da essere seriamente preoccupati di quello che sta accadendo e di quello che ci verrà rovesciato addosso nei prossimi mesi: l'entrata in vigore del bail in bancario, con la crisi finanziaria che viene fatta pagare esclusivamente ai risparmiatori, è solo l'ultimo segnale in ordine di tempo del processo autoritario che ridisegnerà su basi ancor più inique e classiste la società italiana.

(*): il predetto commento è stato censurato sul forum di Repubblica, in calce all'editoriale odierno del suo fondatore.

venerdì 4 luglio 2014

Il faccia a faccia di Renzi con il Pregiudicato dura due ore: ma Serra non se ne accorge


Ancora una volta Michele Serra, da bravo dirigente di complemento del PD, cerca di sviare l’attenzione dal patto scellerato vidimato da Renzi con il Pregiudicato per polemizzare gratuitamente con Grillo e Casaleggio, perché presenti al ricevimento ufficiale all’ambasciata americana. E, con un espediente retorico vecchio come il cucco, fingendo di ironizzare sull’atteggiamento dietrologico che imputa ai 5Stelle, se ne fa lui stesso interprete.
Eppure, ove mai fosse preso da un sussulto deontologico, dovrebbe sapere che la notizia del giorno è stata l’incontro a porte chiuse tra Renzi e il Pregiudicato.
Perché se è ormai Renzi in persona ad imporre la diretta streaming per parlare di legge elettorale con i parlamentari del Movimento, quando invece si tratta di incontrare nell’appartamento presidenziale il frodatore fiscale e tentare con lui di scassinare la Costituzione della Repubblica, le telecamere devono rimanere rigorosamente fuori.
Con l’implicito beneplacito di Serra che a quell’ora, ronfando sull’amaca, non tollera di essere disturbato per nessun motivo.

domenica 1 giugno 2014

E' partita la campagna europea di Repubblica contro il M5S

E' in atto da qualche giorno un pericoloso e astutissimo tentativo: costringere il M5S, influenzandone subdolamente i suoi simpatizzanti, a confluire nel gruppo dei Verdi nel Parlamento europeo. 
A questo scopo, stanno tentando di demonizzare la figura di Nigel Farage, leader dell'UKIP, il trionfatore del test elettorale di domenica scorsa in Gran Bretagna, con cui Beppe Grillo ha recentemente avuto uno scambio di opinioni circa il possibile ingresso del suo movimento nell'EFD (Europe of Freedom and Democracy) che consente, a differenza degli altri gruppi presenti nel Parlamento di Bruxelles, di poter votare liberamente secondo le proprie convinzioni, rispecchiando cioè il proprio programma, le preferenze politiche e l'interesse nazionale. Cosa che invece non potrebbe accadere se il M5S confluisse nei Verdi, alla cui disciplina di gruppo dovrebbe rigorosamente attenersi.
Per intenderci, i Verdi sono, in campo politico-istituzionale, fautori dell'integrazione europea; sul piano economico, sostengono l'Euro così com'è; in politica estera, sono stati a favore di tutte le operazioni militari condotte dalla Nato negli ultimi anni (dall'Iraq, all'Afganistan, alla Libia) e pronti ad  appoggiare la folle missione, scriteriata già dal punto di vista squisitamente strategico, di attacco missilistico contro la Siria, caldeggiata da Barack Obama.
Per farla breve, nel momento in cui i 5Stelle entrassero nel gruppo dei Verdi, sarebbe per loro impossibile mettere in discussione la moneta unica e la criminale politica di austerity della Commissione europea che sta riducendo sul lastrico milioni di persone, mietendo migliaia di vittime in mezza Europa.
Non a caso chi è il principale sponsor politico-mediatico di questo deragliamento del M5S fuori da gran parte della sua piattaforma programmatica? 
Naturalmente il gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica di Carlo De Benedetti, tessera n. 1 del PD . 
Ma com'è possibile che, d'improvviso, dopo aver sparso palate di fango incessantamente da anni su Grillo e il suo Movimento, i 'repubblichini' avrebbero preso così a cuore le alleanze europee proprio del principale concorrente del PD? 
Di solito, la storia repubblicana ci insegna che gli avversari non entrano a gamba tesa nel dibattito interno di una forza politica per almeno due ordini di motivi: sia per una sorta di correttezza deontolgica che vuole che ciascuno i propri panni sporchi se li possa lavare tranquillamente in famiglia. Ma soprattutto perché un'intromissione  esplicita diverrebbe la prova inoppugnabile di un'indebita interferenza, cioè del tentativo di volerla fagocitare: il che non è certo il massimo della democraticità e della trasparenza, potendo infine rivelarsi un'arma a doppio taglio.
Ma in un clima talmente avvelenato come quello italiano dove la Casta, con la carta Renzi, ha giocato il tutto per tutto per non affondare e rispondere un domani delle nefandezze commesse ai danni dei cittadini, ormai ridotti alla disperazione, ciò era ampiamente prevedibile. 
Inforcando all'occorrenza i paraocchi ideologici di cui un attimo dopo si sbarazzano con uguale disinvoltura, e grazie allo stato pietoso dell'informazione in Italia, ecco che, dopo Grillo, i piddini hanno preso di mira Nigel Farage, non solo dipingendolo come il nuovo Hitler ma, soprattutto, riuscendo a neutralizzare mediaticamente il suo trionfale successo elettorale.
Così l'abile tentativo di Grillo di portare la battaglia antisistema al livello più elevato e decisivo, quello delle istituzioni europee, con una convergenza su pochi punti qualificanti (in primis, il fronte antieuro) con le altre forze euroscettiche, che potrebbero così coabitare in una sorta di gruppo misto, trova il suo principale ostacolo proprio nella disinformazione di regime targata PD.
Gli attivisti e i simpatizzanti, gli elettori del M5S, stiano pertanto molto attenti!
Costringere il loro movimento nel gruppo dei Verdi, sulla base di riflessi pavloviani di ideologismo novecentesco instillati dai piddini con la complicità di qualche giornale, significherebbe farlo inevitabilmente accodare alle politiche affamatrici e distruttrici di ricchezza della Troika, con la conseguenza di perdere tutta la propia carica innovatrice e rivoluzionaria.
Perché senza sovranità monetaria, cioè senza sovranità economica, l'Italia da nazione-stato è diventata in dieci anni una sorta di maxicondominio dove, al più, chi amministra può solo cercare di ripartire le spese annue tra i cittadini. 
Niente di male se non ci si rendesse conto che, proprio a causa di questa retrocessione, decisa dall'alto senza minimamente pensare di informare e magari interpellare i cittadini, questi hanno sempre meno soldi a disposizione.
Con l'ovvia conseguenza che anche il più formidabile degli amministratori, pure se fosse messo nelle condizioni di tagliare fino all'ultimo euro di spreco, non potrebbe assolutamente riportare i conti in ordine e restituire un po' di serenità ai suoi condòmini.
Insomma, nella gabbia dorata dell'euro a cui la nomenklatura piddina ci condanna, tradendo la Costituzione e il mandato popolare, la vita del M5S si fa veramente difficile e le aspettative per una politica onesta e leale nei confronti dei cittadini, una chimera; sempreché non si riesca a ribaltare con altre forze il tavolo europeo.
Ecco perché da Repubblica e dal mainstream, sfacciatamente eurista, sono cominciati di nuovo a  risuonare quegli stessi ritornelli insulsi con cui l'anno scorso, all'indomani della grande vittoria del 24 febbraio, si voleva costringere Grillo a firmare una delega in bianco a Pierluigi Bersani, per dare un appoggio incondizionato ad un monocolore piddino: "ma uno non vale uno?", "gli italiani non hanno eletto Grillo", "Grillo? Chi è costui?" e falsità e idiozie simili. 
Adesso nel mirino degli editorialisti di Repubblica c'è finito, c'era da aspettarselo, Nigel Farage. 
Per capire a che livello di degrado intellettuale gli editorialisti sono disposti a scendere, basta riportare testualmente le parole di Michelle Serra in una sua recente Amaca che così  lo descrive:  "un tizio inglese che detesta gli immigrati e sogna il ritorno delle donne ai fornelli."
Ci sarebbe da ridere scuotendo contemporaneamente la testa se tutto ciò non fosse drammaticamente vero.
Ma ormai, e la vittoria del Pd di domenica scorsa ce lo conferma, una cosa è assodata: la menzogna, ripetuta all'inverosimile, paga alla grande.


