venerdì 17 agosto 2012

Gustavo Zagrebelsky a Giorgio Napolitano: "Perché lo fai?"

Su Repubblica di oggi viene pubblicato, sicuramente facendo dispiacere ad Eugenio Scalfari, un appassionato intervento del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che si appella al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché torni sui suoi passi e ritiri il decreto del 16 luglio con cui ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Palermo per la vicenda delle intercettazioni telefoniche indirette di lui con Mancino e che Re Giorgio  pretende in tutti i modi vadano distrutte prima che la pubblica opinione ne apprenda il contenuto.

Con tutta la studiata cautela e la personale riflessione di un insigne giurista, Zagrebelsky gli fa capire che non solo personalmente in questo modo si è ficcato in un vicolo cieco ma ha messo in crisi l'intero assetto costituzionale costringendo la Corte Costituzionale ad un pronunciamento che, quale esso sia, finirà per modificare la Costituzione, contro la volontà ed il silenzio dei padri Costituenti. E sottolinea:
"Per di più, su un punto cruciale che tocca in profondità la forma di governo, con irradiazioni ben al di là della questione specifica delle intercettazioni e con conseguenze imprevedibili sui settennati presidenziali a venire, che nessuno può sapere da chi saranno incarnati. Il ritegno del Costituente sulla presente questione non suggerisce analogo, prudente, atteggiamento in coloro che alla Costituzione si richiamano?".

Tuttavia quello di Zagrebelsky non è solo un accorato appello ma un rimprovero bello e buono, vada anche per l'affettuoso, rivolto al Capo dello Stato per la sua condotta avventata. Infatti esordisce così (beninteso, con la garbata omissione di un 'non'):

"È davvero difficile immaginare che il presidente della Repubblica, sollevando il conflitto costituzionale nei confronti degli uffici giudiziari palermitani, abbia previsto che la sua iniziativa avrebbe finito per assumere il significato d'un tassello, anzi del perno, di tutt'intera un'operazione di discredito, isolamento morale e intimidazione di magistrati che operano per portare luce su ciò che, in base a sentenze definitive, possiamo considerare la "trattativa" tra uomini delle istituzioni e uomini della mafia. Sulla straordinaria importanza di queste indagini e sulla necessità che esse siano non intralciate, ma anzi incoraggiate e favorite, non c'è bisogno di dire parola, almeno per chi crede che nessuna onesta relazione sociale possa costruirsi se non a partire dalla verità dei fatti, dei nudi fatti. Tanto è grande l'esigenza di verità, quanto è scandaloso il tentativo di nasconderla."

Per favore, somministrate d'urgenza un calmante al corazziere di complemento Scalfari anche perché Zagrebelsky invita il Presidente a non lasciarsi "fuorviare dal coro dei pubblici consensi".



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