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domenica 2 febbraio 2014

Il governo in Bol...Letta e gli intellettuali complici

Quanto successo durante la settimana in Parlamento ha finalmente chiarito agli ultimi dubbiosi la natura autoritaria ed antidemocratica di questo governo e di una maggioranza impresentabile, che si appresta spudoratamente a riformare la Costituzione. 

In primis, il ruolo di Matteo Renzi, personaggio che sembra tirato fuori da un cinepanettone, per fargli fare al massimo la spalla di Ceccherini o Pieraccioni, capace solo di ripetere vuoti slogan e di approfittare del totale sbandamento del Pd, ormai in una irreversibile crisi di valori, per salvare dall'oblio e risospingere al centro della scena politica il famigerato frodatore fiscale Silvio Berlusconi. A cui la nomenklatura excomunista, il cui unico titolo di merito è proprio quello di averlo risuscitato più volte, non trova di meglio oggi, per strapparlo ai servizi sociali, che battezzarlo all'improvviso padre costituente.
Mentre il premier Letta, in conferenza stampa, arriva a minacciare il movimento di Beppe Grillo parlando di "eccessiva tolleranza" nei confronti delle proteste in aula dei 5stelle.
Dichiarazioni che suonano gravissime, provenendo da un'autorità che ha la guida dell'esecutivo e da cui dipendono il Ministero dell'Interno e i servizi segreti. Parole che andrebbero chiarite e rettificate al più presto.
In questo scenario tragico e triste, la presidente della Camera Laura Boldrini, venendo meno al suo ruolo di garante dell'assemblea legislativa, ha fatto da sponda al governo Letta, il governo degli amici degli amici e dei nipoti degli zii, degli incompetenti, degli smemorati, degli irresponsabili. 
Perché è solo da irresponsabili riscrivere infinite volte, tanto da non farci più raccapezzare nessuno, la tassazione sulla casa: da Imu, ex Ici, a TRISE, dopo IUC, divisa in TARI (già TARES) e TASI. 
Giochetti enigmistici per spillare ancora quattrini agli Italiani mentre si spendono decine di miliardi per gli F35, che lo stesso Pentagono ora ritiene pericolosi e inaffidabili; o ancora, per regalare 7,5 miliardi di euro alle banche, o abbuonare alle società concessionarie delle slot machine 98 miliardi di euro, ridotti sì e no a due-trecento milioni.
Una classe dirigente che non solo non chiede scusa per l'immane disastro economico dell'euro in cui ci ha colpevolmente precipitato, senza neppure immaginare e definire una exit strategy,  ma arriva a minacciare l'opposizione nell'esercizio delle sue funzioni e dei suoi diritti (tra cui, ovviamente, l'ostruzionismo), dopo aver sparso veleno e diffamazione contro il M5S a reti unificate in tutte le fasce orarie, in virtù dell'accordo sottobanco tra Pd e Pdl santificato con la rielezione del Presidente della Repubblica,  da tempo fuori da ogni logica e procedura costituzionale.
Un esecutivo in BolLetta che guidato dall'incapace nipote del più fedele luogotenente berlusconiano, deve ringraziare per la sua sopravvivenza  la Presidente della Camera Laura Boldrini, una rara combinazione di incompetenza, inesperienza, ottusità, mediocrità intellettuale, arroganza, ipocrisia, che arriva a difendere l'arbitrio commesso, per la prima volta in 70 anni di storia repubblicana, di tagliare gli interventi delle opposizioni per far passare di prepotenza il decreto legge porcata che regala 7,5 miliardi di euro alle banche, prendendo ripetutamente in giro gli Italiani,  e dichiarando l'indomani di non esserne pentita!
Vergognosi, infine, i cosiddetti intellettuali embedded, al seguito delle corazzate editoriali che diffamano i bravissimi ragazzi del M5S equiparandoli ai fascisti, facendo non solo strame della verità e della drammatica storia italiana ma, quel che è più indecente, mercimonio dell'intelligenza.
Non parliamo del giornalista Francesco Merlo che giustifica l'aggressione del parlamentare di Sc alla deputata del M5s Loredana Lupo con ignobili parole (le riportiamo integralmente perché ne sanciscono l'autogogna mediatica):  
"E CHI ERA quella "brava ragazza" che agitava contemporaneamente braccia e gambe (si può, le grilline possono), e dovunque c'era un groviglio vi si immergeva a tuffo e vi nuotava in apnea? Si chiama Loredana Lupo ed è la lupa che ieri sera guidava l'assalto delle squadracce grilline a Montecitorio gridando "dittatura, dittatura!" e "ora lo scontro si sposta nelle piazze". Colpisce che a fermare la forsennata sia stato uno schiaffo di Stefano Dambruoso, deputato montiano, questore della Camera, ex magistrato, violento per contagio, anch'egli scomposto e ora pavido nel difendersi: "Escludo lo schiaffo, ma non nego un contatto fisico". Insomma dice che la mano gli è partita come se non fosse sua. Imbavagliata come in Val di Susa, la lupa voleva infatti sbranare la presidente Boldrini, che aveva sconfitto l'ostruzionismo grillino con le regole, con l'orologio della democrazia, con la velocità del diritto."
Se questo è un giornalista... che per giunta si fa gioco, nel modo più volgare e sessista, persino del cognome della vittima. Non basta chiamarsi Merlo per essere scusato di aver scritto le frasi citate ma bisogna sicuramente essere un merlo per poterle condividere. 