domenica 27 ottobre 2013

L'europeismo alla Scalfari, polpetta avvelenata per l'Italia

"Grillo minaccia l'impeachment. Sarei lieto che lo proponesse, si vedrebbe così la sua assoluta inconsistenza e il suo intento soltanto provocatorio. E si vedrebbe  -  ma questo è già del tutto palese  -  che finora i deputati Cinque stelle studiano e sono pieni di volontà del fare ma non sanno sottrarsi agli ordini dei due proprietari di quel movimento che ora si presenteranno alle elezioni europee sulle stesse posizioni della Lega separatista francese guidata dalla figlia del fondatore, su posizioni nazionaliste, anti-euro, anti-Europa federale. Posizioni di destra estrema, con i pericoli tremendi che ne conseguono.
Gli elettori italiani lo seguiranno? Spero di no, ma non ne sono affatto convinto. L'Europa non va bene così, ma un medico curante come il grillismo la porterebbe a rapida sepoltura e con essa, naturalmente, anche noi."
(Eugenio Scalfari, editoriale odierno su la Repubblica)
C'è da chiedersi come sia possibile che un giornalista scafato come Scalfari possa affastellare insieme così tante gratuite amenità, unite insieme solo da sentimenti di irritazione e di ripulsa nei confronti di chi, come Beppe Grillo, per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana, pone al centro della riflessione politica e del dibattito pubblico la centralità del cittadino nella determinazione delle scelte collettive.
In questo modo, accusando gli altri di populismo (ma dov'è l'infamia?) cerca furbescamente di sottrarsi all'inevitabile resa dei conti che prima o poi arriverà sulle gravissime responsabilità di questi anni della nostra classe dirigente, in primis la sciagurata scelta dell'ingresso nell'euro senza negoziare condizioni minime di permanenza e di sopravvivenza all'interno della gabbia della moneta unica. 
Perché il processo di integrazione monetaria europea è stato quanto di più antidemocratico si potesse concepire, già in partenza del tutto sottratto alla volontà popolare, con effetti devastanti ormai persino sulla tenuta del tessuto sociale. 
Perchè è stata proprio la scelta suicida di consegnare la sovranità monetaria e, conseguentemente, fiscale ed economica nelle mani di una burocrazia europea fatta di nominati (da chi? ma il borghese Scalfari non se lo chiede, preso com'è ad ammirare il proprio ombelico...) a spingere giù il nostro Paese in una spirale deflazionistica e recessiva che ha distrutto in pochi anni la seconda industria manifatturiera d'Europa, condannandoci ad una decadenza economica, finanziaria, poltica e morale mai vista in cinquecent'anni di storia, dal Rinascimento in poi.
Tanto per afferrare all'istante il grande imbroglio dell'Euro, basti pensare, come giustamente ha obiettato in tv l'economista Claudio Borghi, che da mesi le cosiddette 'larghe intese' hanno inscenato l'indecoroso teatrino, ad uso e consumo dei media per preparare il pastone quotidiano da dispensare dalla mattina alla sera al popolino (è così purtroppo che ci vedono i nostri politici di Pd e Pdl), dell'Imu sì e Imu no (che vale sulla prima casa non più di 2 miliardi e 700 milioni di euro), quando poi Bankitalia ci avverte che finora sono stati versati a fondo perduto dall'Italia al MES (il cosiddetto Fondo Salva Stati europeo), qualcosa come oltre 51 miliardi di euro!!! Evidentemente all'insaputa ma sulle spalle degli Italiani, brava gente... 
Scriveva Federico Fubini qualche giorno fa spudoratamente proprio sul giornale di Scalfari (che naturalmente non se ne accorge):
"Con l'Esm di fatto inservibile per le banche, l'Italia in recessione e indebitata inizia a sussidiare una Germania sana e in ripresa. Possibile?
L'Esm ha una forza di fuoco potenziale di 700 miliardi di euro, raccolti in gran parte emettendo bond sui mercati. La sua base però è il capitale versato direttamente dai governi dell'area euro. La settimana scorsa hanno tutti trasferito la quarta tranche, per un totale di 64 miliardi, e entro la prima metà del 2014 si arriverà a ottanta. Poiché la Germania è primo azionista con una quota del 27,14%, ha già pagato al fondo europeo 17,3 miliardi e alla fine dovrà versarne 21,7. L'Italia, che è terzo azionista con il 17,91% (secondo è la Francia), ha versato 11,4 miliardi e nel 2014 saranno 14,3.
Le risorse pagate dal governo di Roma, se solo fossero rimaste in Italia, probabilmente basterebbero a gestire i problemi delle banche. Invece sono immobilizzate nell'Esm a Lussemburgo. Ciò sarebbe utile nel caso in cui il fondo europeo potesse essere usato per le banche senza prima distruggere la fiducia degli investitori. Per ora però di quei soldi dell'Esm si fa un uso diverso: vengono investiti prevalentemente in titoli di Stato tedeschi. Ciò contribuisce, con i soldi dei contribuenti italiani, a ridurre i tassi sui Bund e su tutto il sistema finanziario in Germania, quindi ad allargare lo spread e lo svantaggio competitivo delle imprese in Italia.
L'Esm non comunica in dettaglio come gestisce il capitale affidatogli, ma i criteri sono chiari: non può comprare titoli con rating sotto la "doppia A" (dunque Italia e Spagna sono fuori) e compra "attività liquide di alta qualità". Dunque certamente in buona parte Bund tedeschi.
È una scelta comprensibile, ma di fatto ciò significa che l'Europa del Sud sta sussidiando la Germania, senza poi poter attingere all'Esm per sostenere le proprie banche.
C'è poi un secondo, sostanziale trasferimento di risorse da Sud a Nord. Nel 2011 la Banca centrale europea acquistò circa 100 miliardi di euro in Btp in una fase in cui i rendimenti arrivarono anche a toccare l'8%. Fu un rischio e una scelta provvidenziale. Ma da allora il valore di quei titoli italiano è salito, in certi casi, anche di più del 20%. E il governo italiano ha onorato alla Bce cedole per oltre dieci miliardi in tutto. La Bce non aveva mai guadagnato tanto con un solo investimento e la Bundesbank, suo primo socio, ne beneficia per circa un terzo. Anche quei soldi sono andati dall'Italia al contribuente tedesco. Peccato che nessuno gliel'abbia mai spiegato."
Chi è veramente antieuropeista? Grillo o Scalfari che si atteggia a suo fustigatore ma 'dimentica' quanto sta costando l'euro alle famiglie italiane: forse perché questa scelta sciagurata affonda nella carne viva di tanti operai, impiegati, pensionati, casalinghe, esodati, disoccupati, sottoccupati ma non di gente come Scalfari che continua a navigare nell'oro nello stesso momento in cui regge il moccolo alla Merkel...
Chi favorisce il nazionalismo, le destre, la xenofobia sono proprio questi personaggi che si dichiarano di sinistra ma che la sinistra hanno svenduto da tempo sull'altare dei grossi poteri finanziari internazionali.
Quanto a Napolitano, simbolo di questa sciagurata stagione in cui il governo non solo è nato ma resta a galla grazie alle promesse fatte al Pregiudiucato (adesso amnistia-indulto?), di fatto non rappresenta più gli Italiani, tanto meno è super partes ma agisce ormai come un premier in pectore di una parte politica, in palese  dispregio delle norme costituzionali: magari si fosse limitato a fare il notaio!
Dopo lo scivolone della convocazione al Quirinale di un vertice di maggioranza sulla legge elettorale ormai ha perso la necessaria autorevolezza istituzionale: bene hanno fatto i parlamentari del M5S a non partecipare alla farsa delle convocazione tardiva delle opposizioni al Colle.
L'impeachment chiesto dal M5S è politicamente un atto dovuto per l'opposizione.
E' chiaro che non passerà (a causa di questa classe politica di impresentabili di cui Napolitano, non a caso, è il  garante) ma in questo modo il Pd dimostra urbi et orbi che, per difendere pregiudizialmente un suo uomo, agisce proprio come ha fatto il Pdl  in questi anni,  secondo la stessa logica di clan. 
Non ci si può poi meravigliare, o ipocritamente scandalizzare, dei vari Brunetta, Fitto, Santanché, Gasparri che fanno guerriglia verbale h 24 per conto di Berlusconi.
Caro Scalfari, ma ci faccia il piacere!

venerdì 11 ottobre 2013

Sinistra d'accatto: attenti a quei due!


Ieri sera Michele Santoro nel suo ormai tradizionale e sconclusionato pistolotto iniziale ha attaccato a muso duro Beppe Grillo, per aver frenato i senatori Buccarella e Cioffi che avevano presentato l'emendamento che aboliva il reato di clandestinità. Tale fattispecie di reato, come dovrebbe essere noto a tutti se non avessimo un'informazione serva, è prevista dal decreto Maroni che con la legge Bossi-Fini, evidentemente non ha nulla a che vedere.
Quello che assomiglia sempre più ad una maschera del circo televisivo, vittima ormai della sua megalomania che lo induce a prendere spesso cantonate colossali quando parla del M5S, è riuscito a concludere il suo sermone praticamente accusando Grillo di essere il responsabile del drammatico naufragio di Lampedusa di qualche giorno fa, quando un barcone con circa 500 immigrati si inabissò subito dopo lo scoppio di un incendio a bordo.
Ecco le sue parole conclusive: "In che modo tu [Grillo]pensi di arginare l'esodo che sta nascendo dal caos in Libia, in Tunisa, in Siria, in Iraq? Mi piacerebbe chiedertelo faccia a due facce, Beppe Casaleggio Grillo, in tv , a casa tua, in una piazza. Ma tu con i morti non parli, quando sono conduttori televisivi come me ed anche quando sono una donna con un bambino accanto". (L'allusione veramente squallida e vile era al corpo di una puerpera recuperato dai sommozzatori insieme al suo piccolo.)

Un'altra perla sgusciata da questa sinistra inconcludente e massimamente ipocrita è stata quella di Concita de Gregorio che oggi in una nota su Repubblica intitolata "Il cinismo dei 5 stelle", scrive:
" È la legge del mare. È la legge di Dio. È la legge degli uomini da prima che ogni legge sia mai stata scritta. Salvare un uomo in mare. Non c’è nemmeno da spiegarlo, mancano le parole. Provate solo ad immaginare che succeda a voi.
Siete in barca, vedete qualcuno che sta annegando e che vi chiede aiuto. Un ragazzo, una donna che annega a pochi metri da voi. Sareste capaci di lasciarlo morire sotto i vostri occhi? Gli chiedereste – di qualunque religione, partito politico, di qualunque razza voi siate – da dove viene e a fare che cosa o gli gettereste prima un salvagente? Vi buttereste voi stessi, quasi certamente. Non è una regola, è istinto. È ineludibile afflato di umanità. È quel che distingue gli essere umani dalle bestie, e non sempre ché spesso la lezione arriva dagli animali.
Ecco. Si fa moltissima fatica a dare un giudizio politico della censura di Beppe Grillo e dell’ideologo Casaleggio ai parlamentari Cinque stelle che al Senato hanno proposto e poi votato un emendamento che dice questo: chi trova una persona in mezzo al mare può soccorrerla senza rischiare di commettere reato."

