lunedì 5 dicembre 2011

Dentro la macelleria Monti, Bersani fa il pesce in barile

E' molto interessante leggere oggi l'analisi del vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, sulla manovra appena varata dal governo Monti.
Riconosce che "dal governo dei Professori ci saremmo aspettati qualcosa di più" ma ritiene che si sia fatta "un po' meno 'macelleria sociale' di quanto si temeva".
Poi affonda il colpo: "Non serviva un autorevolissimo tecnico prestato alla politica come Monti, che con i suoi atti ha combattuto in Europa i grandi trust del pianeta e che con i suoi articoli si batte da anni per la modernizzazione del Paese, per varare una manovra che ha comunque un vago sapore di stangata vecchio stile. Non serviva una squadra d'élite per mettere insieme un pacchetto di misure che comprendono la solita infornata di imposte per i contribuenti e la solita carestia di risorse per gli enti locali."
Il giudizio è talmente negativo che non richiede ulteriori commenti. Anche per Giannini è sconcertante che la manovra sia in gran parte fatta di aumenti di imposte e tasse (ben 17 su 30 miliardi), tenuto conto che la pressione fiscale per Bankitalia viaggia e viaggerà (a maggior ragione nel prossimo biennio) su livelli record.
Adesso non staremo lì a stroncare, uno ad uno, i singoli provvedimenti.
Comunque, il quadro tracciato non lascia adito a dubbi: la manovra è profondamente iniqua.
Infatti Giannini è costretto ad ammettere, ad uso e consumo dei suoi lettori,   che "Con la pistola del Cavaliere alla tempia, il premier ha dovuto rinunciare a spostare drasticamente il prelievo, dal reddito al patrimonio. È deludente che un governo tecnico non sia stato in grado di varare un'imposta sulle grandi fortune sul modello francese, e non abbia nemmeno tentato di riequilibrare l'imposizione sulle rendite finanziarie (ferma al 20%) rispetto a quella sul lavoro (ormai a quota 36%)."
Così come è stato fatto un buco nell'acqua nel contrasto all'evasione fiscale (che ogni anno vale 120 miliardi di euro, all'incirca il totale delle cinque manovre fatte nel 2011).
Insomma: non è colpa di Monti se la manovra è inguardabile.
Per i vertici di Repubblica, la colpa è ancora una volta del Cavaliere (sempre lui), che ha preteso dal Professorone ampie rassicurazioni sulla mancanza di un'imposta patrimoniale e di una seria lotta agli evasori.
Diamo per buona questa interpretazione. Ma il leader dell'opposizione che fu, Pierluigi Bersani, che cosa ci stava a fare nel frattempo?
Ad accettare supinamente i diktat berlusconiani? E a farsi non solo passare sopra la propria testa una riforma delle pensioni, spietata, ma persino quella che Giannini riconosce come la "tassa sul pensionato", cioè il blocco della rivalutazione dei vitalizi sopra i 940 euro mensili. 
Traduzione bocconiana: l'inflazione? Scarichiamola su pensionati poveri e dipendenti col contratto bloccato!
Bersani, che ieri sera si è detto "parzialmente deluso" (ma anche, come direbbe Se po' ffà Veltroni, parzialmente soddisfatto), facendo la sua consueta parte di pesce in barile, non è riuscito neppure a spuntare che sui capitali già scudati a suo tempo col misero 5% da Tremonti, fosse fatta pagare una maggiorazione più alta dell'innocuo1,5%.
Soltanto per fare un paragone, l'Inghilterra farà pagare il 50% dei redditi generati sui conti svizzeri dai cittadini di sua Maestà, oltre una sovrattassa.
La macelleria Monti, che notoriamente non fa sconti a nessuno, chissà perché, a coloro che hanno portato illecitamente i capitali all'estero, spesso di matrice criminale, concede un privilegio incredibile: solo il 6,5% di tassazione.
Insomma anche questa volta, l'incorreggibile PD lascia che la sua gente venga fregata alla grande, all'ombra del governo tecnico. Bravo Bersani!
Ragassi! 'Sto segretario qui è proprio un portento!


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