Ma naturalmente non c'è nessuno che chieda conto a Merlo delle infami espressioni lanciate sulle colonne di Repubblica nè che solidarizzi con la deputata del M5S: men che meno la Boldrini!
Lasciamo stare Corrado Augias, il famoso pseudointellettuale della presunta sinistra british (già sbugiardato quando sognava pochi anni fa un maxiparcheggio sotto il Pincio appoggiando da bravo pasdaran piddino lo sconsiderato progetto devastatore e mangiaeuro di Veltroni), che vuole dare lezione di bon ton ai pentastellati. Fa finta di scandalizzarsi per l'infelice battuta sessista di un deputato del Movimento a cui le onorevoli del Pd avevano in precedenza ripetutamente dato del fascista, ma non ha nulla da obiettare contro l'aggressione fisica di cui è stato autore Dambruoso.  Infine, ritiene normale che, in un Paese con tre forze politiche di dimensioni analoghe, due politici extraparlamentari ben conosciuti alla giustizia italiana come Renzi e Berlusconi, possano inventarsi un nuovo sistema elettorale per fare fuori il M5S. 
Anzi, da autentico democratico qual è, confida in questa prospettiva, ammettendo: "Dopo l'ubriacatura del 25% arriverebbe la soglia fisiologica che un movimento del genere può raggiungere, la frangia marginale di scontenti che c'è sempre in ogni società"
Lascia intendere che, anche in tempi così difficili per il volgo, lui si sente estremamente soddisfatto... Probabilmente un libro sui "misteri di Augias" sarebbe più utile dei suoi polpettoni pseudostorici pubblicati (indovinate un po') da Mondadori, alias Berlusconi, che intasano le librerie togliendo spazio espositivo a opere realmente valide e meno pubblicizzate. 

Stamattina prende di mira, naturalmente con estrema nonchalance, il bravissimo deputato del M5S Alessandro Di Battista ma non si accorge, sicuramente per uno scherzo dell'età, di stare abbozzando il suo autoritratto, cadendo in una ridicola contraddizione:  
"È un uomo d'aspetto gradevole, molto consapevole, molto compiaciuto, parla con calma, lanciando, soavemente, insulti terribili: quello è un falsone, quello è un condannato, quello è un pollo da batteria e via di questo passo. La sua calma mi è sembrata spaventosa; traspare la sicurezza di chi ritiene di possedere la verità. Dal punto di vista psicologico gli si addice l'immagine del "lupo di rango superiore" descritta da Artico. Ridurre i problemi a slogan orecchiabili per meglio padroneggiarli e che nessun dubbio incrini le certezze, dividere il mondo in due con un taglio senza sfumature."   
E finisce, come conierebbe da par suo, in un cul de sac:  
"Questi grillini, che rifiutano il bipolarismo elettorale perché non gli conviene, politicamente hanno adottato la visione rigidamente dualista dei manichei: la Luce e le Tenebre."

Ma il vertice del vizio intellettuale lo raggiunge il matematico Piergiorgio Odifreddi che in un suo post su Repubblica.it afferma categorico: è "Fascismo a 5 stelle", argomentando con slogan vuoti e demenziali. Si può andare tranquillamente a un Bar Sport con la garanzia di una maggiore profondità di pensiero tra gli avventori!  