Sono giornalisti, se lanciano accuse così dure e roboanti sicuramente sapranno almeno quello che dicono, certamente si saranno minuziosamente documentati! Verrebbe spontaneo quindi ammettere: va a finire che questa volta Grillo l'ha fatta grossa... 
Ci siamo ripromessi di documentarci, proprio partendo dalle parole di MarcoTravaglio che sbeffeggiava causticamente, nella stessa trasmissione, l'improbabile ospite e giornalista di Panorama Annalisa Chirico, che già aveva sintetizzato a suo piacere il pensiero di Grillo con un gratuito "morte agli immigrati" (proprio così!) tanto da costringere lo stesso Santoro a prenderne le distanze. Costei, dalla lingua più veloce del pensiero, confondeva disinvoltamente la legge Bossi-Fini con il decreto sicurezza Maroni, suscitando il compatimento sconsolato di Travaglio.
Ma è bastato semplicemente scorrere i commenti all'editoriale della De Gregorio per trovare le informazioni necessarie in quello di un acuto lettore, Claudio5708, che così interviene:
"La signora Concita dovrebbe documentarsi meglio. Il reato di immigrazione clandestina, sul quale è certo doveroso aprire un dibattito, non è stato introdotto dalla Bossi - Fini ma dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 facente parte del "decreto sicurezza". La legge, peraltro promulgata dall'attuale presidente Napolitano, che adesso fa tanto lo scandalizzato, è una legge che tutti farebbero bene a leggere perché secondo me ha anche aspetti positivi: ad esempio, ha posto paletti ai tanti matrimoni di comodo. Ma né questa legge né la Bossi Fini hanno mai modificato il testo unico del 1998 (legge Turco-Napolitano, sì, sempre lui!) che al comma 2 dell'art. 12 recita: "Non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato".
Quindi una colossale balla rilanciata dai media a reti unificate e scaraventata contro Grillo come una bomba a grappolo per deflagrare tra le sue fila.
Come si vede, l'iniziativa di Grillo non ha nulla a che vedere con il salvataggio dei disperati in mare: fare dello sciacallaggio mediatico per bassi interessi di bottega la dice tutta sull'etica di questi illusionisti del piccolo schermo. 
Cui prodest tanta disinformazione? Al Pd? Allora, caro Santoro, siamo veramente messi male...
E poi se è almeno vero che nulla si può per fermare l'esodo che ci viene dal caos generalizzato di tanti stati che si affacciano sul Mediterraneo (un po' di politica estera, no, eh?), qualcuno può pensare solo un istante che un fenomeno di proporzioni bibliche possa essere affrontato soltanto dalle popolazioni locali, già cronicamente a corto di mezzi economici e di servizi sociali?
Ci aspettiamo, dopo la sparata di questo tribuno televisivo contro Grillo, che almeno lui, da Santoro qual è, dia il buon esempio. Spalanchi i cancelli della sua lussuosa villa ad una nutrita rappresentanza di quei popoli in sofferenza che potrebbero stabilire il proprio avamposto proprio presso di lui.
A proposito, un altro barcone con 500 persone è stato appena soccorso  davanti a Lampedusa. Santoro, datti da fare!

PS: Bell'editoriale oggi 12 ottobre, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, dal titolo un po' fuorviante "La Legge Grillo-Casaleggio" che, insieme ad una critica pignola ma pacata sull'iniziativa di Beppe Grillo, fa giustizia "delle tante geremiadi piagnucolose e generiche dell’“accoglienza” e dell’ “integrazione”" di certa sinistra radical-chic che, come lui stesso riconosce,  "con la loro inconcludenza, seminano anch’esse razzismo a piene mani". Più che inconcludenza, sarebbe meglio dire, grandissima ipocrisia (perché per i propri affari, questa sinistra è tutt'altro che inconcludente!).

mercoledì 12 giugno 2013

Il Paese affonda nel silenzio delle urne

Mentre i media continuano la loro campagna diffamatoria contro Grillo e il M5S, con il fiancheggiamento dei cosiddetti costituzionalisti di regime che assistono inerti alla dissoluzione della repubblica parlamentare da parte di Re Giorgio II, la situazione economica del Paese, se è possibile, si fa di giorno in giorno più grave: ormai è un fiorire quotidiano di dati consuntivi che non lasciano dubbi sulla pericolosa spirale in cui si è avvitato il nostro sistema produttivo e sull'inerzia di un governo che ciurla nel manico, non essendo riuscito a tracciare in quasi due mesi di attività neppure una bozza di politica industriale. 
La Cgil ci ricorda che per recuperare la caduta del Pil del 2007, occorreranno 13 anni, addirittura 63 anni per ritrovare gli stessi livelli occupazionali.
A questo punto non si capisce come sia stato possibile nel luglio scorso che il professor Monti, l'economista osannato dalla partitocrazia PD-PDL, dichiarasse di aver scorto la luce fuori del tunnel
Ecco: l'unico tunnel che questi bocconiani hanno saputo costruire, e di lunghezza spropositata!, di certo superiore a quello che vogliono materialmente far scavare per il TAV, è proprio quello in cui hanno ficcato economicamente il Paese, facendolo letteralmente agonizzare.
Sarebbe interessante rileggersi le paginate di giornali come Repubblica, il Corriere della Sera e altri degni compari della disinformazione, qualche tempo fa dedicavano al grande Monti, al suo loden sobrio e imperturbabile, al suo gioco delle tre carte (rigore, crescita, equità) dove crescita e equità sono subito spariti, da bravo illusionista: ma, a differenza del grande Silvan, soltanto grazie a pacchiani trucchi televisivi.
Così il professor Monti ha lasciato dopo 17 mesi soltanto macerie, senza neppure essere riuscito a spuntare un solo risultato utile per l'Italia sulla scena europea: una débâcle così straordinaria che, probabilmente, nessuno potrà in futuro fare peggio di lui. 
Ma i media, così pronti a spedire squadre di giornalisti, ad auscultare in tempo reale i brontolii del movimento di Grillo, si sono lasciati sfuggire incredibilmente la ghiotta occasione di fare chiarezza sull'operato del professorone.
Ed oggi nessuno si azzarda a porgli questa semplicissima domanda: Illustrissimo Professor Montigrandissimo mago dell'economia (almeno secondo i suddetti compari), com'è possibile che Lei vedeva un anno fa la luce fuori dal tunnel mentre pure gli ultimi dati comunicati dall'Istat registrano per il primo trimestre del 2013 un tonfo del PIL del 2,4% annuo e un calo della produzione industriale nel mese di aprile 2013 addirittura del 4,6%???
Ma, come si sa, piove sempre sul bagnato: e adesso è il turno del governo Letta, che si sta distinguendo per il totale immobilismo.
Prima ancora che sui singoli provvedimenti, è proprio sul piano delle idee che mostra un deficit culturale sorprendente, tant'è che Berlusconi ha buon gioco con le sue sparate a sottolineare la necessità per il nipote Enrico di cotanto zio Gianni, di sbattere i pugni al prossimo vertice europeo di fine giugno. 
Purtroppo dietro il giovanilismo lettiano c'è un'assoluto vuoto mentale: non c'è nessuna idea forte che sappia trascinare via l'Italia dalle secche della sua disperazione, nulla a livello di politica degli investimenti, fiscale, industriale, bancaria. Niente di niente. 
Come pensa che si debba progettare il futuro di quella che solo pochi anni fa (a questo punto sembra impossibile!) era la quinta potenza industriale ed economica del mondo? Silenzio assordante.
Non a caso non la rivista dei grillini incazzati ma l'austero e autorevole Financial Times titola oggi  Letta's lethargy, accusando il giovane premier di totale inconcludenza.
Infatti, l'unica cosa a cui sta pensando, accanto ad un velleitario proclama di lotta alla disoccupazione giovanile magari demolendo la riforma Fornero (che la stessa OCSE ha da tempo bocciato), ovvero quello che fu il famoso fiore all'occhiello del governo Monti (W i professori...) e che ci ha portato in aprile la disoccupazione al record del 12%, è l'avvio del semipresidenzialismo.
Perché, giustamente, gli Italiani questo si raccontano preoccupati quando trovano il tempo di scambiarsi due parole: non di lavoro, non di sbarcare il lunario, non di mancanza di futuro per un'intera comunità nazionale... No, per Letta e c., si accapigliano per il semipresidenzialismo!!! Pure Maurizio Crozza non si è lasciato sfuggire questa ghiotta occasione di satira.
Ma in nome di chi e per cosa si avvia un processo di radicale trasformazione della forma di Stato senza aver ricevuto alcun mandato popolare, senza aver avviato un serio dibattito nell'opinione pubblica? 
Può la Casta partitocratica strappare la Carta del 1948 per nascondere la propria totale inettitudine e, peggio, il proprio degrado morale? 
Perché  scopo del semipresidenzialismo, come sostiene giustamente il giurista Paolo Becchi, è quello di mantenere in piedi un bipolarismo che le elezioni di febbraio hanno bocciato definitivamente. 
Una riforma costituzionale di ampissima portata verà sballottolata, tra Ferragosto e Capodanno, tra il Comitato dei 40 parlamentari e la Commissione dei 35 saggi: una procedura del tutto inedita e senza precedenti nella storia della repubblica.
Chi sarebbero i 35 seggi che dovrebbero emendare il testo della Costituzione? Chi conferisce loro tale autorità?
Come fa il Presidente della Repubblica ad avallare una procedura talmente anomala ed in palese contrasto con il dettato Costituzionale, tenuto conto che viene esclusa dalla concertazione una buona parte del Paese, in primis proprio quella forza parlamentare che ha espresso più intensamente l'istanza di cambiamento e di rinnovamento?
Attorno a noi stanno succedendo cose gravissime ma i media cercano di sviare l'attenzione di tutti celebrando quotidianamente il processo al M5S, reo per definizione, per partito preso (quello della Casta!), di tutte le colpe, di tutte le nefandezze e di tutte le infamie della I e II repubblica.
Ma colpevole di che? Forse di aver scoperchiato, almeno in parte, il verminaio della nostra vita pubblica.
Eppure anche tra i parlamentari del M5S non mancano carneadi che, forse non paghi dell'attacco furioso scatenato dai media in questi ultimi quattro mesi contro la nuova forza politica, se ne fanno a loro volta interpreti. 
E' il caso della senatrice Adele Gambaro che ieri, dai microfoni di Sky Tg24, ha accusato Beppe Grillo di essere il problema del M5S, responsabile dell'insuccesso elettorale delle amministrative, in cui un italiano su due non è andato a votare.
Poveretta, proiettata di punto in bianco a svolgere un compito decisamente superiore alle sue possibilità, la senatrice è andata in pochi mesi in tilt, forse neppure rendendosi conto fino in fondo di essersi messa lei stessa, con le sue stesse parole, fuori dal gruppo parlamentare.
La Gambaro, di cui fino a ieri ignoravamo insieme a milioni di Italiani l'esistenza, fino a quel momento non aveva capito che stava lì, non per le qualità personali, ma perché ha aderito ad una missione, quella di far entrare la voce dei cittadini nelle polverose ed oscure stanze dell'assemblea legislativa, occupate abusivamente dalla partitocrazia.
Se qualcosa non le fosse stato chiaro del suo compito avrebbe dovuto chiedere spiegazioni e aiuto ai suoi colleghi e magari rivolgersi personalmente a Grillo, senza lanciare accuse gratuite e velleitarie, che denotano, fra l'altro, labilità emotiva ed una evidente limitatezza culturale. 
Se sulla via di Roma è rimasta fogorata dalla partitocrazia ebbene si faccia da parte, senza gettare ulteriore discredito, prima ancora che sui suoi colleghi,  su se stessa: dimostra infatti che non è degna del ruolo che milioni di cittadini le hanno affidato e che al Senato di certo il M5S  non ha più bisogno di lei.
Se non altro perché l'evidente stato confusionale in cui versa non le consente più di lavorare con la necessaria serenità e coerenza. 
Se, si spera, mantiene un briciolo di dignità personale e di onestà intellettuale, dovrebbe dimettersi immediatamente da parlamentare passando senza indugio il testimone a chi potrebbe ricoprire quel ruolo con maggiore coerenza ed affidabilità. 
Ma dubitiamo che sia questa la sua scelta perché imboscarsi nel gruppo misto a stipendio pieno è una tentazione per molti versi irresistibile.
La situazione italiana è talmente drammatica, come testimoniato dall'odierna strigliata del più importante quotidiano economico del mondo  a Enrico Letta, che non ci possiamo comunque permettere, dall'unica forza di opposizione rimasta nel nostro Paese, neppure un attimo di distrazione dai compiti di cui il M5S è stato investito a furor di popolo.
Lo psicodramma personale di questa comparsa politica, unico ruolo che veramente le si attaglia, la sua crisi d'identità, il conclamato deficit culturale, li lasciamo infine alle cure ed alle premure di chi ne condivide i momenti privati.






