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venerdì 11 ottobre 2013

Sinistra d'accatto: attenti a quei due!


Ieri sera Michele Santoro nel suo ormai tradizionale e sconclusionato pistolotto iniziale ha attaccato a muso duro Beppe Grillo, per aver frenato i senatori Buccarella e Cioffi che avevano presentato l'emendamento che aboliva il reato di clandestinità. Tale fattispecie di reato, come dovrebbe essere noto a tutti se non avessimo un'informazione serva, è prevista dal decreto Maroni che con la legge Bossi-Fini, evidentemente non ha nulla a che vedere.
Quello che assomiglia sempre più ad una maschera del circo televisivo, vittima ormai della sua megalomania che lo induce a prendere spesso cantonate colossali quando parla del M5S, è riuscito a concludere il suo sermone praticamente accusando Grillo di essere il responsabile del drammatico naufragio di Lampedusa di qualche giorno fa, quando un barcone con circa 500 immigrati si inabissò subito dopo lo scoppio di un incendio a bordo.
Ecco le sue parole conclusive: "In che modo tu [Grillo]pensi di arginare l'esodo che sta nascendo dal caos in Libia, in Tunisa, in Siria, in Iraq? Mi piacerebbe chiedertelo faccia a due facce, Beppe Casaleggio Grillo, in tv , a casa tua, in una piazza. Ma tu con i morti non parli, quando sono conduttori televisivi come me ed anche quando sono una donna con un bambino accanto". (L'allusione veramente squallida e vile era al corpo di una puerpera recuperato dai sommozzatori insieme al suo piccolo.)

Un'altra perla sgusciata da questa sinistra inconcludente e massimamente ipocrita è stata quella di Concita de Gregorio che oggi in una nota su Repubblica intitolata "Il cinismo dei 5 stelle", scrive:
" È la legge del mare. È la legge di Dio. È la legge degli uomini da prima che ogni legge sia mai stata scritta. Salvare un uomo in mare. Non c’è nemmeno da spiegarlo, mancano le parole. Provate solo ad immaginare che succeda a voi.
Siete in barca, vedete qualcuno che sta annegando e che vi chiede aiuto. Un ragazzo, una donna che annega a pochi metri da voi. Sareste capaci di lasciarlo morire sotto i vostri occhi? Gli chiedereste – di qualunque religione, partito politico, di qualunque razza voi siate – da dove viene e a fare che cosa o gli gettereste prima un salvagente? Vi buttereste voi stessi, quasi certamente. Non è una regola, è istinto. È ineludibile afflato di umanità. È quel che distingue gli essere umani dalle bestie, e non sempre ché spesso la lezione arriva dagli animali.
Ecco. Si fa moltissima fatica a dare un giudizio politico della censura di Beppe Grillo e dell’ideologo Casaleggio ai parlamentari Cinque stelle che al Senato hanno proposto e poi votato un emendamento che dice questo: chi trova una persona in mezzo al mare può soccorrerla senza rischiare di commettere reato."

