La crisi bancaria di queste settimane è l'ultimo atto di un processo di deterioramento economico in corso da due decenni e che sta conducendo all'irrilevanza di quella che fino alla fine degli anni 90 era ancora la quarta-quinta potenza industrializzata del mondo.
Per l'Italia gli anni dell'euro sono stati anni di vera carestia.
Non staremo qui a ripercorrerne le tappe principali anche perché di pubblicazioni in merito adesso ce ne sono tantissime e la primogenitura di questo approccio non può non essere tributato al prof. Alberto Bagnai, illustre economista dell'Università di Pescara, che ha dato vita negli ultimi cinque anni ad un'opera di divulgazione di queste tematiche più unica che rara, in una parola gigantesca per complessità e chiarezza oltreche di immane fatica personale.
Quindi non c'è più neppure da interrogarsi se valga la pena o meno di uscire dalla moneta unica: quello che adesso è interessante capire è quale sia l'uscita migliore, potendo ancora evitare quella d'emergenza e la catastrofe.
Un fatto è certo: l'uscita dall'euro deve
avvenire d'improvviso nel corso di un week end.
Tuttavia va preparata
con cura e massima discrezione. Per fare questo ci vuole una classe
politica che abbia il pieno controllo dell'esecutivo e che abbia potuto
oliare attentamente i meccanismi di trasmissione delle decisioni sulla struttura
dirigenziale ed amministrativa nonché aver posto in essere i presupposti tecnici di tale scelta ineluttabile
(in primis, la stampa delle nuove monete!).
Stiamo parlando del famoso
piano B, pronto per l'uso, nei mezzi e negli uomini.
Non c'è più tempo da perdere, nè possiamo aspettare prima che i 5Stelle si affermino a livello nazionale come forza di governo: nella migliore delle ipotesi, dovrebbe passare troppo tempo ancora.
Anche perché, dopo un'eventuale vittoria dei 5Stelle, occorrerebbe una
preparazione di almeno 6-12 mesi.
L'alternativa più realistica e valida è mandare a casa Renzi già ad ottobre e dare
vita, pure con il sostegno dei 5Stelle, ad un governo di salvezza nazionale che
abbia in omissis un solo vero punto all'odg: il recupero della sovranità monetaria.
Ciò
comporta, in queste ore e nelle prossime settimane, di dare vita ad una
serie di contatti informali e riservati per verificare la disponibilità
delle altre forze politiche, in primis la minoranza del PD, a rendere praticabile questo scenario.
Se ciò
accadesse, bisogna prepararsi ad un sostegno corale ad un esecutivo che dovrà gestire
una fase estremamente delicata con l'ingresso di uomini di tutti gli
schieramenti accomunati da questa mission.
Nel 2018, ripristinata la sovranità monetaria, ci si dividerebbe di
nuovo per le nuove elezioni legislative, ognuno con il proprio
programma ma condividendo un presupposto irrinunciabile: mai più euro!
Ecco perché, in queste ore, che si intavolino trattative ufficiose e
contatti con tutti (anche quelli apparentemente meno indicati) non deve essere considerato
un tradimento o un atto di slealtà nei confronti degli elettori ma un
atto di responsabilità nei confronti del Paese che, altrimenti, restando
a guida renziana con il placet dei tedeschi, è condannato a breve a
consegnarsi alla troika. E ciò vale soprattutto per una forza come i 5Stelle che hanno fatto della trasparenza e dell'innovazione gli elementi chiave della loro presenza politica.
Com'è chiaro già in queste ore, i mercati non prendono più sul serio ciò
che dice Renzi in merito alle rassicurazioni sul nostro sistema
bancario: questo denota che ormai ha perso quel minimo di credibilità
che un premier deve sempre mantenere anche nelle circostanze più avverse. Indispensabile, di conseguenza, la sua sostituzione in corsa, ne va
del futuro del Paese!
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