venerdì 10 maggio 2013

La mascalzonata contro Grillo di Largo Fochetti

Il quotidiano di Carlo De Benedetti, Repubblica, come è noto, da sempre porta avanti contro Beppe Grillo e il M5S una campagna diffamatoria  senza quartiere che negli ultimi tempi, soprattutto dopo l'esito delle ultime elezioni politiche, ha assunto i toni fondamentalisti di una crociata, spesso volgare e di sistematico travisamento dei fatti.
Non staremo qui a riepilogare la quotidiana vergogna di un organo di informazione che, da autorevole giornale lib lab, è scivolato rapidamente nel degrado morale di fogliaccio che, ormai completamente perso qualsiasi freno deontologico, progetta continui assalti verbali al vetriolo contro questa nuova forza politica e il suo leader.
L'abisso morale in cui è precipitata la redazione di largo Fochetti è oggi ben testimoniato dal box preparato nel pomeriggio per l'edizione on line, ovvero Repubblica.it.
Il pretesto questa volta è stata la dichiarazione di Beppe Grillo che a proposito dell'iniziativa legislativa che la ministra Cecile Kyenge ha annunciato nell'intervista di Lucia Annunziata per far acquisire immediatamente la cittadinanza italiana ai figli nati in Italia di stranieri residenti, ovvero l'applicazione del principio dello ius soli, ha così commentato sul suo blog:  
"In Europa non è presente, se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate, lo ius soli. Dalle dichiarazioni della sinistra che la trionferà (ma sempre a spese degli italiani) non è chiaro quali siano le condizioni che permetterebbero a chi nasce in Italia di diventare ipso facto cittadino italiano. Lo ius soli se si è nati in Italia da genitori stranieri e si risiede ininterrottamente fino a 18 anni è già un fatto acquisito. Chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano. Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma solo attraverso un referendum nel quale si spiegano gli effetti di uno ius soli dalla nascita. Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente. Inoltre, ancor prima del referendum, lo ius soli dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati della UE. Chi entra in Italia, infatti, entra in Europa."

Ed ecco il box confezionato a Grillo dall'impareggiabile redazione di Repubblica.it:

Il "pacco" confezionato da Repubblica.it a Beppe Grillo, immortalato alle 19.15
Fate attenzione: la notizia che sui muri di Pisa è comparsa un'orribile scritta contro la ministra Kyenge viene inserita accanto all'immagine di Grillo ed al suo distinguo sullo ius soli, che come si può vedere, non è una bocciatura tout court ma  una posizione assolutamente moderata e responsabile.
Il contrario di quel populismo demagogico che  Repubblica prima per anni gli ha contestato strumentalmente quale principale capo d'imputazione in una sorta di infinito processo mediatico, ma che adesso disinvoltamente brandisce come arma di distrazione di massa.
In ogni caso, cosa c'entra Grillo con la vergognosa scritta comparsa a Pisa??? 
Perché questo accostamento infamante???
Lo vogliamo dire senza tanti giri di parole. 
Quella compiuta questa volta da largo Fochetti non è solo l'ennesima porcata contro il M5S: è una mascalzonata bell'e buona!
Altre parole sono superflue.
 

martedì 30 aprile 2013

La scorciatoia di Repubblica per le larghe intese

Repubblica.it pubblica un videomessaggio di Massimo Giannini, "La scorciatoia", in cui il vicedirettore  traccia un rapido bilancio del discorso di fiducia tenuto alle Camere dal neopremier Enrico Letta. 
Esordisce con un vecchio espediente retorico, ponendosi una domanda da novello piccolo principe: "Un male necessario può diventare un bene collettivo?"
Cosa vi aspettate sia stata la sua conclusione?
Certo che Sìiiii! 
Infatti si affretta subito a definire quello di Letta  "un buon discorso, che non nasconde le difficoltà ma cerca di trasformarle in opportunità".
Ecco un primo tentativo, un po' patetico, di cercare di raddrizzare all'improvviso la baracca, ovvero la linea editoriale di Repubblica, dopo che per anni (ma sarebbe meglio parlare dell'intero ventennio berlusconiano) il quotidiano di Scalfari si è contraddistinto, anima e corpo, per un antiberlusconismo di facciata irriducibile e oltranzista,  che, a conti fatti, presentava più ombre che luci.
Così, dalla cabina di regìa di  Repubblica, mai una parola chiara e definitiva di critica sull'impostazione economica della proposta politica di Berlusconi, né sul modello sociale di riferimento, solo polemiche di piccolo cabotaggio, di forma più che di sostanza, spesso personali, magari sul ministro Tremonti, al massimo sul millantato riformismo del partito di Arcore; mutuandone molto spesso idee e linguaggio per un'agenda di governo (come nel caso del federalismo, delle tasse, dei fannulloni, della privatizzazioni, delle grandi opere, dei tagli all'università, ecc.).
Mai e poi mai una severa disanima del paradigma berlusconiano, solo e soltanto un faro acceso sulle sue vicissutidini private e giudiziarie: che seppure possono mettere in discussione l'uomo politico, di certo non ne mettono in dubbio l'ideologia, cioè il berlusconismo, che trova nell'uomo di Arcore il massimo interprete, non di certo l'unico e quel che è peggio, non confinato al solo centrodestra.
E' così potuto accadere che il volume di fuoco di Largo Fochetti si sia concentrato, per un'estate intera, sui suoi festini e le tante starlette di corte: di qui  l'ossessivo e stucchevole decalogo di domande su tale Noemi da Casoria, ripetuto infinite volte, a nome di due prime firme, Giuseppe D'Avanzo ed Ezio Mauro.
Il paese già stava affondando ma Repubblica scontava tutto a Berlusconi tranne le sue imperdonabili scappatelle.
Ma adesso, finalmente, è arrivato il rompete le righe: le truppe della corazzata De Benedetti si stanno riorganizzando perché il nemico storico non esiste più, parola degli strateghi di Largo Fochetti!, e tutte le forze devono essere ricompattate contro il nuovo nemico, questo sì, l'Acerrimo, contro il quale rispolverare l'armamentario peggiore: Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle.
A cui Scalfari e c. hanno dichiarato guerra totale, non si sa quando e soprattutto perché: tanto che moltissimi lettori, in ondate ripetute, sono stati costretti a fare le valigie.
Scoppiata la pace tra i due poli (ma quando mai si sono fatti la guerra?), è in atto il riposizionamento delle forze. 
Particolarmente rischioso, perché il fuoco amico, come si sa, è il peggiore: come potrebbe spiegarci Romano Prodi...
Così alcuni deputati democrat brancolano nella più totale confusione (comunque meglio dei loro elettori, caduti in depressione) con il loro segretario Bersani, mai stato tanto operoso da quando ha rassegnato le dimissioni, che in Parlamento prima abbraccia Alfano per rieleggere Napolitano e poi fa il segno di vittoria a Enrico Letta.
Per le giovani leve, oggi è un nuovo otto settembre: i nemici di ieri sono diventati gli amici di oggi e tra amici evidentemente non ci si può sparare.
Come urlava al telefono Alberto Sordi nei panni del tenente Innocenzi nel capolavoro di Luigi Comencini "Tutti a casa" (titolo paradossalmente emblematico anche oggi): "Signor colonnello, tenente Innocenzi, accade una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani!.... No, allora tutto è finito signor colonnello! (esplode una bomba) Ma non potreste avvertire i tedeschi che stanno continuando a sparare... mi scusi, signor colonnello, ma cerchi di comprendere, io ero all'oscuro di tutto! Quali sono gli ordini?" 