Possibile che un docente universitario utilizzi così  irresponsabilmente parole come fascismo e squadrismo in un delirio futurista di espressioni, attribuzioni, eventi, ricostruzioni capziose di fatti e comportamenti? Purtroppo è possibile: evidentemente una preziosa vetrina come quella offerta a Odifreddi da Repubblica val bene la volenterosa complicità nella sfrenata disinformazione in cui il gruppo Espresso è impegnato ai danni del M5S. 
Dopo aver letto l'ultimo post di questo retore camuffato da intellettuale viene veramente voglia di fare piazza pulita per sempre di ogni sua escrezione verbale, bonificando persino la pattumiera della carta. 
Scenario fosco quello che si sta delinenando: un governo in BolLetta, che minaccia la svolta autoritaria, incapace di venire a capo della crisi economica e finanziaria,  privo di qualsiasi credibilità morale e professionale, che resta in sella sotto tutela di un presidente della Repubblica di quasi novant'anni, lui stesso sotto impeachment, grazie ad una stampa serva dei grandi potentati economici e della tecnocrazia europea; ed una classe intellettuale che, con poche eccezioni, per difendere strenuamente privilegi e  rendita di posizione, non esita un attimo a lanciare bordate reazionarie contro i cittadini che protestano esasperati dentro e fuori il Parlamento. 
Poi ci si meraviglia  che nel 1931 solo una decina di professori universitari si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo...

PS: a detta di Repubblica, pare che un simpatizzante del M5S abbia dato fuoco alla sua copia del libro di Augias, postando la foto su Facebook. Ha fatto male,  prendiamo le distanze da un gesto così scriteriato, che produce solo inquinamento. Infatti la carta può essere più facilmente ed utilmente riciclata, utilizzando l'apposita campana di color giallo.

sabato 6 settembre 2008

Salva l'Italia? No, ma almeno salva il Pincio!


