domenica 3 gennaio 2010

Il nuovo triangolo di Tartaglia

Dall’episodio di Piazza Duomo del 13 dicembre al discorso di Capodanno del Capo dello Stato ne è veramente passata tanta di acqua sotto i ponti.

Innanzitutto, abbiamo visto la nascita del Partito dell’Amore, ultimo riuscito brand del Pdl. Così i Gasparri, i Cicchitto, i La Russa, sono d’improvviso seguaci di un’organizzazione politica che nata come partito-azienda, è diventata grazie al gesto insano dello psicolabile di Milano, una setta religiosa che predica la pace, la povertà (altrui), la tolleranza, l’amore verso il prossimo…
Che poi additi in Parlamento come propri nemici i Santoro, i Di Pietro, quel "terrorista mediatico" di Marco Travaglio è semplicemente un dettaglio, anzi una malevola allusione alle parole amorevoli, addirittura appassionate, pronunciate dall’ex piduista Fabrizio Cicchitto che intendeva, con quel felice discorso, semplicemente denunciare il clima d’odio messo su dall’opposizione a cui voleva, nonostante tutto, tendere una mano e invitare alla riflessione quanti ancora si ostinano a non riconoscere la statura (istituzionale) del premier.
Così ci tocca assistere da oltre venti giorni ad una rassegna della politica italiana intrisa di buoni sentimenti, di parole d’ordine come apertura al dialogo, toni smorzati, clima più sereno, avvio di un percorso condiviso di riforme.
La ciliegina sulla torta è stata la lettera di auguri natalizi inviata al Papa per il tramite del cardinale Tarcisio Bertone dal fervente cattolico Silvio Berlusconi che, in un passo, così lo rassicura:
"Posso confermare che i valori cristiani testimoniati dal Pontefice sono sempre presenti nell’azione del Governo da me presieduto, che adotterà tutte le misure necessarie per garantire la serenità e la pace sociale."

Che cosa pretendere di più?
Siamo governati non solo da un grande imprenditore, vittima incolpevole dell’odio comunista, ma anche da un uomo timorato di Dio, che osserva con scrupolo missionario i dieci comandamenti, per giunta benefattore degli Italiani.
Il resto, come direbbero all'unisono Marcello Dell'Utri e l'Augusto Minzolini del TG1, sono tutte minchiate.
A questo punto, come non sfruttare questa fortunata congiunzione astrale, per fare le riforme istituzionali?
Quando mai ritroveremo nella Storia un tal Uomo che possa accompagnare per mano l’umbratile Italia?
Intanto, cogliendo l’occasione di un Parlamento ancora in vacanza, si riabilita un Padre della Patria: l’esule Bettino Craxi da Hammamet.
Sì, proprio lui, stiamo parlando del filosofo della nuova Città del Sole: Tangentopoli.
Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, in procinto di intitolargli una via o un parco, ne vuole celebrare in pompa magna la memoria: nel frattempo, lo equipara giustamente a Giordano Bruno e a Giuseppe Garibaldi.
Più pacatamente, come è ormai uso lessicale dei Democratici dopo il contributo decisivo della segreteria di Walter Veltroni, Piero Fassino ne esalta la figura di piccolo Davide che osò sfidare i due Golia politici, Democrazia cristiana e Partito comunista:
"Non ci sono dubbi. Craxi è stato un politico della sinistra, nel solco della storia del socialismo riformista. Ha rivitalizzato il Psi, ha intuito prima di altri quanto l’Italia avesse bisogno di una modernizzazione economica ed istituzionale, su questo sfidò due grandi forze come la Dc e il Pci ed avvertendo il rischio di non farcela, non sfuggì alla tentazione di un alleanza con i poteri forti, come la P2 di Gelli, terreno sul quale è maturata la degenerazione e la corruzione".
Un ragionamento, il suo, frutto di una analisi politica acutissima: nessuna sorpresa se, alle celebrazioni per il decennale della scomparsa del Nuovo Eroe, lo dovessimo vedere sfilare a fianco del Venerabile mentre si autoflagella ai piedi del mausoleo di Hammamet.
Ma il segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, non commenta.
Sono ormai oltre due mesi che, preso troppo sul serio l’invito del presidente Napolitano ad abbassare i toni, ha persino azzerato il volume: tace.
Qualcuno vede nel suo immobilismo l’aplomb tipico di un amministratore di condominio; e continuando così ancora per qualche giorno, mentre in Puglia e Lazio il partito si dilania nel non scegliere i candidati alle prossime Regionali, ne diventerà a pieno titolo il commissario liquidatore.
Infine, Massimo D’Alema, grazie al suo proverbiale fiuto che ne fa da sempre il politico italiano più intelligente e perdente, spinge i suoi a cercare ad ogni costo l’accordo per le riforme con il grande costituzionalista Silvio Berlusconi, ricevendo l’assenso a reti unificate del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Che, tuttavia, nel messaggio di fine anno si è dimenticato di fare ammenda dell'errore compiuto nel luglio 2008 per aver promulgato su due piedi il palesemente incostituzionale lodo Alfano, poi cassato senza mezzi termini dalla Suprema Corte nello scorso ottobre.
Ma a questo punto siamo tutti sollevati di morale.
Perché agli albori del 2010, forse proprio a causa dell'esecrabile gesto di Massimo Tartaglia, il folle teppista del Duomo, si respira un clima diverso tra il presidente Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani (alias Massimo D'Alema).
Che si stia disegnando un nuovo triangolo nel firmamento finora plumbeo della politica italiana?

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