Se il PD ha trovato intese larghissime con il PDL bisogna ormai farsene una ragione.
Intanto i deputati dei due gruppi agiscono in tandem per tentare di mettere a tacere, appellandosi impropriamente al regolamento, chi a Montecitorio ha il coraggio di dire la verità: è il caso del deputato del M5S Colletti, il cui intervento è stato preso in sandwich dalle parole rabbiose sia del piddino Rosato che della pidiellina Saltamarini, in un'assonanza di toni e di contenuti veramente inedita e rivelatrice.
Ma a questo punto le vecchie battaglie di sempre (conflitto di interessi, legge anticorruzione, riordino del sistema radiotelevisivo) vanno archiviate rapidamente come episodi del passato: da adesso in poi, col nuovo ministero Letta (zio o nipote, a voi la scelta!), diventeremo patriotticamente tutti nipoti di Mubarak!
Ormai, da Libero, al Giornale, a Repubblica, a L'Espresso, a l'Unità, al Corriere, sale un solo comune grido: Abbasso Grillo! Bandiera Azzurra trionferà! (quando Berlusconi diventerà Presidente della Repubblica... a quel punto vedremo Bersani fare la ola).
Guai naturalmente ad esibire una qualche perplessità per l'improvviso e inopinato cambio di campo di Largo Fochetti: ogni commento che non sia più che in linea con il nuovo Verbo delle larghe intese è messo al bando!
Mica come quel bontempone di Grillo che prima i commenti li pubblica e poi, semmai, li fa rimuovere.
No, quelli di Repubblica sono dei veri professionisti, intervengono chirurgicamente alla radice.
A meno che l'opinione non sia talmente sgangherata da trasmettere la sensazione che chi critica il matrimonio PD-PDL o è un esaltato o un ignorante. Oppure il commento viene pubblicato per semplici esigenze statistiche: possibile mai che nei forum di Repubblica vige il pensiero unico?
Qualcuno tra i lettori a lungo andare potrebbe sentire puzza di bruciato... molto ma molto meglio un pluralismo telecomandato.




sabato 20 aprile 2013

Bersani e Berlusconi hanno condotto l'Italia nell'abisso

Un paese nella melma fino alla punta dei capelli, con due partiti, PD e PDL, compagni di merende nella più scellerata e scandalosa gestione della cosa pubblica, che si affidano ancora una volta all'ottantottenne Giorgio Napolitano per non lasciare la stanza dei bottoni e garantirsi la reciproca e perenne impunità.
E' questa la disgraziata e impietosa fotografia del Paese che ci viene restituita dalla quinta fumata nera per le elezioni del Presidente della Repubblica.
Il governo del cambiamento, che sembrava così a cuore all'impareggiabile Pierluigi Bersani (in questa fase storica, peggio di lui nessun cittadino, persino analfabeta, avrebbe potuto procedere, a meno di essere contemporaneamente senza intelletto, senza passione e senza vergogna) si è rivelato uno squallido bluff con cui ha preso in giro per settimane il corpo elettorale accusando ingiustamente e proditoriamente il leader del M5S di essere lui a non volere formare un nuovo governo: quando invece ne pretendeva solamente una firma in bianco per continuare a fare, d'intesa con Berlusconi, i fatti propri.
E' stata dura, a causa di una vergognosa campagna orchestrata dai media dell'eterno inciucio per confondere l'opinione pubblica, ma alla fine l'amara verità si staglia limpida e inconfutabile. E' merito proprio del grandissimo Beppe Grillo, già per questo padre della patria, a cui gli Italiani onesti dovrebbero serbare una grande riconoscenza, a fronte di queste termiti che hanno letteralmente spolpato il paese, se il mostruoso bluff si è disvelato.
Del cambiamento, la banda Bersani&Berlusconi non sa veramente cosa farsene, anzi ne ha il massimo sgomento: troppi devono essere gli scandali che li uniscono, troppe le partite rimaste in sospeso, troppe le collusioni, gli accordi sottobanco, i dossier tenuti in cassaforte, le cordate parallele, i ricatti incrociati.
Al Quirinale non può andare né Stefano Rodotà né chiunque altro sia una persona perbene fuori dalla mischia, nessun Italiano con la I maiuscola che possa semplicemente far rispettare la Costituzione: perché un requisito essenziale per gli aspiranti inquilini del Colle deve essere la ricattabilità, il controllo in remoto.
Ci può andare, quindi, solo chi è parte integrante di questo avvelenato sistema di potere, dove la gestione della cosa pubblica diventa funzionale al mantenimento dei privilegi della nomenklatura, delle ruberie, dell'ingiustizia sociale, della negazione dei diritti di cittadinanza agli stessi Italiani. 
Oppure ci può restare chi è organico a questo sistema inemendabile e non ha più né la forza fisica né l'età anagrafica e politica per potervisi efficacemente opporre, o semplicemente emendarlo: così Napolitano viene preso virtualmente in ostaggio da PD e PDL,  asserragliati nel Palazzo, che se ne infischiano altamente dei mugugni della piazza, ancor meno di una situazione economica di una gravità senza precedenti.
Così potranno continuare a sopravvivere d'amore e d'accordo ancora a lungo senza lasciare soverchie speranze a coloro che in queste ore li stanno osservando attoniti dall'agorà mediatico.
Grillo è riuscito, con una condotta democraticamente irreprensibile e grazie ad un linguaggio efficace, a scoperchiare finalmente il vaso di Pandora mostrando a tutti i cittadini che, dietro il solito teatrino quotidiano ad uso e consumo degli ingenui e dei distratti, le classi dirigenti di destra e di sinistra hanno stipulato, da tempo, all'insaputa dei propri elettori, un'alleanza tanto forte quanto inconfessabile, un vero patto di ferro.
Tenuto coperto in tutti i modi. Ma il buio pesto dell'Italia dei misteri verrà prima o poi squarciato.
E forse un giorno la storia degli ultimi vent'anni, dalle bombe di Capaci e Via D'Amelio, potrà essere completamente riscritta. Riina,  Provenzano, Ciancimino, i Graviano, torneranno ad essere quello che sempre in fondo sono stati: marionette sanguinarie nelle mani di menti criminali raffinatissime e senza morale, reggenti occulti del nostro sventurato Paese.
A meno di un miracolo dell'ultima ora, per noi Italiani non ci sono ancora speranze: se di colpo di stato di può parlare, esso è in atto dal 1992 e né il clamoroso responso delle urne del 25 febbraio né l'indignazione popolare possono al momento sovvertire questa sporca partita che vede sconfitti i cittadini onesti.

