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mercoledì 14 novembre 2012

La guerra di Piero a L'Infedele: come si smonta in diretta un talk show

Grande e meritoria performance del blogger Piero Ricca che, lunedì sera nella trasmissione di Gad Lerner L'Infedele su La7, è riuscito a svelare, con un tempismo ed  una prontezza dialettica fuori del comune, i meccanismi truffaldini del talk show televisivo, quello tanto inviso a Beppe Grillo ed al M5S. 
Sì, stiamo parlando del salotto mediatico dove vengono ospitati contemporaneamente una decina persone tra politici, sindacalisti, accademici, imprenditori, burocrati, a cui il conduttore dà e toglie febbrilmente la parola seguendo un canovaccio prefissato che conosce solo lui, il tutto condito con pezzi giornalistici registrati di taglio aneddotico e con interventi esterni di cosiddetti esperti i quali, non potendo interagire direttamente con gli ospiti in studio per comprensibili difficoltà tecniche, finiscono per avere la voce più pesante, azzerando quel che resta di uno straccio di discussione che vorticosamente viene fatto abilmente volteggiare dal conduttore di palo in frasca.
Uno spettacolo culturalmente avvilente, che offende l'intelligenza del telespettatore medio, ma che ha fatto la fortuna personale di giornalisti come Bruno Vespa e Giovanni Floris ed ha persino proiettato sulla scena politica nazionale nuovi improbabili leader, grigi personaggi d'apparato che diversamente sarebbero passati del tutto inosservati.
E' il caso di Renata Polverini, esponente di una sindacato del tutto minoritario, l'UGL, la quale, inspiegabilmente ma ossessivamente è stata ospite di Floris per un paio di stagioni televisive, così conquistandosi sotto l'occhio complice delle telecamere la candidatura e successivamente l'elezione a governatore della Regione Lazio.
Come sia andata per il momento a finire la sua avventura politica non è qui neppure il caso di ricordarlo... purtroppo resta cronaca ancora quotidiana.
Indubbiamente, l'Infedele ha pretese culturalmente superiori a quelle nazionalpopolari di Porta a Porta o di Ballarò, dichiaratamente aspirando a suscitare un minimo di riflessione e di dibattito culturale tra i presenti; cosa che alla corte di Vespa e Floris è precluso, forse addirittura vietato a priori.
Lì, è il trito e ritrito tormentone giornalistico strizzacervelli che omologa qualsiasi idea in un crescendo di sandwich verbali, stereotipi, battute da avanspettacolo, battibecchi, insulti più o meno espliciti, gazzarra a scena aperta, finquando il conduttore, con un sorrisino soddisfatto, non decida di abbassare d'autorità l'audio in studio, virtualmente suonando il gong del fine ripresa, e mandando tutti negli spogliatoi per la pubblicità.


Cionondimeno l'impresa di Ricca è stata eclatante e, malgrado la petulanza spocchiosa di Gad Lerner ed il protagonismo pleonastico di uno degli ospiti, Corrado Formigli (conduttore dell'altro salotto di casa Telecom momentaneamente chiuso per ferie per lasciare spazio al programma di  Michele Santoro), egli è riuscito nell'impresa titanica di dimostrare all'utente televisivo, per giunta in diretta televisiva, quale subdolo inghippo mediatico si celi dietro l'apparente patinata neutralità di questi contenitori politici di regime.
Bravo Ricca!
Vedere per credere...