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domenica 23 settembre 2012

Pancia piena e piazza vuota

Repubblica, Libero e Il Giornale nell'edizione on line hanno praticamente titoli-fotocopia a proposito dell'intervento di ieri pomeriggio di Beppe Grillo a Parma.


Repubblica è il primo a titolare sulla piazza semivuota
 
Clamoroso errore di Libero: nell'occhiello confonde il sindaco Federico Pizzarotti con Giovanni Favia 
 
Il Giornale dopo qualche minuto ha preferito aprire sull'immagine inquietante di Sallusti che rischia la galera
  
Non è la prima volta che succede, ma negli ultimi tempi è diventato sin troppo frequente.
L'inciucio giornalistico è servito: quello che non era riuscito a Massimo D'Alema (con tutta la sua buona volontà) e a Silvio Berlusconi ai tempi ruggenti della Bicamerale, riesce ora a Ezio Mauro, Alessandro Sallusti (che, come confessa il suo giornale, per i giudici è "socialmente pericoloso") e Vittorio Feltri.
Per esorcizzare il pericolo Grillo questa volta l'attenzione si concentra sul numero dei partecipanti alla kermesse del Movimento 5 Stelle, minore delle attese ma non al punto di titolare "piazza semivuota".

Non è un sabato elettorale, la spianata di Parma non è stracolma come qualche mese fa alla vigilia dell'affermazione elettorale del sindaco Pizzarotti, ma pur sempre due-tremila persone assistono alla manifestazione in una giornata di settembre, mese classicamente di ritorno al lavoro ed alle consuete peripezie quotidiane. 
Nel suo intervento il leader della forza politica che i sondaggi accreditano ormai stabilmente tra i possibili vincitori delle prossime elezioni del 2013, dopo aver bocciato l'inceneritore in costruzione, ha parlato di onestà, di partecipazione diretta dei cittadini alla vita amministrativa del loro comune, rivolgendo fra l'altro un grosso elogio a Federico Pizzarotti (che interviene sul palco, ci dispiace per Libero!), di referendum sull'euro, di volontà non di dare vita ad un partito ma di sollecitare una "rivoluzione di civiltà, di cultura e di pensiero".
Beppe Grillo non dimentica i media,  stigmatizzando il vergognoso ruolo che stanno svolgendo in questi mesi di autentica stampella della Casta, concludendo il suo breve intervento con una sacrosanta verità:
"Se avessimo avuto un'informazione normale non avremmo una politica così".
Come dargli torto?
L'analoga titolazione di quotidiani che culturalmente dovrebbero posizionarsi ai lati opposti dello schieramento partitocratico, la dice lunga su come la vecchia politica intenda fronteggiare il Movimento 5 Stelle. 
E' il partito della pancia piena che cerca di fare terra bruciata attorno ai grillini, fregandosene altamente dei mille scandali che ne hanno ormai azzerato la credibilità: quello della Roma trimalcionesca guidata dalla governatrice Renata Polverini è solo l'ultimo della serie.

Perché se il PDL piange, il PD non può ridere.
E' possibile che in tutti questi anni i democratici di Bersani non si fossero resi conto dell'enorme sperpero di soldi pubblici operato dai gruppi consiliari della regione Lazio?
Soltanto adesso, a verminaio scoperchiato, il capogruppo PD Esterino Monti se ne esce con una dichiarazione a Repubblica che lascia perlomeno sconcertati:
"Nessuno qui dentro può dire che il PD si è intascato soldi. L'unica nostra colpa, se c'è, è quella di non averli rifiutati". 
Un'autocritica blanda e che giunge fuori tempo massimo, non fosse altro per il piccolo particolare che nel frattempo venivano tagliati con l'accetta posti letto, ospedali e servizi ai cittadini.

Eppure i media continuano a prendersela con Beppe Grillo che urla dal palco: 
"Noi siamo un movimento di incensurati. I soldi dei rimborsi elettorali li abbiamo lasciati lì. Quello che gli altri devono fare, noi lo abbiamo già fatto. A Parma è arrivata una persona onesta e questa è la rivoluzione".
Effettivamente per la Casta le sue sono parole eversive, da far tremare i polsi...
Ecco perché più che a quello che dice, il partito trasversale della pancia piena, ostriche e champagne, punta tutto sui numeri della manifestazione grillina.

