L'editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica scorsa corredato dalla sua aggiunta di ieri in cui circostanzia a modo suo le accuse contro la Procura di Palermo, rea a suo dire di aver intercettato illegittimamente Giorgio Napolitano e poi di non averne subito distrutto i contenuti, è stato azzerato dalle numerosissime critiche degli addetti ai lavori in conseguenza degli enormi e diffusi strafalcioni giuridici che ne minano pressoché tutte le argomentazioni.
Neppure uno studentello, magari ancora in procinto di cimentarsi nello studio delle sudatissime procedure, avrebbe commesso un tal peccato, al tempo stesso, d'ingenuità, d'ignoranza e di presunzione.
Eppure Scalfari, noncurante di accumulare in poche righe castronerie su castronerie in un percorso minato che certamente ha finito per non rendere un buon servizio al suo amato Presidente né al giornale che lo deve ospitare in virtù di antichi meriti (decisamente prescritti), sembra animato da una sola grande preoccupazione: che le telefonate tra Nicola Mancino e Giorgio Napolitano vengano al più presto distrutte, rinverdendo suo malgrado i fasti dell'epopea berlusconiana.
Insomma, da buon amico del Presidente della Repubblica, Scalfari lascia pensare che neanche lui è disposto a mettere la mano sul fuoco sulla esemplarità costituzionale delle intercessioni telefoniche del Colle a favore dell'indagato Mancino.
Se qualcuno tra gli Italiani si ostinasse ancora a pensare che quella del Quirinale è una casa di vetro nella quale l'attuale inquilino agisce in perfetta trasparenza e soprattutto in coerenza con il diluvio dei suoi vacui moniti e tracimanti esternazioni, ecco che è stato prontamente smentito.
Pare che sia l'Avvocatura dello Stato che il consigliere giuridico di Napolitano, Loris D'Ambrosio, protagonista lui stesso delle suddette performances via cavo, si starebbero muovendo, la prima, chiedendo chiarimenti alla Procura palermitana, il secondo, addirittura per ottenere l'acquisizione dell'intero fascicolo.
Insomma, invece di mettere tutto nero su bianco e far emergere alla luce del sole il contenuto di quelle conversazioni proprio per fare piazza pulita di tutte le illazioni costruite sul "nulla", come ha sdegnosamente precisato il Presidente, la macchina del Quirinale starebbe virando in tutt'altra direzione.
Quanto a Scalfari, decisamente gli esami per lui non finiscono mai.
Per risparmargli altre brutte figure, possibile che a Piazza Indipendenza non ci si attrezzi finalmente a impartirgli lezioni private, passandogli appunti di diritto costituzionale e di procedura penale?
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