giovedì 28 marzo 2013

Il fallimento di Bersani auspicio per un nuovo inizio

Interessante scambio di battute l'altra sera a Ballarò tra il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini e l'economista Lidia Undiemi, esperta  in problemi inerenti la crisi del debito sovrano in Europa, su cui è da tempo viva l'attenzione dei sostenitori del Movimento 5 Stelle.
In particolare sul meccanismo del fondo salva stati (ESM) e del fiscal compact che impegnerà l'Italia in un esborso finanziario complessivo di 125 miliardi sul quale il silenzio dei media è stato sin dall'inizio  assordante, praticamente facendo trovare gli Italiani con le spalle al muro, di fronte al fatto compiuto.
In primis, la reticenza di Repubblica che pure avrebbe potuto svolgere nell'occasione un insostituibile ruolo informativo, come ha subito sottolineato l'economista aggiungendo che è stato proprio il blog di Beppe Grillo a veicolare questo tipo di informazioni al grande pubblico.
125 miliardi per i quali l'Italia ha già iniziato a pagare le prime quote di adesione: siamo già a 43 miliardi di euro, fuoriusciti dall'Italia. Altro che IMU!
Giannini ha cercato inizialmente di contrastare la Undiemi dicendo che si trattava di una bugia ma è dovuto ritornare sui suoi passi e cambiare tono nel momento in cui la stessa economista ha insistito sulla fondatezza e giustezza delle sue osservazioni, avendo studiato a lungo il documento europeo istitutivo di tale fondo e per averci realizzato sopra un apposito dossier e varie altre pubblicazioni.
A smentire sfortunatamente Giannini, il Corriere della Sera, in un pezzo a firma di Antonella Baccaro del 16 marzo a pagina 51, che così titolava a cinque colonne: «Debito oltre quota duemila miliardi / Il conto (salato) del fondo salva Stati»; dove ad un certo punto si dice: «Sempre nel mese di gennaio, il sostegno dei Paesi dell'area dell'Euro in difficoltà, cioè la quota di competenza dell'Italia dei prestiti erogati dall'Efsf (fondo salvaStati) è costata 0,4 miliardi, portando complessivamente tale contributo a 43 miliardi
Ma rivelatrici dell'assoluta inconsistenza e labilità, persino sul piano ideologico e programmatico, dell'attacco forsennato che la corazzata mediatica Repubblica-L'Espresso muove da sempre al M5S sono proprio le ultime parole di Giannini. Ve le riportiamo sia per iscritto che in video:
«Tanto per essere chiaro io penso che il M5S ha avuto un ruolo importantissimo anche in questo ultimo passaggio politico così delicato. 
Faccio un esempio: Piero Grasso e Laura Boldrini non sarebbero mai stati eletti se non ci fosse stata la spinta del M5S. Oggi avremmo probabilmente in quei due posti due esponenti della, tra virgolette, vecchia politica, rispettabilissimi ma comunque non nuovi come sono stati quei due. Da questo punto di vista io non mi sogno di criticare assolutamente il ruolo positivo del M5S. 
Dove però non ci siamo proprio, non ci siamo proprio, è quando questo movimento, pur essendo così innovativo e così utile da questo punto di vista, assume atteggiamenti spocchiosi rispetto all'esistente. D'accordo?
Allora, benissimo che ci sia questo rinnovamento in Parlamento, lo chiediamo da tempo tutti quanti e ci fa piacere che ora ci sia, però vedere persone che entrano in Parlamento e intanto trattano i giornalisti dicendo: "Voi siete spalamerda", organizzano conferenze stampa la cui premessa è: "Però non si possono fare domande", poi.. una deputata non stringe la mano a Rosy Bindi, perché non ha piacere di stringere la mano a Rosy Bindi: quando avessimo avuto tutti i politici... Poi la si può pensare in maniera diversa da Rosy Bindi, io la penso in modo diverso su tante cose, ma avessimo avuto in questi decenni politici con la passione di Rosy Bindi, oggi non ci troveremmo dove ci troviamo. Tanto per dirne una. 
Ma vado avanti, vado avanti. Poi sentiamo le critiche al sistema bancario ed abbiamo deputate grilline che, di fronte alla Camera, interrogate dalle Iene, non sanno che cos'è la BCE, non sanno chi è Mario Draghi...».
Interviene Floris: "Quello diciamo... purtroppo succede in tutto lo spettro parlamentare compreso [...]" .
Prosegue Giannini:    «Però dov'è  la differenza? Se poi arrivano con l'atteggiamento di chi dice:  "La ricreazione è finita, adesso levatevi tutti di mezzo perché ci siamo noi", allora lì c'è un cortocircuito. Io dico umiltà, perché l'umiltà la dobbiamo avere tutti, e senso di responsabilità perché c'è un paese da governare.... facciamoci carico di questi problemi, tutti quanti.».

Insomma, dopo un inaspettato e sperticato elogio al movimento di Grillo, Giannini gli avanza critiche, tutto sommato, assai deboli. Riassumiamole: 

1. la 'spocchia' dei nuovi parlamentari. La critica ci può stare, da parte di chi per carriera ha più dimestichezza e confidenza con la vecchia Casta, ma è evidentemente un rilievo di carattere meramente stilistico, insomma più di forma che di sostanza. Fra l'altro, con un'attenuante enorme: l'attenzione aggressiva e morbosa dei media verso questi nuovi deputati e senatori, osservati e descritti con circospezione quasi se su Montecitorio e Palazzo Madama fossero calati i marziani;

2. il linguaggio scurrile e l'atteggiamento di diffidenza nei confronti dei giornalisti italiani i quali, ad onore del vero, se lo sono meritato pienamente per essersi distinti in queste settimane proprio per la faziosità dei loro resoconti, spargendo disinformazione a mani basse anche quando si trattava semplicemente di riportare le parole pronunciate da Beppe Grillo in interviste a testate straniere, travisando pesantemente e sistematicamente il suo pensiero. 
Tant'è che in più di un'occasione è dovuta addirittura intervenire la rettifica dell'intervistatore per smentire il senso delle affermazioni che gli venivano attribuite dalla stampa di casa nostra. 
Insomma una costante e per certi versi inspiegabile delegittimazione del Movimento 5 Stelle ed in particolare del suo leader da parte dei principali organi di informazione, soprattutto non di partito;

3. la presunta 'ignoranza' dei nuovi parlamentari a 5 stelle. Se ci riferiamo alla conoscenza del diritto parlamentare, ciò è vero analogamente alle new entry degli altri partiti: si tratta di una normale e prevedibile iniziale difficoltà legata al nuovo ruolo acquisito che, evidentemente, non deve far gridare allo scandalo. Tanto più se coinvolge i neoeletti di tutti gli schieramenti.
Quanto alla presunta incompetenza tecnica o alla scarsa cultura generale dei neoeletti, l'88% dei 5 Stelle è laureato, molto di più delle altre forze politiche. Circa l'intervista delle Iene di qualche giorno fa, basta andarsi a rivedere il video completo per rendersi conto di chi ha fatto la figura più barbina: non a caso Repubblica.it ha inizialmente pubblicato, provocando clamore nella rete, un video che tagliava proprio le risposte imbarazzanti dei parlamentari del PD.
Possibile quindi che Massimo Giannini, in un'occasione ghiotta come quella di Ballarò in cui avrebbe potuto squadernare di tutto contro il M5S, particolarmente in un momento tanto cruciale per la vita istituzionale del nostro Paese, si sia limitato a rilievi di dettaglio, solo di natura estetica? 
Come fa a giustificare allora una linea editoriale del giornale che dirige tanto aggressiva e negativa contro Beppe Grillo e il suo movimento?

Perché essere così a corto di argomenti fa sorgere più di un sospetto; cioè che, in fondo, dietro la guerriglia mediatica di Repubblica, ci sia probabilmente solo una bassa questione di potere, intesa non come disputa sui massimi sistemi ma come opaca questione di poltrone e di assetti organizzativi. 
Probabilmente quello che più spaventa almeno una parte dell'intelligentia che fa riferimento al Partito Democratico è di restare fuori dai giochi, dalle spartizioni prossime venture, dalle future cordate, dai nuovi business, da inedite aree di influenza. 
Insomma un problema di ricambio della vecchia nomenklatura democratica che verrebbe spazzata via dall'onda d'urto degli attivisti di Grillo e che impone ai vecchi centri di potere una ricompattazione immediata.
Ad esempio sulla questione Tav, la preoccupazione sembra essere non quella di rinunciare ad una infrastruttura strategica per l'Italia (a cui, ormai è chiaro, non crede più nessuno), ma di vedersi mancare gli  appalti per le cooperative e le imprese amiche col conseguente inaridirsi di una preziosa fonte di consenso, così necessario in tempi di emorragia di voti!
Il problema cioè non è la politica ma è il binomio politica-affari, non è la buona amministrazione, lo sviluppo economico, uno stato che funziona bene, offrire servizi sociali di avanguardia, un fisco equo, una giustizia giusta: no, ciò che conta è piazzare i propri uomini nei gangli del potere.
Se poi questi politici, come è successo negli ultimi vent'anni, fanno il contrario di quello che hanno promesso al loro elettorato, per Giannini e c. la cosa è irrilevante: l'importante è che restino dei referenti affidabili per le esigenze dei gruppi di potere, per le lobby multicolore.
Lasciare che della cosa pubblica si occupino direttamente i cittadini senza cooptazioni di sorta, senza debiti di riconoscenza verso chicchessia, ecco questo è un grosso pericolo da evitare. 
La riorganizzazione della democrazia prefigurata dal movimento di Grillo attraverso la partecipazione diretta dei cittadini, senza l'intermediazione organica e strutturata dei vecchi partiti, significa la ristrutturazione di tutte, ma proprio tutte, le strutture di formazione, concentrazione e conservazione del consenso: dalle banche alle municipalizzate, dai giornali agli apparati ministeriali, ai partiti, agli enti locali, ai sindacati.
Ecco perché la ricetta di Pierluigi Bersani, uomo dell'apparato partitocratico che si candida a guidare un millantatato governo del cambiamento,  è quella tipicamente del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla.
Non si capirebbe altrimenti come egli stia insistendo tanto, malgrado l'evidenza dei numeri, a voler ancora tentare di costruire un'improbabile alleanza di governo, dopo ben sei giorni di consultazioni infruttuose.
E' invece cruciale che Giorgio Napolitano già stamane gli ritiri il mandato esplorativo e proponga finalmente un nome di vero cambiamento: a quel punto, una volta che la partitocrazia targata PD-PDL avrà fatto il sospirato (da tanti Italiani) fatidico passo indietro, i giochi si riapriranno.
E forse tutti gli Italiani, anche quelli che si sono spinti in questi giorni a formulare accuse tremende e isteriche contro Grillo, lo dovranno ringraziare perché lui e il suo movimento, con la loro trasparente inflessibilità, avranno reso possibile finalmente l'avvio della rottamazione della vecchia classe dirigente di destra e di sinistra.
E l'Italia potrà finalmente ripartire.


domenica 24 marzo 2013

Il dilemma da Fazio: Gramellini o... Talebani?