Ecco uno stralcio del suo intervento, con la parte censurata dai media per trastullarsi con l'insulso tormentone piazzapiena-piazzavuota, ovvero tutto quello che succede nel mondo e che non osiamo più neppure sapere:

sabato 2 giugno 2012

Più l'informazione si accanisce contro Grillo, più il Movimento 5 Stelle conquista consensi

Il boom di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle ha mandato in tilt non solo i palazzi della politica, dove la Casta è acquartierata da decenni in mezzo ai privilegi (non ultimo la scorta che li accompagna, persino quando vanno a fare la spesa all'Ikea, vero senatrice Finocchiaro?), ma le redazioni dei giornali che stanno veramente impazzendo per scaraventare contro il Beppe nazionale, tutto ciò che può passare mediaticamente per distruggerne l'irresistibile ascesa verso la più che probabile vittoria alle elezioni politiche della prossima primavera.
Perché già adesso i sondaggi danno il suo movimento in vista del 24-25%, bruciando sullo scatto persino il Pd, e diventando forse la prima forza politica in Italia, per giunta senza essere un partito, senza un soldo di finanziamento pubblico e senza un briciolo di presenza in televisione.
Un passaggio d'epoca, fino a qualche giorno fa roba da libro dei sogni.
Insomma, all'improvviso nel firmamento della politica italiana è nata una stella, o meglio ne sono nate 5!
E c'è da scommettere che di qui ad un anno, bomba o non bomba (come giustamente denuncia il suo leader sul noto refrain di Antonello Venditti), per il Movimento 5 Stelle sarà l'apoteosi, in barba alla Casta ed a quanti si augurano che con qualche attentato sanguinoso si possa bloccare la legittima e democratica aspirazione degli Italiani ad avere finalmente voce in capitolo nelle scelte collettive, senza la pelosa e asfissiante intermediazione dei partiti.
Per questo i due maggiori quotidiani nazionali fanno a gara nel tentare di fare le pulci alla vittoria di Grillo.
E' partito lancia in resta Repubblica, insinuando, già la sera stessa della vittoria di Federico Pizzarotti a Parma, che il giovane neosindaco avesse preso da subito le distanze dal proprio leader.
Come? Con un'intervista in cui vengono riportate le sue prime adrenaliniche dichiarazioni da vincitore inatteso, fatte passare come vera e propria dichiarazione d'intenti, degna di un consumato uomo politico.
Tanto è bastato per creare un caso, su cui altri giornali si sono fiondati a corpo morto, con l'Unità che addirittura titolava perfidamente solo due giorni dopo l'exploit elettorale: "Pizzarotti-Grillo, c'eravamo tanto amati..."
Puro sciacallaggio mediatico, a confronto del quale i mitici panini del Tg1 di Minzolini sembrano l'audace colpo dei soliti ignoti.
Ma il gioco di dividere subito i vincitori è stato così scoperto e precipitoso che soltanto qualche lettore distratto avrebbe potuto abboccare.
E' poi intervenuto lo stesso Pizzarotti a smantellare tutto il castello di carta così faticosamente costruito a Piazza Indipendenza.
Non paga del magro risultato,  Repubblica ha tentato di strumentalizzare il defenestramento avvenuto prima delle Comunali di tal Tavolazzi, accusato da Grillo di promuovere una fronda interna e che poi, una volta messo alla porta, sarebbe voluto rientrare in partita cercando di ottenere dal neosindaco grillino addirittura la poltrona di direttore generale del comune di Parma.
Va da sè che, al di là del merito della sua espulsione, è quanto meno deprecabile che chi è stato mandato via dal portone principale della politica, rientri dalla finestra sotto le mentite spoglie di tecnico.
Ma tanto è bastato perché  i seguaci di Scalfari titolassero che Beppe Grillo era nientedimeno il mandante di una "fatwa" nei suoi confronti, la seconda consecutiva (secondo loro!) dopo il monito da lui stesso lanciato contro la partecipazione dei suoi candidati ai talk show televisivi.
Sì, avete capito bene: Repubblica rinfaccia al leader del Movimento 5S di aver dichiarato contro il Tavolazzi peggio di un ostracismo, una condanna per capirci come quella a suo tempo emanata dal regime iraniano degli ayatollah contro lo scrittore Salman Rushdie, controverso autore dei "Versetti satanici".
A quale livello di imbarbarimento intellettuale deve scendere il secondo quotidiano italiano (particolare non trascurabile, che riceve sostanziosi finanziamenti pubblici), per portare avanti una violentissima quanto inusitata e ingiustificata campagna di stampa contro Grillo, è sotto gli occhi di tutti.
Non vogliamo pensare che  pure da parte della proprietà e direzione di quel giornale il successo elettorale di Beppe Grillo possa essere vissuto con angoscia come una seria minaccia a quel sistema gelatinoso di cui troppi e spesso occulti poteri hanni beneficiato in questi anni, intrecciando relazioni pericolose con la Casta.