Sono giornalisti, se lanciano accuse così dure e roboanti sicuramente sapranno almeno quello che dicono, certamente si saranno minuziosamente documentati! Verrebbe spontaneo quindi ammettere: va a finire che questa volta Grillo l'ha fatta grossa... 
Ci siamo ripromessi di documentarci, proprio partendo dalle parole di MarcoTravaglio che sbeffeggiava causticamente, nella stessa trasmissione, l'improbabile ospite e giornalista di Panorama Annalisa Chirico, che già aveva sintetizzato a suo piacere il pensiero di Grillo con un gratuito "morte agli immigrati" (proprio così!) tanto da costringere lo stesso Santoro a prenderne le distanze. Costei, dalla lingua più veloce del pensiero, confondeva disinvoltamente la legge Bossi-Fini con il decreto sicurezza Maroni, suscitando il compatimento sconsolato di Travaglio.
Ma è bastato semplicemente scorrere i commenti all'editoriale della De Gregorio per trovare le informazioni necessarie in quello di un acuto lettore, Claudio5708, che così interviene:
"La signora Concita dovrebbe documentarsi meglio. Il reato di immigrazione clandestina, sul quale è certo doveroso aprire un dibattito, non è stato introdotto dalla Bossi - Fini ma dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 facente parte del "decreto sicurezza". La legge, peraltro promulgata dall'attuale presidente Napolitano, che adesso fa tanto lo scandalizzato, è una legge che tutti farebbero bene a leggere perché secondo me ha anche aspetti positivi: ad esempio, ha posto paletti ai tanti matrimoni di comodo. Ma né questa legge né la Bossi Fini hanno mai modificato il testo unico del 1998 (legge Turco-Napolitano, sì, sempre lui!) che al comma 2 dell'art. 12 recita: "Non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato".
Quindi una colossale balla rilanciata dai media a reti unificate e scaraventata contro Grillo come una bomba a grappolo per deflagrare tra le sue fila.
Come si vede, l'iniziativa di Grillo non ha nulla a che vedere con il salvataggio dei disperati in mare: fare dello sciacallaggio mediatico per bassi interessi di bottega la dice tutta sull'etica di questi illusionisti del piccolo schermo. 
Cui prodest tanta disinformazione? Al Pd? Allora, caro Santoro, siamo veramente messi male...
E poi se è almeno vero che nulla si può per fermare l'esodo che ci viene dal caos generalizzato di tanti stati che si affacciano sul Mediterraneo (un po' di politica estera, no, eh?), qualcuno può pensare solo un istante che un fenomeno di proporzioni bibliche possa essere affrontato soltanto dalle popolazioni locali, già cronicamente a corto di mezzi economici e di servizi sociali?
Ci aspettiamo, dopo la sparata di questo tribuno televisivo contro Grillo, che almeno lui, da Santoro qual è, dia il buon esempio. Spalanchi i cancelli della sua lussuosa villa ad una nutrita rappresentanza di quei popoli in sofferenza che potrebbero stabilire il proprio avamposto proprio presso di lui.
A proposito, un altro barcone con 500 persone è stato appena soccorso  davanti a Lampedusa. Santoro, datti da fare!

PS: Bell'editoriale oggi 12 ottobre, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, dal titolo un po' fuorviante "La Legge Grillo-Casaleggio" che, insieme ad una critica pignola ma pacata sull'iniziativa di Beppe Grillo, fa giustizia "delle tante geremiadi piagnucolose e generiche dell’“accoglienza” e dell’ “integrazione”" di certa sinistra radical-chic che, come lui stesso riconosce,  "con la loro inconcludenza, seminano anch’esse razzismo a piene mani". Più che inconcludenza, sarebbe meglio dire, grandissima ipocrisia (perché per i propri affari, questa sinistra è tutt'altro che inconcludente!).