Una delle più scomode eredità che la giunta Veltroni a Roma ha lasciato in dote all’amministrazione di destra diretta da Gianni Alemanno è rappresentata dal parcheggio per 700 posti auto in corso di realizzazione sotto la collina del Valadier, cioè sotto il Pincio.
Sembra assurdo ma l’ex giunta capitolina guidata da quello che sarebbe diventato il segretario del Pd ha messo in cantiere un’opera mostro di assai dubbia utilità ma dai sicuri effetti devastanti sulla monumentalità romana.
E’ scontato che Roma sia un museo a cielo aperto per cui intervenire urbanisticamente è sempre estremamente difficile, per non dire azzardato.
Ma agire sotto il Pincio, quel bellissimo giardino che si affaccia su Piazza del Popolo rasenta forse più la povertà di spirito che la demenzialità. Per di più, non per edificare un’opera d’arte, semplicemente per mettere su uno squallido parcheggio, stile centro commerciale.
E’ inutile ripetere le mille ragioni che possono essere opposte contro questo abominio; persone titolatissime, storici dell’arte, archeologici, tecnici della sovrintendenza, uomini di cultura hanno ribadito a più riprese la prepotenza sacrilega di un’opera del genere: sacrificare la memoria stratificata della civiltà umana alle attuali comodità del popolo dell’automobile.
Quando, tra qualche secolo, di questa scatoletta di metallo non sarà restata traccia, forse ci si chiederà chi fosse quel gruppo di svitati che accettò questo scambio scellerato.
D’altra parte, basta dare uno sguardo in giro sulla rete per rendersi conto di quale fuoco di polemiche da ciò sia divampato.
Ma non è questo l’aspetto che adesso ci preme sottolineare.
A noi interessa passare al setaccio le ragioni di quanti si schierano per il proseguimento dei lavori (già lo scavo è in fase avanzata) e che in questo modo si ergono di fatto in difesa della incresciosa scelta fatta a suo tempo dalla giunta Veltroni.
E’ ovvio che anche il Pincio può diventare il pretesto per farsi la guerra tra Pd e Pdl ad uso e consumo dei media, quella finta guerra che va avanti da tempo, mentre l’Italia sta implodendo sotto la pressione di una classe politica mediocre, ripiegata su se stessa, che governa a dispetto di una società civile che la osserva sempre più con insofferenza.
Due gli interventi che ci preme sottolineare in questa settimana.
Quello del giornalista Corrado Augias, pubblicato da Repubblica tre giorni fa, ricostruisce sommariamente la storica sacralità dei luoghi in questione soffermandosi un attimo sull’architetto che ne inventò la stupenda scenografia attuale: "[...]Poi venne il geniale Giuseppe Valadier (1762-1839) che fondendo miracolosamente il suo prediletto stile neoclassico alla spazialità barocca fece della piazza e della collina del Pincio uno degli scenari urbani più affascinanti d’Europa, il vero salotto di Roma".
Già queste parole sembrerebbero chiudere il discorso rendendo lampante l’assurdità di aver portato le ruspe in un posto del genere.
Ma, inopinatamente, il discorso di Augias prende ad un tratto un’altra piega; egli riconosce che "si possono dunque capire i dubbi, perfino le ostilità, anche se manifestate a volte con una certa sguaiataggine. Bisogna però aggiungere che, a lavori ultimati, tutto tornerà come prima salvo i due fornici di entrata e di uscita all’altezza della prima curva sulla rampa di destra della collina." Come vedremo, non è così!
Insomma, nonostante il suo noto aplomb anglosassone, egli fa proprio l’abusato costume italico di smentire nelle conclusioni la premessa fatta.
Augias, infatti, minimizza l’impatto ambientale: ha ragione (!), che vuoi che siano due fornici in un’epoca fornicatoria come la nostra?
Subito dopo accomuna nella sua possibile potenza devastatrice un’opera del genere ai progetti della metropolitana e dell’Auditorium di Renzo Piano, che (purtroppo per Augias) è da tempo strenuo avversario dei parcheggi multipiano realizzati nel sottosuolo cittadino.
Un piccolo particolare: l’Auditorium non è posizionato in pieno centro storico! Poi parla dei varchi aperti nelle mura aureliane per far defluire il traffico cittadino alla fine degli anni cinquanta. Anche qui , a maggior ragione, il paragone chiaramente non regge.
Ma tanto scempio storico, artistico, urbanistico, architettonico a cosa servirebbe? Ecco la risposta disarmante, superficiale di Augias: a costruire "Una rete di parcheggi sotterranei al fine di liberare la superficie dalla soffocante, caotica, presenza di auto spesso abbandonate dove capita. I posti macchina sono destinati in primis ai residenti e dovranno consentire di pedonalizzare l’intera zona".
Avete capito? Poiché l’amministrazione comunale non è stata in grado di regolare in superficie il traffico veicolare in modo coerente con l’unicità e l’irripetibilità dei luoghi (Augias ricorda il ripetuto tentativo naufragato di istituire il divieto di fermata in Via del Babuino) allora tanto vale aggredire la collina del Valadier, pur avendo appena ammesso che il Pincio rappresenta il vero salotto di Roma.
L’idea che questa deturpazione ciclopica faccia sparire le automobili dal famoso Tridente (Via di Ripetta, Via del Babuino e Via del Corso che dipartono da Piazza del Popolo) è poi poco più di un atto di fede.