Ma il massimo del tragicomico è stato raggiunto dal Corriere della Sera che, nell'edizione Corriere TV,  fa sapere che Beppe Grillo ripete nei comizi, udite udite, le stesse battute; e per dimostrarlo riporta un video ripreso dal comizio finale di Parma del 18 maggio e da quello di Garbagnate di due giorni prima. Nel collage presentato, accostando ossessivamente frammenti di immagini dei due interventi verrebbe immortalata la sua colpa.
Un autentico autogol del Corriere che, per voler parlare alla pancia del Paese screditando la figura pubblica di Grillo, finisce per lanciargli un formidabile  assist.
Infatti che un leader politico dica le stesse cose parlando a platee diverse non solo non è disdicevole ma è addirittura auspicabile, anzi in un paese normale dovrebbe essere la regola.
Meravigliarsi di ciò fino al punto  da ritenere che Grillo venga così colto in fallo, significa ammettere che i giornalisti del Corriere sono abituati a politici che di fronte agli imprenditori dicono una cosa, ai commercianti un'altra, ai pensionati un'altra ancora e quando si trovano davanti agli operai chiudono il cerchio sparlando dei primi; insomma degli autentici voltagabbana pronti a menare per il naso gli ingenui cittadini.
E come mai stesso zelo e anologa osservazione non sono riservati all'ABC della politica, il trio Alfano-Bersani-Casini e Casta cantante?
Forse che costoro sono talmente noiosi e incomprensibili che nessuno sarebbe disposto gratuitamente  a subirne le contorsioni verbali che, a seconda delle circostanze, oscillano tra il criptico, il vuoto e lo sgrammaticato.
Un  caso da scuola è poi il linguaggio di Pierluigi Bersani, come già altre volte abbiamo notato, che riesce a parlare per ore senza dire assolutamente nulla, ponendo l'accento su parole vuote e  brandendo come armi roboanti affermazioni veramente senza né capo né coda, un volo pindarico oltre il surreale.
Sintatticamente i suoi discorsi pubblici sono un vero percorso minato: i famosi anacoluti del segretario del PD si trasformano, nelle irresistibili gag di Maurizio Crozza, in autentici tormentoni: Ragassssi, non siam qui a toglier le macchie dal manto dei giaguari...
Ma l'infortunio del Corriere della Sera è stato in qualche modo riscattato dalla bella intervista che Gian Antonio Stella fa a Beppe Grillo, pubblicata ieri su 'Sette', l'inserto settimanale del quotidiano di via Solferino. Leggetela, è interessantissima.
E a proposito di riforme costituzionali ecco come conclude Grillo:
"Beh, siamo stati scottati: il Parlamento deve avere l'obbligo di discutere delle leggi popolari che vengono presentate. L'obbligo. E poi il referendum senza quorum. Due o tre cose. Per arricchire una Costituzione che è già meravigliosa per conto suo ma non prevede lo spazio  necessario per i cittadini".
E questa sarebbe antipolitica? Magari subito!