Non è un mistero che il Pd, sin dalla sua nascita, consideri strategica la collaborazione con il centrodestra per varare le cosiddette riforme istituzionali; ma, con la sconfitta patita nelle elezioni del 13-14 aprile, la predilezione all’inciucio si è fatta via via più netta, anche su questioni di ordinaria amministrazione, ad esempio per talune scelte di politica economica.
A luglio dicemmo che il Cavaliere non aveva al momento alcun interesse ad assecondare l’istinto accomodante della leadership democratica. Avrebbe aspettato probabilmente la vigilia di un durissimo inverno per aprire agli uomini di Se po' ffà.
Nel frattempo abbiamo assistito al disfacimento completo dell’opposizione parlamentare con un Veltroni più intento ad attaccare Di Pietro che il Cavaliere, dal momento che i sondaggi danno il partito democratico in caduta libera, forse addirittura sotto il 28%.
Ultimamente, vedendosi la terra mancare sotto i piedi proprio a causa di una linea politica praticamente inesistente, infarcita soltanto di vuote parole come responsabilità, dialogo, pacatezza, giustizialismo, moderazione, semplificazione della politica ed altre amenità del genere, Veltroni si è all’improvviso risolto a parlare di emergenza democratica, dittatura strisciante, diritto dell’opposizione a fare l’opposizione (finalmente!) e di attaccare in prima persona il Cavaliere.
Ma se si vanno a recuperare le cronache di questi giorni, il suo è stato un attacco tardivo e sconsiderato, una sorta di finto proclama: infatti, che senso abbia adesso dichiarare ai quattro venti di voler stoppare la candidatura di Berlusconi al Quirinale tra cinque anni (!), qualcuno glielo dovrebbe domandare.
Persino il suo mentore, Eugenio Scalfari, preferisce non commentare simili sciocchezze, probabilmente stufo di dovere correre settimanalmente in suo soccorso.
La sortita di Veltroni fa il paio, come avemmo a suo tempo già modo di sottolineare, con quell’altra pronunciata al forum dei circoli lombardi del Pd qualche mese fa quando fece intendere che, insieme a quelle del 2013, già pensava alle elezioni del 2018…
Non a caso il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, vista la china pericolosa che ha imboccato il suo capo, lo maramaldeggia di continuo, arrivando a dargli del ridicolo e dell’inadeguato.
E’ in tale stato di irrisolutezza che l’ex sindaco di Roma dovrebbe capeggiare la manifestazione del 25 ottobre, da lui indetta in solitudine addirittura tre mesi fa, dopo la figuraccia patita per aver disertato senza un motivo plausibile la manifestazione del 10 luglio a Piazza Navona contro il governo.
Siamo al 10 ottobre ma lui stesso non è ancora sicuro se l’evento si terrà perché, fa capire, "se la situazione della crisi finanziaria precipitasse ulteriormente e ci si trovasse in una autentica emergenza, siamo tutte persone responsabili con la testa sulle spalle…" (1).
Addirittura il suo braccio destro Goffredo Bettini, preso in contropiede dall’ennesima veltroneria, si è affrettato a smentirlo seccamente: "la manifestazione del 25 ottobre si farà".
Comunque, neppure si sa bene su quali contenuti; ad esempio, l’impareggiabile Walter sarebbe tentato di farla diventare anche giornata contro il razzismo.
Noi gli suggeriamo, per rendere il programma ancora più allettante, di aggiungerci la lotta alla fame nel mondo, ai gas serra, al buco dell’ozono, alle guerre, all’inquinamento, alla criminalità… Magari in questo modo riuscirà finalmente a riempire una piazza.
Ma il vero capolavoro costruito in questi mesi da Se po' ffà è l’aver prolungato a dismisura la luna di miele del Cavaliere con gli Italiani: infatti, gli ultimi rilevamenti danno la popolarità del Cavaliere al 60% e oltre: purtroppo, di fronte a tanta confusione di idee, uno tosto come Berlusconi giganteggia, nonostante la sua scadente guida politica.