A parte la considerazione che nessuno può garantire che i residenti di quella zona siano veramente disposti ad acquistare il posto auto o a prenderlo in affitto e che si riuscirà ad evitare l’ennesima speculazione ai danni del demanio pubblico, di sicuro ora c’è solo il fatto che verrà cancellata quella che il quotidiano inglese The Independent ha definito “Una Pompei segreta".
L’inaspettato assist confezionato da Augias a Veltroni ha permesso ieri al leader del Pd sul Corriere della Sera di passare al contrattacco contro i tanti detrattori del parking, voltando subito lo sguardo da un’altra parte:
Il Tridente nasce dalle grandi idee urbanistiche del Rinascimento e diventa un modello dell'idea barocca e poi neoclassica della città. È giusto che questa meraviglia sia un parcheggio di lamiere?”
Giustamente da uomo di cinema, quello che importa è ciò che sta davanti alla macchina da presa, essendo il fuori campo per lui cinematograficamente inesistente.
Poi, a corto di argomenti (il parallelo con la parigina Place Vendôme è del tutto improprio), afferra il suo cavallo di battaglia, la solita solfa del se pò ffà:
"La verità, così a me sembra, è che la vicenda del parcheggio del Pincio è diventata il sintomo di un modo di affrontare le questioni pubbliche, nel nostro Paese, che contrappone la cultura del fare, della pazienza, della concretezza alla cultura del gridare, dei veti, della disinformazione. Se si uscisse da questo scontro «ideologico» e si privilegiasse la concretezza, sarebbe evidente a chiunque che una città dove esistono 723 autovetture private ogni mille abitanti ha bisogno non solo di drastiche cure per l'aumento della mobilità collettiva su gomma e su ferro e per il disincentivo al traffico privato, ma anche di un coraggioso programma per i parcheggi. Le autovetture inquinano non solo quando camminano, ma anche quando sono ferme. E il centro storico di Roma, uno dei luoghi più belli del mondo, soffre in modo particolare questo inquinamento. Far scomparire le auto dalle strade dovrebbe essere un obiettivo condiviso da chi professa opinioni ambientaliste.”
Perfetto, le autovetture inquinano anche quando sono ferme salvo, fa intendere Veltroni, quando stanno sotto il Pincio, forse perché lì l’occhio del regista non arriva!
“Senza abitanti, il centro di Roma rischia di diventare un gigantesco mall turistico; con gli abitanti cambia la sua qualità, non solo urbana ma anche sociale. E gli abitanti devono poter avere l'opportunità di tenere la propria autovettura in un parcheggio, esattamente come succede in tutti i centri storici d'Europa. Far scomparire macchine e parcheggi all'aperto significherebbe pedonalizzare interamente una porzione molto vasta del Tridente, da Piazza di Spagna a Piazza Augusto Imperatore a Piazza del Popolo. Questa è la realtà. E non significherebbe attrarre altre auto in centro, perché il 90 per cento dei posti macchina previsti al Pincio sono destinati ai residenti."
Ma girando per Roma si nota che gli altri parcheggi (Villa Borghese, Ludovisi, Granicolo) sono sconsolatamente lontani dal tutto esaurito, con piani interamente vuoti: l’esosità delle tariffe (anche oltre i 25 euro al giorno!) costringe molti romani a preferire la sosta in doppia fila o in zona rimozione, ma almeno alla luce del sole!
Come afferma il responsabile del parcheggio Ludovisi: “E’ difficilissimo che il garage sia al completo. A maggior ragione, se proprio fuori da qui si permettono soste in zona rimozione o in doppia fila. Fino a che qualcuno non interverrà a sanzionare comportamenti incivili, è inutile fare parcheggi: i posti ci sono ma la gente non ci va. Ed è comprensibile: perché pagare 2,20 euro l’ora o 18 per un giorno intero se fuori posso parcheggiare senza sborsare una lira?”.
Che strano, nessuno ha mai pensato di mandare per la strada squadre di vigili urbani per multare gli automobilisti scorretti. Ma al maxi parcheggio del Pincio con le prese d’aria posizionati sull'affaccio ottocentesco del Valadier, questa sinistra del fare ci ha pensato eccome!
Che meraviglia passeggiare sul griglione sferragliante con i gas di scarico che risalgono dal parcheggio in quello che è uno dei luoghi architettonicamente ed urbanisticamente più preziosi e delicati al mondo!
Ci dispiace che una persona perbene ed uomo di fini letture come Corrado Augias si sia prestato a dare pubblicamente il proprio avallo ad una vera e propria nefandezza urbanistica nella Città Eterna che, al di là delle apparenze, vede ancora una volta l’esistenza di un consenso trasversale tra i cosiddetti due poli.
Sentire il sempre più sorprendente capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri blaterare di "tecniche conservative incredibili" fa veramente cascare le braccia.
A questo punto, piuttosto che sottoscrivere l’insensata petizione di Veltroni "Salviamo l’Italia" che serve soltanto a lui per evitare di affondare subito e così continuare ad annaspare alla guida del Pd chissà per quanto tempo ancora, sarebbe molto più utile riprendere la petizione per salvare il Pincio, prima che i posteri fra qualche decennio si domandino come sia stato possibile che i talebani dell’automobile ad inizio millennio abbiano potuto svuotare un preziosissimo colle romano per farne un gigantesco garage.
Chi ci osserva dall'estero intanto non esita a concludere pessimisticamente: "They are destroying a very beautiful part of Rome."