In Rai sono tutti preoccupatissimi dei tagli ai costi della politica che l'avvento del M5S in Parlamento già ha  prodotto, per la prima volta nella storia d'Italia.
Laura Boldrini e Piero Grasso, aderendo alla sollecitazione di Beppe Grillo che li aveva invitati dal suo blog a dimezzare le loro indennità di carica, gli hanno dato retta ritoccando prontamente la decurtazione del loro appannaggio rispetto all'iniziale 30%, con cui si erano spontaneamente presentati alle rispettive assemblee appena eletti. 
Naturalmente i giornali della Casta hanno depotenziato lo scoop a semplice trafiletto in pagina interna. 
Alla direzione dei maggiori quotidiani infatti si sono subito attrezzati a capire come fosse possibile  neutralizzare la notizia per evitare che la gente finisca per convincersi che lo tsunami del M5S stia già producendo i frutti sperati. E si mugugna: va a finire che chi lo ha votato non si stia pentendo affatto del voto dato a Grillo? Non sia mai!!!
Giovanni Floris, intervistato ieri sera da Fabio Fazio, della serie  "La TV autoreferenziale che ispeziona il proprio ombelico", è apparso sgomento mentre presentava il suo libro di prossima uscita. 
Così si è cimentato in una difesa degli alti stipendi dei parlamentari, del valore metafisico del superfluo, contro ogni peccaminosa tentazione pauperista, invocando il ritorno all'antico, cioè allo scialo generalizzato della Casta. Perché, dice lui, i parlamentari (ma forse ci metteva inconsciamente dentro anche i conduttori televisivi) hanno un incarico di grossa responsabilità e dunque devono essere pagati profumatamente, hanno il diritto di sognare ad occhi aperti!
Non riportiamo il resoconto stenografico del suo intervento solo per carità di patria, comunque chi vuole se lo può rivedere qui.
Anche Fazio, guarda un po', sembrava ammaliato dagli aforismi sgangherati del collega e annuiva convinto: sì questa maledetta spirale pauperista, a causa di quella inaspettata e terribile tenaglia mediatica rappresentata, da un lato, dalla novità storica del papa Francesco verso una chiesa degli umili e dei poveri e, dall'altro, dallo schiacciasassi del Movimento 5 Stelle che finalmente vuole fare i conti in tasca ai politici con un drastico ridimensionamento dei loro privilegi, sta creando subbuglio nella nostra classe dirigente!

In spregio ai 4 milioni di indigenti in Italia recentemente censiti e in crescita al ritmo di un milione all'anno, o agli stipendi da fame di sconfinate praterie di lavoratori dipendenti, o alla corsa ad ostacoli dei milioni di lavoratori parasubordinati, ma anche alle pensioni da inedia, senza trascurare le migliaia di persone che ogni giorno perdono definitivamente il posto di lavoro, l'ineffabile pattuglia dei conduttori Rai è visibilmente preoccupata di veder infranti i propri sogni di ricchezza e guarda con diffidenza ad ogni provvedimento che miri ad equidistribuire il peso dell'austerity tra tutti i cittadini. 
Perché se il vento dell'austerity varcherà, dopo quello del Parlamento, persino il portone di Viale Mazzini, per loro addio sogni di gloria...
Ed ecco un irresistibile e sperticato elogio della ricchezza, della necessità di sognare di essere tutti benestanti (almeno gli adepti della Casta!), del pericoloso virus inoculato da papa Francesco e dall'antipolitica: alla faccia di quanti non riescono a conciliare il pranzo con la cena! (Per non parlare del miliardo di persone nel mondo che non possiede proprio nulla...).
La morale di Floris è questa: voi potete pure morire di fame; pazienza, ci dispiace ma al momento non possiamo farci nulla. L'importante è che vi possiate nel frattempo consolare sognando ad occhi aperti la nostra vita dorata!

Qualche istante dopo Massimo Gramellini, ospite fisso del talkshow, come fa ormai da varie settimane, ha preso di mira Beppe Grillo raccontando che, giovedì dopo il colloquio al Quirinale, è tornato a casa di gran carriera sulla macchina guidata dall'autista passando con il rosso due o tre volte e facendo pure un paio di inversioni ad U. 
Naturalmente, con tutta la sua disarmante perché affettata onestà intellettuale, si è guardato bene dal precisare che il leader del M5S è stato vittima nella circostanza di un vera e propria azione di stalking, letteralmente inseguito per le vie di Roma da torme di giornalisti e fotoreporter in sella a potenti moto che hanno tentato in più di un'occasione un vero e proprio arrembaggio alla sua macchina sperando di rubare qualche scatto e pure un'impossibile intervista al volo fin sopra il raccordo anulare. 
Ma così dicendo avrebbe dovuto smontare quel simpatico ritratto da Attila del codice della strada, così faticosamente costruito su Grillo,  grazie all'immancabile contorno delle sue insipide battutine.
Non contento, ha pure riferito, leggendo quasi per intero il pezzo di un retroscenista del suo stesso giornale, Andrea Malaguti, delle presunte lamentele dei parlamentari pentastellati, che si sentirebbero offesi perché il loro leader non è passato a salutarli prima di tornarsene nella sua Genova. 
Gramellini ha così, in prima serata Rai, improvvisato la tac del gruppo parlamentare di Grillo: innanzitutto ci sarebbero i trattativisti, quelli che si sono lamentati della mancata visita del capo e che il suo giornale già quantifica essere una ventina (e sogna transfughi alla corte di Bersani...); poi, sempre secondo il vicedirettore de la Stampa, ci sarebbe la pattuglia degli spaventati, cioè quelli che temono le ire di Grillo di fronte ad un loro possibile voltafaccia. Infine i talebani, lealisti e fedeli alle indicazioni di gruppo, che si attengono scrupolosamente al mandato politico ricevuto dagli elettori. Ma proprio per questo, per sentenza pronunciata da Massimo Gramellini in nome e per conto del suo quotidiano, sono degli irriducibili talebani.
Forza Gramellini, che cosa ci suggerisci adesso:  li vogliamo bombardare per esportare la democrazia??
Naturalmente lui spera che il suo delirio onirico, cioè l'esistenza di una fronda interna al M5S che possa dare la fiducia al governo dell'impresentabile smacchiatore di giaguari, Pierluigi Bersani, diventi realtà e che anche il movimento di Beppe Grillo possa trasformarsi in una gigantesca fabbrica di cloni di Scilipoti, così da far impallidire il ricordo della campagna acquisti a suo tempo organizzata dal premier Silvio Berlusconi per parare il colpo della defezione dei vari Fini, Bocchino, ecc. 
Il tutto corredato da un bello scroscio telecomandato di applausi di sottofondo in modo che, subliminalmente, davanti alla platea televisiva passi il messaggio che tutta Italia la pensi esattamente come Gramellini: non ci sono alternative, o con Bersani o Talebani!
Squallida propaganda a favore del PD rifilata al'interno di un contenitore televisivo del sabato sera con millantate ambizioni culturali.
A cui non possiamo che rispondere con una battutina come quelle a cui ci ha abituati il vicedirettore della Stampa: chi non salta... Gramellini è!

venerdì 22 marzo 2013

Corriere e Repubblica non moderano, censurano!

In questi giorni, sia Repubblica che Corriere della Sera, i due maggiori quotidiani nazionali, hanno riempito pagine e pagine della loro foliazione accusando il blog di Beppe Grillo di censurare i commenti non graditi. 
Addirittura hanno riproposto, pubblicandole, intere schermate del sito in cui erano presenti commenti di personaggi che, prendendo spunto dall'episodio dei senatori del M5S che avevano votato per Grasso in contrasto con le decisioni del gruppo parlamentare, accusavano Grillo di ogni infamia equiparandolo rispettivamente e nell'ordine a Hitler, Mussolini, Stalin, ecc. ed altre galanterie di questo genere. 
Sì, parliamo (per l'ultima volta!) dei troll che, come abbiamo già ribadito, vanno debitamente filtrati, pena la destabilizzazione e il dissolvimento di ogni forum o altro ambiente virtuale di discussione collettiva.
Pure Michele Santoro, alla cui trasmissione non ci pentiamo abbastanza di aver contribuito finanziariamente con altri 100.000 sostenitori,  messa in onda nella passata stagione in multipiattaforma (emittenti locali + internet) e che, approdato a La7, di settimana in settimana, allestisce sempre la solita compagnia di giro (Vittorio Sgarbi, Lara Comi, Daniela Santanché, Massimo Cacciari, Giulio Tremonti, Alessandra Mussolini, per citarne solo alcuni, anche se iniziamo a sentire la mancanza di Cicchitto e La Russa o magari Gasparri) senza più la scusante di venire censurato dal clan di Arcore, ha lanciato un servizio curato dalla giovane Giulia Innocenzi che intervista un oscuro blogger, tal Andrea Guerrieri, che ha creato, così assicurano, il sito nocensura.eurosoft.net (qualcuno sa come raggiungerlo?!!!) dove pubblicherebbe tutti i commenti rimossi dal blog di Beppe Grillo utilizzando un apposito software da lui stesso predisposto: software che fotograferebbe di continuo le schermate di commenti per confrontarle immediatamente dopo e verificare se hanno subito cambiamenti e rimozioni. 
Veramente un impegno degno di miglior causa! 
Ma tant'è: la rete annovera personaggi di ogni risma, anche quelli decisamente bizzarri come questo blogger.
La cosa curiosa è che siti come Corriere.it o Repubblica.it praticano molto più efficacemente di Grillo la cosiddetta censura preventiva: il commento non gradito, pure se scritto consultando preventivamente il dizionario dell'Accademia della Crusca e il Galateo di Giovanni della Casa, viene immediatamente cestinato e non apparirà mai in rete. 
Così mentre ad esempio, sotto un pezzo che denigra o comunque mette in cattiva luce il M5S e i suoi protagonisti, sono ammesse tutte le offese possibili e immaginabili (basta che non scadano nel più truce turpiloquio), e censura non ce n'è; appena, però, si tratta di pubblicare commenti a margine di un pezzo sulle mirabolanti avventure del PD o di uno dei suoi massimi esponenti, lì la ghigliottina della censura preventiva scatta  puntuale e affilata.
E del giudizio appena appena critico non resta traccia, con buona pace del software più potente inventato dall'Archimede di turno che non può evidentemente rilevare ciò che non ha mai potuto avere neppure un attimo di notorietà in rete.
Vi invitiamo perciò a provare per verificare personalmente se raccontiamo panzane.
Lo stesso Marco Travaglio, ormai unica luce nel buio di Servizio Pubblico, di fronte allo scoop fantozziano della Innocenzi non ha potuto trattenere una risata di compatimento, precisando che la moderazione dei commenti è la prassi di qualsiasi sito che si rispetti. 
Così mentre il blog di Grillo modera i commenti, cioè li rimuove dopo che sono stati pubblicati (tanto da permettere comunque a qualche strano navigatore della rete di inventarsi giochini insulsi come quello di Guerrieri),  Repubblica.it e Corriere.it marciano imperterriti, sicuri e vincenti, con la censura preventiva, a prova di blogger e dell'acume della Innocenzi.

