domenica 29 marzo 2009

Il Partito che non c'è, l'ennesima trovata berlusconiana

Malgrado i fuochi fatui del congresso di fondazione del PDL, tutti debitamente sponsorizzati dal padre padrone Silvio Berlusconi, il panorama politico italiano resta plumbeo.
Alleanza Nazionale si è sciolta nel partito di plastica Forza Italia, dimostrando che è priva di un vero collante ideologico che non sia la mera aspirazione piccolo borghese a stare sempre e comunque dalla parte del potere, soprattutto se esercitato in forme sbrigative e minacciose.
E’ nato il Partito che non c’è, che continua a non esistere, di cui si parla però ossessivamente a causa del persistere, come ha detto ai microfoni di Report il prof. EdoardoFleischner, di un monopolio privato di un’istituzione: il sistema dei media.
In campo avverso, il Partito democratico continua ad annaspare, difettando anch’esso dalla nascita di una qualche prospettiva ideale: senza un congresso ricostituente, il reggente Dario Franceschini si affida ad alcune mosse tattiche per mettere in difficoltà il premier ma, evidentemente, non può fare più di tanto.
Sempre meglio di Veltroni, tant’è che è risalito leggermente nei sondaggi, a dimostrazione che di fronte allo zero assoluto, anche un vecchio boyscout si dimostra un gigante.
A proposito, Walter Veltroni è completamente uscito di scena, dimenticato da tutti nel giro di poche settimane. Adesso ci aspettavamo di trovarlo in Africa a combattere l’AIDS, la malaria o la fame, il suo sogno nel cassetto, di cui in più di un’occasione si è vantato. Errore! Il cassetto resta chiuso: è stato visto di recente tra i vip di uno dei tanti eventi mondani della Capitale… forse ha perso la chiave!
La stampa quotidiana dorme sonni profondissimi: in calo verticale nelle vendite e nella raccolta pubblicitaria, fa di tutto per non disturbare il manovratore; il quale magari, preso per le buone, potrebbe finire pure per sganciare qualche soldo pubblico per non farla affondare.
Ecco perché si è trasformata all’unisono nell’Eco di Arcore. Complimenti!
In televisione, lotta titanica per Riccardo Iacona con Presa Diretta e Milena Gabanelli con Report di fronte alla resa generale dei media alla pax berlusconiana: sono gli unici giornalisti in grado di farci vedere e capire il mondo che ci circonda.
Così, dai tagli alla ricerca al problema degli immigrati, dalla manna pubblica sul comune di Catania alla genesi del monopolio mediatico di Silvio Berlusconi, abbiamo tratto la convinzione che l’informazione quotidiana che ci viene propinata dalle reti del duopolio faccia veramente schifo.
Milena Gabanelli, nella puntata di domenica scorsa, ha dimostrato scientificamente come il potere berlusconiano in campo televisivo sia da tempo al di sopra della legge, indifferente alle sentenze della Corte Costituzionale o della Corte di giustizia europea; e che quelli che oggi indossano la casacca del Partito democratico sono tra i maggiori responsabili di questo stato di cose.
Memorabile fu l’intervento di Luciano Violante alla Camera nel 2003 che dichiarò espressamente l’assoluta connivenza sin dal 1994 degli ex comunisti alle pretese del Cavaliere, alludendo ad una sorta di accordo, tanto segreto quanto inconfessabile, che garantì l’intangibilità delle televisioni berlusconiane.
Di fronte al naufragio morale prima che politico del centrosinistra, che dura ormai da almeno quindici anni, è chiaro che chiunque si fosse trovato al posto di Berlusconi avrebbe finito per diventare suo malgrado il mattatore della politica italiana.
Un’ultima osservazione: la politica economica del governo del PDL si sta rivelando di giorno in giorno sempre più disastrosa.
La crisi economica affonda nelle tasche degli Italiani e questi dilettanti al governo se ne vengono fuori tagliando la spesa in settori strategici come scuola, ricerca e università, dopo aver lasciato a secco le pantere della polizia: tagli impressionanti, per decine di migliaia di posti di lavoro in un contesto occupazionale già gravissimo.
Non solo, propongono il cosiddetto Piano casa, quanto di più improbabile e devastante si possa concepire in campo edilizio, un provvedimento che rappresenta un condono a 360 gradi a cui pure le regioni guidate dal centrodestra sembra si siano ribellate. Una sorta di laissez faire del mattone, i cui preoccupanti contorni restano fortunatamente per ora circoscritti alla fervida mente del Cavaliere.
Sta di fatto che tale misura viene sbandierata da Tremonti & c. come il principale stimolo per far ripartire l’economia: nulla di più lontano della realtà.
Non bisogna essere dei Nobel per capire che il rilancio italiano passa per i mercati internazionali, attraverso l’innovazione di prodotto e di processo che rivitalizzi la domanda estera; non dal mercato interno, per giunta attraverso lavoretti di edilizia privata affidati spesso a manovalanza irregolare, giusto per tacitare i palazzinari e qualcun altro che vuole chiudere il balcone o farsi il box auto con poca spesa.
Solo un’informazione deviata potrebbe accreditare come efficace un’idea così stravagante e velleitaria: ma leggendo i quotidiani, quasi tutti si sbilanciano in elogi sperticati alla grande trovata berlusconiana, l'ennesimo coniglio dal cilindro.
Purtroppo di trovata in trovata, di battuta in battuta, l'economia italiana si trascina sull’orlo di un baratro.
Non contenti, i due vuoti politici a perdere, PDL e PD, continuano a scherzare pure sul federalismo!
Durante la votazione alla Camera, il Partito democratico si è astenuto ancora una volta: in un sistema bipolare, per l’opposizione lasciar passare senza fare una piega un provvedimento del genere, che si preannuncia come l’ennesimo buco nero in campo costituzionale, è mostruosamente kafkiano
Ma quando ci libereremo finalmente di questo incubo?

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