lunedì 28 settembre 2009

Un nuovo editto contro Annozero

L’attacco sferrato ad Annozero, la popolare trasmissione di Michele Santoro al suo esordio per la nuova stagione televisiva, ha un carattere chiaramente liberticida.
Appena spente le telecamere che avevano finalmente illuminato al pubblico televisivo alcune chiacchierate vicende che hanno visto quest’estate per mattatore il nostro Presidente del Consiglio, del tutto rimosse finora dal piccolo schermo, ecco arrivare l’affondo forsennato in ordine sparso dei suoi uomini.
Dalla dissennata reazione intimidatoria del ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, che non vuole evidentemente rendersi conto di aver travalicato dai suoi compiti istituzionali, all’intervento del viceministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, il quale, appellandosi ad un malinteso art. 39 del contratto di servizio con la Rai, apre una fantomatica istruttoria sulla trasmissione.
Ma non dimentichiamo neppure l’improvvida reazione del ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, che dichiara: "Quando si insulta il presidente si insultano tutti gli italiani", forse scambiando il ruolo istituzionale di Berlusconi con quello di Giorgio Napolitano.
Qualcuno le spieghi la differenza!
Ma adesso abbiamo una certezza in più: la cosiddetta Casa delle Libertà si chiama così per riferirsi alle libertà costituzionali che intende abrogare.
Per prima la libertà di espressione, come enunciata dall’art. 21 della nostra Costituzione.
E’ scandaloso che in Italia non solo permanga in tutta la sua gravità il conflitto d’interessi ma che il titolare di concessioni pubbliche per le reti Mediaset si arroghi il potere di decretare la fine del servizio pubblico radiotelevisivo, come lo conosciamo da sempre.
Una Rai che viene mandata in malora attaccando trasmissioni a costo zero come Annozero, (anzi ad alto rendimento, visto quello che frutta in termini di raccolta pubblicitaria grazie alla sua audience), ma anche Presa diretta, Report, Che tempo che fa.
Tutto ciò per propinarci dei palinsesti costruiti ad uso e consumo del manovratore. Così ci condannano a vedere per l’eternità in prima serata su Raiuno l’ennesima replica del classico per le aspiranti escort: Pretty Woman.
Che i dirigenti della prima rete siano preoccupati di una possibile crisi delle vocazioni?
Così il già inammissibile duopolio Rai-Mediaset degrada pericolosamente nel monopolio di Silvio Berlusconi.
Le vicende di queste due ultime settimane, nonostante l’autentico flop della puntata di Porta a Porta sull’Abruzzo terremotato, confezionata su misura per le impellenti esigenze del premier, e la tardiva partenza autunnale di Annozero, lo dimostrano in modo inoppugnabile.
Ma non basta avere cinque televisioni ed un oceano di carta stampata per placare gli animal spirits dell’uomo di Arcore: bisogna tappare la bocca a qualunque voce dissenziente o, preferibilmente, sradicare qualsiasi frammento di notizia che possa semplicemente aggrottarne la fronte.
Lo Stato sono io, la Rai sono io, gli Italiani sono io: è questa l’essenza dell’attacco alla trasmissione di Santoro.
Quello che maggiormente preoccupa è che tale blitz sia del tutto pretestuoso, privo com’è di ogni giustificazione che non sia, spudoratamente, il voler sottrarre alla pubblica opinione temi dibattutissimi altrove, cioè sui media di mezzo mondo.
In una democrazia parlamentare, quale dovrebbe essere la nostra, è ammissibile che le notizie trasmesse dal servizio pubblico siano filtrate secondo i gusti esclusivi del capo dell’esecutivo?
Perché, si deve dare atto a Michele Santoro di aver impostato la puntata in modo sin troppo equilibrato, con una forte presenza degli uomini del presidente: Maurizio Belpietro, direttore di Libero, e il vicecapogruppo del Pdl, Italo Bocchino, in studio. Poi, le dichiarazioni di Renato Brunetta e le interviste filmate a Filippo Facci e Vittorio Feltri, neo direttore del Giornale.
Per il centrosinistra, erano presenti il segretario uscente del Pd, Dario Franceschini, e il direttore dell’Unità, Concita De Gregorio.
Ognuno ha potuto esprimere la propria opinione liberamente, la conduzione si è ispirata alla massima sobrietà, lo scontro verbale tra i partecipanti è stato a volte duro ma sempre ben gestito; e, salvo una eccessiva acrimonia sessista ai danni della De Gregorio da parte del collega Maurizio Belpietro, non si sono verificati episodi di rilievo.
Il punto, infatti, sta proprio nell’andamento lento della trasmissione e nei suoi toni smorzati che rendono impossibile scardinarne l'impianto giornalistico.
Ma il brano dell’intervista alla escort Patrizia D’Addario ha scatenato negli uomini di Berlusconi una reazione tanto scomposta da finire per nuocere proprio alla loro causa, mostrandoli arcigni e cinici, di modi crudamente beffardi.
Di fronte a tale caduta di stile, è passata quasi simpatica la grave gaffe di Italo Bocchino che, rievocando la morte, avvenuta in circostanze misteriose quarant'anni fa, della segretaria personale del senatore americano Ted Kennedy, di recente scomparso, ci ha piuttosto convinto che fa molto meglio Berlusconi a nominare ministro le sue giovani amiche.
Una galleria degli orrori e degli errori, di fronte alla quale la pur scialba serata di Franceschini, costretto ad arrampicarsi sugli specchi per negare l’esistenza di una rilevante questione morale anche dentro il Pd, è sembrata meno sofferta.
Punta di diamante del programma è stato il sempre bravissimo Marco Travaglio, in onda senza contratto, che ha ricostruito dettagliatamente la vicenda dell'imprenditore barese Tarantini; ma tutta la squadra di Santoro ha girato bene, mostrando di saper fare grande televisione.
Mettere in discussione un programma del genere, che ha raggiunto già in partenza livelli di audience notevoli, vuol dire proprio voler affossare il servizio pubblico, a solo vantaggio di Mediaset.
Ancora una volta il conflitto di interessi pesa come un macigno sulla scena politica italiana.
Può Silvio Berlusconi, padrone di Mediaset, mettere il bavaglio all’informazione del servizio pubblico?
Può, attraverso il giornale di famiglia, scatenare una campagna di stampa per il boicottaggio del canone Rai?
Purtroppo, nel deserto dei tartari della politica italiana, anche queste due semplici domande sono destinate a restare senza risposta.