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domenica 20 giugno 2010

Vertenza Pomigliano: il PD ha detto sì!

Non è un mistero che il Partito Democratico perseveri nel miracolo di perdere ulteriormente consensi, malgrado Silvio Berlusconi stia in caduta libera nei sondaggi da settimane.
E’ vero: in un sistema bipolare che maggioranza e opposizione calino entrambi sembra un paradosso prima ancora della matematica che della politica.
Ma farsene una ragione non è difficile. Il tutto si spiega, accanto alla disastrosa condotta del governo del Pdl, con un’opposizione del Pd assolutamente inaffidabile, povera com’è di cultura, di idee e di coraggio.
La riprova di ciò è rappresentata dall’ultima uscita del suo segretario, Pierluigi Bersani, ai microfoni di Radio anch’io, venerdì scorso.
Il notista politico Stefano Folli gli chiede un chiarimento sulla vertenza Pomigliano: "Ha detto sì sostanzialmente all’accordo con riserva. Questo sì con riserva non si presta un po’ a qualche ambiguità? Che cosa esattamente intende con questo sì con riserva?"
Gli risponde Bersani:
"Intendo questo: che tutti quanti, politici, sindacalisti, commentatori, eccetera, abbiamo detto e ripetiamo: Pomigliano è un caso particolare, per 2 motivi.
1° perché siamo di fronte per la prima volta in Europa ad un’impresa che rilocalizza, venendo dalla Polonia in Italia, caso veramente singolare e anche auspicabile e auspicato;
2° perché Pomigliano è uno stabilimento che ha una vicenda, ecco, con un eufemismo dirò… 'complessa'. No? Abbiamo dei dati, storici, di quello stabilimento che ne fanno una particolarità del caso italiano.
Quindi, la soluzione che è stata trovata e che avrà il voto dei lavoratori, che si pronunceranno e che va rispettato e che io mi auguro sia in condizioni di preservare l’operazione d’investimento, quindi questo è chiaro!...
Io chiedo solo che non venga questa soluzione venduta come soluzione di modello, perché l’accordo presenta alcune delicatezze quanto a diritti fondamentali, delicatezze che secondo me possono essere tranquillamente riassorbite, insomma, nel tempo se non ne facciamo un fatto ideologico, emblematico, modellistico e andiamo alla sostanza: i 18 turni, la riduzione dell’assentesimo… perché ci vuole!…il rispetto di decisioni quando si devono fare i sabati… e così via.
Però si sono toccati dei tasti che è opportuno sdrammatizzare e non impancare ad un modello. Ho sentito qualche voce dal lato del governo che mi ha preoccupato un po’… Tutto qua!
Quindi, molto pragmaticamente, credo che la cosa possa essere affrontata in via positiva."


Traduzione dal bersaniano: siamo favorevoli all’accordo, ma poiché lede diritti fondamentali dei lavoratori, abbiamo la necessità di avere le spalle coperte sul piano mediatico. Se qualcuno del governo ne vuole fare una bandiera ideologica, siamo preoccupati. Ma se non ci pestano i piedi di fronte all’opinione pubblica, non ci sono problemi.

Il cerchiobottismo all’ennesima potenza, per arretrare sui diritti di chi, i lavoratori, il Pd dovrebbe in qualche modo rappresentare, come ricorderà dopo il suo leader.
Successivamente, un ascoltatore interviene nella trasmissione e pungola Bersani ad essere più esplicito:"Come mai il silenzio-assenso del PD su Pomigliano?"
Ecco l’impareggiabile risposta del segretario:
"Ma non è proprio un silenzio… è un assenso sul fatto che in una situazione come quella, non si può comunque perdere un investimento e non si può dire no ad un atto che, se verrà rispettato, se verrà rispettato, per la prima volta porterà, ripeto, una fabbrica dalla Polonia in Italia.
Poi c’è stata una forzatura: io dico assorbiamo questa forzatura, con il tempo. Assorbiamola! Vediamo i lavoratori cosa dicono, cerchiamo nei mesi prossimi di ricomporre un po’ le situazioni che si sono slabbrate, si sono rotte.
Quindi, attenzione: non è che non abbiamo orecchio a ‘sto problema. Il Partito Democratico è il partito del lavoro, è il partito delle grandi questioni sociali… non è che non abbiamo orecchio! Abbiamo cultura, abbiamo sensibilità. Dobbiamo darci più presenza, dobbiamo essere più convinti di questo, darci più organizzazione, più presenza ma… non dubiti l’ascoltatore, noi siamo quelli lì."

Quali? Quelli che non riescono neppure a difendere i diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione?
E’ in questa risposta, plasticamente, la crisi d’identità del Partito democratico: un partito che dimentica le proprie radici, se non per sacrificarle sull’altare di una competitività di cui ignora culturalmente il significato attuale. L’importante è che ciò avvenga nel silenzio complice dei media.
Un partito di impreparati, che hanno un’idea ottocentesca delle relazioni industriali, convinti come il segretario Bersani, che l’assenteismo in fabbrica si combatta sic et simpliciter... non pagando ai lavoratori l’indennità di malattia!
Probabilmente Bersani non ha la minima idea di cosa siano i circoli di qualità e di un modello di organizzazione del lavoro che ha fatto la fortuna di tante multinazionali dell’innovazione di prodotto.
Anche lui è convinto che l’industria italiana debba inseguire i cinesi, piuttosto che i tedeschi o i giapponesi, nel produrre a costi sempre più bassi prodotti di scarso contenuto tecnologico.
Anche a costo di tornare alle relazioni industriali di 100 anni fa. E di caricare la crisi economica e i danni della globalizzazione sui soli lavoratori.
Se i cavernicoli dirigono l’opposizione, è evidente che la crisi in Italia si stia drammaticamente avvitando su se stessa e che gli italiani non sappiano più a che santo votarsi.