Rettifica del 25/03/13 h. 14.45: il blogger Andrea Guerrieri ci comunica l'indirizzo corretto del suo sito, che non è quello indicato da Servizio Pubblico (e da noi ripreso), ma il seguente: nocensura.eusoft.net .

lunedì 18 marzo 2013

Le sinergie disinformative questa settimana a Prima Pagina

Un qualsiasi cronista dovrebbe saper fare bene il suo mestiere, sempreché questo consista nell'informare i cittadini nel modo più chiaro, completo e rispondente ai fatti che lui intende raccontare.
A maggior ragione se si tratta del vicedirettore di uno dei due quotidiani con maggiore tiratura nazionale. Questa mattina Massimo Giannini per raccontare ai lettori di Prima pagina, la popolare trasmissione del mattino di RadioTre,  le vicissitudini del voto dentro il gruppo parlamentare del M5S per la presidenza del Senato,  legge il resoconto di Fabrizio Roncone intitolato"Sul blog va in diretta la spaccatura. Scoppia il  caso del commento sparito":
"La notizia è questa: da qualche ora, nel Web gira, rimbalza, divampa il forte sospetto che, sul blog di Beppe Grillo, un cospicuo numero di commenti critici rivolti al comico dai militanti del Movimento 5 Stelle sia stato censurato. Tecnicamente, censurato.
Li hanno proprio fatti sparire, certi commenti. Ci sono le prove.
Ma andiamo con ordine, perché la Rete, Web, Internet, è ancora per molti un mondo pieno di ombre, di mistero.
Ricostruiamo allora fatti, circostanze, cronologie.
E partiamo dalle 23.02 di sabato. Da quando Grillo pubblica sul suo blog, e in automatico anche su Twitter e su Facebook, il commento a quanto è accaduto poche ore prima al Senato, dove una dozzina di suoi parlamentari ha votato a favore di Pietro Grasso, consentendone l'elezione a presidente.
L'ordine di Grillo e Casaleggio, fatto pervenire al capogruppo Vito Crimi, era stato esplicito: «Votate scheda bianca». Crimi però non riesce a convincere i suoi, che decidono secondo coscienza. Un atto sorprendente, inatteso, con dentro un mucchio di cose: ribellione, libertà dipensiero, autonomia di voto, appoggio esplicito al Pd.
Grillo si prende giusto il tempo di riordinare le idee, poi va giù durissimo. Il succo del suo messaggio è questo: il voto segreto non ha senso, non permette trasparenza, e per questo voglio che ciascun senatore dichiari per chi ha votato; nel codice di «comportamento» del M5S è scritto che le votazioni in aula si decidono a maggioranza, è un obbligo, e chi si è sottratto a quest'obbligo, spero ne tragga le dovute conseguenze, e si dimetta."
Si dà il caso che Beppe Grillo non ha mai pronunciato queste parole "e si dimetta" che gli si vogliono mettere in bocca: chi meglio del suo blog lo documenta
Eppure, disinformazione chiama disinformazione, Giannini, senza battere ciglio, legge il pezzo in cui è stata aggiunta l'espressione.
Ma il vicedirettore di Repubblica sa benissimo che cosa ha scritto Grillo, dato che è sotto gli occhi di tutti!
Si costruisce, quindi, a tavolino un'intera  vicenda sul nulla, tanto per far passare il vertice del M5S come guidato da un gruppo di  pazzi scriteriati.
Scriteriati che, guarda un po', hanno in poco più di cinque anni, malgrado l'Italia sia al 57° posto per la libertà di stampa e la cappa soffocante del duopolio RAI-MEDIASET, pure senza un soldo, scardinato la politica degli ultimi vent'anni, cambiato la storia d'Italia, proposto un modello di democrazia diretta, portato in Parlamento una nuova forza politica con il 25 % dei voti, spalancando l'Europa al movimento, essendo osservati con ammirazione in tutto il mondo... c'è altro da aggiungere?
Forse che Grillo voglia veramente cacciare i suoi senatori che, in crisi di coscienza, hanno ingenuamente votato per Grasso temendo la vittoria dell'impresentabile Schifani? 
Neanche per sogno! Ha semplicemente ribadito un concetto lapalissiano: per un movimento che ha fatto della trasparenza  e dell'onestà il suo tratto distintivo, non è ammissibile che i suoi rappresentanti in parlamento possano trincerarsi dietro il voto segreto per disattendere le indicazioni del gruppo, quando queste siano state concordate a maggioranza e non all'unanimità.
Per cui, essi devono essere consapevoli che qualora agiscano singolarmente in contraddizione con le decisioni del collettivo, si pongono giocoforza al di fuori di esso.
E' una cosa così sconvolgente? 
Repetita iuvant:  se 35-40 deputati del PD, contro le indicazioni del segretario Bersani, avessero votato per Franceschini, adesso che fine avrebbero fatto?? Si sarebbe aperto, sì o no, un caso politico?
Ma allora perché Repubblica e il Corriere scatenano la madre di tutte le battaglie mediatiche contro Grillo, addirittura pubblicando le immagini dei commenti dei troll? Sì, perché, da brave verginelle, la censura dei commenti non è forse, insieme a diffamazione e disinformazione, una delle loro migliori specialità?
Lo ripetiamo ancora una volta: il matematico Pierluigi Odifreddi, blogger di punta di Largo Fochetti, si è visto addirittura sparire un suo post dal blog, senza preavviso, semplicemente perché le sue valutazioni sulla condotta del governo di un paese estero, non piacevano alla direzione del giornale.
E adesso tutti a cadere dalle nuvole perché Grillo, quale garante del Movimento davanti ai cittadini, sottolinea ai parlamentari pentastellati la violazione di un codice deontologico che proprio gli attivisti e i candidati del M5S si sono spontaneamente dati e impegnati a rispettare.
Ma allora perché tanto clamore? 
Semplice: i giornali della Casta vogliono impedire che Grillo possa spezzare quel vergognoso gioco di sponda che PD e PDL, amici-nemici inseparabili, stanno mettendo in atto, attraverso incontri catacombali, per neutralizzare il pericoloso civismo della pattuglia dei giovani del M5S. 
Le parole di Marco Travaglio, nel suo editoriale di oggi su Il Fatto Quotidiano, sono cristalline (ahimè, lo stesso non può dirsi delle dichiarazioni di altri collaboratori di questo giornale):
«Grillo, non essendo presente in Parlamento, deve rassegnarsi: i parlamentari di M5S saranno continuamente chiamati a votare sul tamburo, spesso con pochi secondi per riflettere, quasi sempre col ricatto incombente di dover scegliere il “meno peggio” per sfuggire all’accusa del “tanto peggio tanto meglio”, e neppure se volessero potranno consigliarsi continuamente con lui (che sta a Genova) e col guru Casaleggio (che sta a Milano). 
È la normale dialettica democratica, che però nasconde un grave pericolo per un movimento fragile e inesperto come 5 Stelle: la continua disunione dei gruppi parlamentari che, se non si atterranno alle regole che si sono dati, si condanneranno all’irrilevanza, vanificando lo strepitoso successo elettorale appena ottenuto. La regola non può essere che quella di decidere a maggioranza nei gruppi e poi di attenersi, tutti, scrupolosamente a quel che si è deciso. Anche quando il voto è segreto. Le eventuali eccezioni e deroghe vanno stabilite in anticipo, e solo per le questioni che interrogano le sfere più profonde della coscienza umana. 
Nelle prossime settimane il ricatto del “meno peggio” si ripeterà per la presidenza della Repubblica, per la fiducia al governo, per i presidenti delle commissioni di garanzia. 
Ogni qualvolta si fronteggerà un candidato berlusconiano e uno del centro o del centrosinistra, ci sarà sempre qualcuno che salta su a dire: piuttosto che Berlusconi, meglio D’Alema; piuttosto che Gianni Letta, meglio Enrico; piuttosto che Cicchitto, meglio Casini. Se ciascuno votasse come gli gira, sarebbe la morte del Movimento, che si ridurrebbe a ruota di scorta dei vecchi partiti, tradendo le aspettative dei milioni di elettori che l’hanno votato per spazzarli via o costringerli a rinnovarsi dalle fondamenta. ll che potrà avvenire solo se M5S, pur non rinunciando a fare politica, manterrà la sua alterità e sfuggirà a qualsiasi compromesso al ribasso, senza lasciarsi influenzare dai pressing dei partiti e dai media di regime».
Ai simpatizzanti del M5S bisogna dare solo un consiglio: non fatevi fregare dai mistificatori, dai falsari, da quelli come Massimo Giannini maestri nelle cosiddette sinergie disinformative: costruire teoremi falsi partendo da fatti inesistenti o distorti.
E con la stessa baldanza disinformativa che il Corriere.it stasera può titolare: "Espulsioni, possibile marcia indietro", ma Grillo oggi non fa alcuna marcia indietro: al contrario, ribadisce per filo e per segno il suo pensiero.
Ma anche Repubblica non vuole rimanere indietro nella fiera della vergogna: estrae, da un video mandato in onda da Le Iene  ieri sera, che dura circa 5 minuti, in cui si riportano le imbarazzanti risposte di alcuni onorevoli a semplici domande,  soltanto la domanda rivolta alla deputata padovana Gessica Rostellato, del Movimento 5 Stelle, omettendo le più imbarazzanti risposte dei deputati del PD.
Con tutta franchezza, si può continuare con questo scempio organizzato della verità?