La campagna elettorale è arrivata al punto di svolta: con la definizione delle liste elettorali, che il porcellum affida totalmente alle segreterie di partito, si è scatenato un fuoco di polemiche sui nomi dei candidati prescelti.
E’ un gioco al massacro che non risparmia nessuno e di cui tutti sono nello stesso tempo vittime e carnefici.
Veltroni ci ha messo del suo con la pessima idea di chiuderle con una settimana di anticipo; il risultato è stato quello di farsi fagocitare per sette giorni nel tritacarne mediatico delle critiche di ogni provenienza, anche la più dubbia, e di dover poi restare fermo sulla difensiva.
Ancora una volta, lo staff democratico ha toppato clamorosamente; ma ormai non è più una notizia.
Anche sul fronte opposto non se la passano un granché bene: dopo il no dell’ex presidente della Confindustria Antonio D’Amato, si cercano rincalzi dell’ultima ora ma sempre nelle file degli imprenditori.
Ormai Confindustria nel duello mediatico PD-PDL la fa da padrona e già questo la dice lunga sullo stato confusionale in cui versano i due colossi politici.
E’ un gioco al massacro che non risparmia nessuno e di cui tutti sono nello stesso tempo vittime e carnefici.
Veltroni ci ha messo del suo con la pessima idea di chiuderle con una settimana di anticipo; il risultato è stato quello di farsi fagocitare per sette giorni nel tritacarne mediatico delle critiche di ogni provenienza, anche la più dubbia, e di dover poi restare fermo sulla difensiva.
Ancora una volta, lo staff democratico ha toppato clamorosamente; ma ormai non è più una notizia.
Anche sul fronte opposto non se la passano un granché bene: dopo il no dell’ex presidente della Confindustria Antonio D’Amato, si cercano rincalzi dell’ultima ora ma sempre nelle file degli imprenditori.
Ormai Confindustria nel duello mediatico PD-PDL la fa da padrona e già questo la dice lunga sullo stato confusionale in cui versano i due colossi politici.
Tentare di chiarirsi le idee leggendo i loro programmi elettorali è da masochisti: molto meglio commentare le loro ultime scorribande televisive.
Il fatto che al Palalido di Milano il Cavaliere abbia stracciato simbolicamente il programma del PD può far storcere il naso ai benpensanti ma sostanzialmente fotografa la disillusione che regna sovrana nell’elettorato, dove serpeggia tanta voglia di astensionismo.
Veltroni, con maggior fair play, non farà altrettanto con quello di Berlusconi semplicemente perché è una fatica sprecata: infatti, chi ci bada a questi specchietti per le allodole?
In questa finta sfida non sono i programmi che contano: la competizione si basa sulla diversità di temperamento dei due leader e sul loro appeal mediatico; il resto è noia.
Qualunque risultato esca nel derby PD-PDL, il governo prossimo venturo farà più o meno le stesse cose: taglierà ancora una volta la spesa pubblica, distribuirà a pioggia qualche euro, varerà grandi inutili opere pubbliche, lascerà le leggi vergogna al loro posto, occulterà il disegno di legge sul conflitto di interessi in qualche soffitta polverosa di Montecitorio.
Il fatto che al Palalido di Milano il Cavaliere abbia stracciato simbolicamente il programma del PD può far storcere il naso ai benpensanti ma sostanzialmente fotografa la disillusione che regna sovrana nell’elettorato, dove serpeggia tanta voglia di astensionismo.
Veltroni, con maggior fair play, non farà altrettanto con quello di Berlusconi semplicemente perché è una fatica sprecata: infatti, chi ci bada a questi specchietti per le allodole?
In questa finta sfida non sono i programmi che contano: la competizione si basa sulla diversità di temperamento dei due leader e sul loro appeal mediatico; il resto è noia.
Qualunque risultato esca nel derby PD-PDL, il governo prossimo venturo farà più o meno le stesse cose: taglierà ancora una volta la spesa pubblica, distribuirà a pioggia qualche euro, varerà grandi inutili opere pubbliche, lascerà le leggi vergogna al loro posto, occulterà il disegno di legge sul conflitto di interessi in qualche soffitta polverosa di Montecitorio.
E’ forse un caso che il programma del Partito Democratico parli di legge antitrust in modo puramente accademico? A pag. 27, il punto 5 dell’ottava azione di governo (sulle dodici elencate) dice testualmente: “Infine i conflitti di interesse vanno rimossi nella nuova logica dell’intervento pubblico: li elimina uno stato che fa meno gestione diretta, concentrandosi su leggi antitrust”.
Ma l’ingrato Berlusconi, invece di ringraziare Veltroni per la mano leggera promessa in materia, lo sbeffeggia pubblicamente riducendone in pezzetti svolazzanti i suoi propositi da premier!
Comunque, da grande comunicatore quale è, il suo è stato solo un coup de théâtre: tranquilli, il governo Veltrusconi sta venendo fuori alla grande.
E se Beppe Grillo e i suoi sostenitori non alzeranno ancora una volta la voce, c'è il rischio che tra poco la strana coppia potrebbe festeggiare la fusione di Mediaset con Telecom Italia, in disprezzo del buon senso e degli interessi strategici del Paese, prima ancora che di una seria normativa antitrust. Al momento è soltanto un'illazione ma la classe politica, piuttosto che accapigliarsi sulle guasconate del Cavaliere, farebbe molto meglio a preoccuparsi di cose assai più serie come, appunto, l'assetto societario della nostra compagnia di bandiera nel settore delle telecomunicazioni.
Infatti la società telefonica, con un altro 12% perso tra venerdì scorso ed oggi, è scesa ai minimi del valore di Borsa fin quasi dai tempi della sua privatizzazione ed è diventata, quindi, un'ottima preda.
Ma l’ingrato Berlusconi, invece di ringraziare Veltroni per la mano leggera promessa in materia, lo sbeffeggia pubblicamente riducendone in pezzetti svolazzanti i suoi propositi da premier!
Comunque, da grande comunicatore quale è, il suo è stato solo un coup de théâtre: tranquilli, il governo Veltrusconi sta venendo fuori alla grande.
E se Beppe Grillo e i suoi sostenitori non alzeranno ancora una volta la voce, c'è il rischio che tra poco la strana coppia potrebbe festeggiare la fusione di Mediaset con Telecom Italia, in disprezzo del buon senso e degli interessi strategici del Paese, prima ancora che di una seria normativa antitrust. Al momento è soltanto un'illazione ma la classe politica, piuttosto che accapigliarsi sulle guasconate del Cavaliere, farebbe molto meglio a preoccuparsi di cose assai più serie come, appunto, l'assetto societario della nostra compagnia di bandiera nel settore delle telecomunicazioni.
Infatti la società telefonica, con un altro 12% perso tra venerdì scorso ed oggi, è scesa ai minimi del valore di Borsa fin quasi dai tempi della sua privatizzazione ed è diventata, quindi, un'ottima preda.
Vi ricordate la stagione dei capitani coraggiosi? Nel frattempo, memore di quelle gesta eroiche (la scalata Telecom ad opera della razza padana fu definita una rapina in pieno giorno dal Financial Times), il PD schiera in lista il figlio di uno di loro, Matteo Colanino.
Ma forse il piatto forte i piccoli azionisti Telecom lo devono ancora assaggiare: dopo i capitani, sono in arrivo i cavalieri?
Ma forse il piatto forte i piccoli azionisti Telecom lo devono ancora assaggiare: dopo i capitani, sono in arrivo i cavalieri?