In Rai sono tutti preoccupatissimi dei tagli ai costi della politica che l'avvento del M5S in Parlamento già ha prodotto, per la prima volta nella storia d'Italia.
Laura Boldrini e Piero Grasso, aderendo alla sollecitazione di Beppe Grillo che li aveva invitati dal suo blog a dimezzare le loro indennità di carica, gli hanno dato retta ritoccando prontamente la decurtazione del loro appannaggio rispetto all'iniziale 30%, con cui si erano spontaneamente presentati alle rispettive assemblee appena eletti.
Naturalmente i giornali della Casta hanno depotenziato lo scoop a semplice trafiletto in pagina interna.
Alla direzione dei maggiori quotidiani infatti si sono subito attrezzati a capire come fosse possibile neutralizzare la notizia per evitare che la gente finisca per convincersi che lo tsunami del M5S stia già producendo i frutti sperati. E si mugugna: va a finire che chi lo ha votato non si stia pentendo affatto del voto dato a Grillo? Non sia mai!!!
Giovanni Floris, intervistato ieri sera da Fabio Fazio, della serie "La TV autoreferenziale che ispeziona il proprio ombelico", è apparso sgomento mentre presentava il suo libro di prossima uscita.
Così si è cimentato in una difesa degli alti stipendi dei parlamentari, del valore metafisico del superfluo, contro ogni peccaminosa tentazione pauperista, invocando il ritorno all'antico, cioè allo scialo generalizzato della Casta. Perché, dice lui, i parlamentari (ma forse ci metteva inconsciamente dentro anche i conduttori televisivi) hanno un incarico di grossa responsabilità e dunque devono essere pagati profumatamente, hanno il diritto di sognare ad occhi aperti!
Non riportiamo il resoconto stenografico del suo intervento solo per carità di patria, comunque chi vuole se lo può rivedere qui.
Anche Fazio, guarda un po', sembrava ammaliato dagli aforismi sgangherati del collega e annuiva convinto: sì questa maledetta spirale pauperista, a causa di quella inaspettata e terribile tenaglia mediatica rappresentata, da un lato, dalla novità storica del papa Francesco verso una chiesa degli umili e dei poveri e, dall'altro, dallo schiacciasassi del Movimento 5 Stelle che finalmente vuole fare i conti in tasca ai politici con un drastico ridimensionamento dei loro privilegi, sta creando subbuglio nella nostra classe dirigente!
In spregio ai 4 milioni di indigenti in Italia recentemente censiti e in crescita al ritmo di un milione all'anno, o agli stipendi da fame di sconfinate praterie di lavoratori dipendenti, o alla corsa ad ostacoli dei milioni di lavoratori parasubordinati, ma anche alle pensioni da inedia, senza trascurare le migliaia di persone che ogni giorno perdono definitivamente il posto di lavoro, l'ineffabile pattuglia dei conduttori Rai è visibilmente preoccupata di veder infranti i propri sogni di ricchezza e guarda con diffidenza ad ogni provvedimento che miri ad equidistribuire il peso dell'austerity tra tutti i cittadini.
Perché se il vento dell'austerity varcherà, dopo quello del Parlamento, persino il portone di Viale Mazzini, per loro addio sogni di gloria...
Ed ecco un irresistibile e sperticato elogio della ricchezza, della necessità di sognare di essere tutti benestanti (almeno gli adepti della Casta!), del pericoloso virus inoculato da papa Francesco e dall'antipolitica: alla faccia di quanti non riescono a conciliare il pranzo con la cena! (Per non parlare del miliardo di persone nel mondo che non possiede proprio nulla...).
La morale di Floris è questa: voi potete pure morire di fame; pazienza, ci dispiace ma al momento non possiamo farci nulla. L'importante è che vi possiate nel frattempo consolare sognando ad occhi aperti la nostra vita dorata!
Qualche istante dopo Massimo Gramellini, ospite fisso del talkshow, come fa ormai da varie settimane, ha preso di mira Beppe Grillo raccontando che, giovedì dopo il colloquio al Quirinale, è tornato a casa di gran carriera sulla macchina guidata dall'autista passando con il rosso due o tre volte e facendo pure un paio di inversioni ad U.
Naturalmente, con tutta la sua disarmante perché affettata onestà intellettuale, si è guardato bene dal precisare che il leader del M5S è stato vittima nella circostanza di un vera e propria azione di stalking, letteralmente inseguito per le vie di Roma da torme di giornalisti e fotoreporter in sella a potenti moto che hanno tentato in più di un'occasione un vero e proprio arrembaggio alla sua macchina sperando di rubare qualche scatto e pure un'impossibile intervista al volo fin sopra il raccordo anulare.
Ma così dicendo avrebbe dovuto smontare quel simpatico ritratto da Attila del codice della strada, così faticosamente costruito su Grillo, grazie all'immancabile contorno delle sue insipide battutine.
Non contento, ha pure riferito, leggendo quasi per intero il pezzo di un retroscenista del suo stesso giornale, Andrea Malaguti, delle presunte lamentele dei parlamentari pentastellati, che si sentirebbero offesi perché il loro leader non è passato a salutarli prima di tornarsene nella sua Genova.
Gramellini ha così, in prima serata Rai, improvvisato la tac del gruppo parlamentare di Grillo: innanzitutto ci sarebbero i trattativisti, quelli che si sono lamentati della mancata visita del capo e che il suo giornale già quantifica essere una ventina (e sogna transfughi alla corte di Bersani...); poi, sempre secondo il vicedirettore de la Stampa, ci sarebbe la pattuglia degli spaventati, cioè quelli che temono le ire di Grillo di fronte ad un loro possibile voltafaccia. Infine i talebani, lealisti e fedeli alle indicazioni di gruppo, che si attengono scrupolosamente al mandato politico ricevuto dagli elettori. Ma proprio per questo, per sentenza pronunciata da Massimo Gramellini in nome e per conto del suo quotidiano, sono degli irriducibili talebani.
Forza Gramellini, che cosa ci suggerisci adesso: li vogliamo bombardare per esportare la democrazia??
Naturalmente lui spera che il suo delirio onirico, cioè l'esistenza di una fronda interna al M5S che possa dare la fiducia al governo dell'impresentabile smacchiatore di giaguari, Pierluigi Bersani, diventi realtà e che anche il movimento di Beppe Grillo possa trasformarsi in una gigantesca fabbrica di cloni di Scilipoti, così da far impallidire il ricordo della campagna acquisti a suo tempo organizzata dal premier Silvio Berlusconi per parare il colpo della defezione dei vari Fini, Bocchino, ecc.
Il tutto corredato da un bello scroscio telecomandato di applausi di sottofondo in modo che, subliminalmente, davanti alla platea televisiva passi il messaggio che tutta Italia la pensi esattamente come Gramellini: non ci sono alternative, o con Bersani o Talebani!
Squallida propaganda a favore del PD rifilata al'interno di un contenitore televisivo del sabato sera con millantate ambizioni culturali.
A cui non possiamo che rispondere con una battutina come quelle a cui ci ha abituati il vicedirettore della Stampa: chi non salta... Gramellini è!
A cui non possiamo che rispondere con una battutina come quelle a cui ci ha abituati il vicedirettore della Stampa: chi non salta... Gramellini è!