Sì, l’uomo di Arcore, impenitente guascone, millanta se non altro un grande ottimismo, una dote forse pericolosa dato il suo ruolo ma che di certo non lo rende indifferente alla gente: confessa le sue durature qualità persino sotto le lenzuola, a bella posta rasentando, a seconda dei gusti, il ridicolo o il patetico; ironizza con barzellette di pessimo gusto sul carovita; mostra un grande attivismo, magari solo per varare altre leggi ad personam, tagliare la spesa sociale (vedi il voto di fiducia sul decreto Gelmini che cancella migliaia di posti di lavoro nella scuola) o consegnare l’Alitalia su un piatto d’argento ad una cordata di imprenditori dopo aver lasciato i debiti in testa ai contribuenti italiani, che sembrano però non accorgersene.
Eppure un po’ di risentimento ce lo dovrebbero avere se non altro per l’inettitudine finora mostrata dal suo governo sui temi economici mentre le famiglie continuano ad impoverirsi.
Se ciò non accade è anche frutto del lavoro oscuro ma prezioso per il Cavaliere compiuto in questi mesi dal leader dell’opposizione che non perde occasione per farla apparire inutile e senza prospettive: basta pensare alla farsa del governo ombra...
Anche la pronta disponibilità del Pd a collaborare con il governo per gestire l’emergenza causata dall’improvvisa caduta delle borse mondiali, lascia veramente interdetti non fosse altro perché, non essendo stata avanzata nessuna richiesta in questa direzione da parte del governo, appare stonata rispetto alla durezza dello scontro verbale in essere tra i due poli.
Come se Veltroni avesse preso la palla al balzo della crisi finanziaria internazionale per tornare alla politica che gli è più congeniale: fare da spalla al Cavaliere, magari per permettergli qualche altra fuga in avanti.
Questo navigare a vista da parte del partito democratico risulta veramente deleterio e conferma per altri versi il suo peccato originale: l’assoluta inconsistenza ideologica.
A luglio dicemmo che il Cavaliere non aveva al momento alcun interesse ad assecondare l’istinto accomodante della leadership democratica. Avrebbe aspettato probabilmente la vigilia di un durissimo inverno per aprire agli uomini di Se po' ffà.
Nel frattempo abbiamo assistito al disfacimento completo dell’opposizione parlamentare con un Veltroni più intento ad attaccare Di Pietro che il Cavaliere, dal momento che i sondaggi danno il partito democratico in caduta libera, forse addirittura sotto il 28%.
Ultimamente, vedendosi la terra mancare sotto i piedi proprio a causa di una linea politica praticamente inesistente, infarcita soltanto di vuote parole come responsabilità, dialogo, pacatezza, giustizialismo, moderazione, semplificazione della politica ed altre amenità del genere, Veltroni si è all’improvviso risolto a parlare di emergenza democratica, dittatura strisciante, diritto dell’opposizione a fare l’opposizione (finalmente!) e di attaccare in prima persona il Cavaliere.
Ma se si vanno a recuperare le cronache di questi giorni, il suo è stato un attacco tardivo e sconsiderato, una sorta di finto proclama: infatti, che senso abbia adesso dichiarare ai quattro venti di voler stoppare la candidatura di Berlusconi al Quirinale tra cinque anni (!), qualcuno glielo dovrebbe domandare.
Persino il suo mentore, Eugenio Scalfari, preferisce non commentare simili sciocchezze, probabilmente stufo di dovere correre settimanalmente in suo soccorso.
La sortita di Veltroni fa il paio, come avemmo a suo tempo già modo di sottolineare, con quell’altra pronunciata al forum dei circoli lombardi del Pd qualche mese fa quando fece intendere che, insieme a quelle del 2013, già pensava alle elezioni del 2018…
Non a caso il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, vista la china pericolosa che ha imboccato il suo capo, lo maramaldeggia di continuo, arrivando a dargli del ridicolo e dell’inadeguato.
E’ in tale stato di irrisolutezza che l’ex sindaco di Roma dovrebbe capeggiare la manifestazione del 25 ottobre, da lui indetta in solitudine addirittura tre mesi fa, dopo la figuraccia patita per aver disertato senza un motivo plausibile la manifestazione del 10 luglio a Piazza Navona contro il governo.
Siamo al 10 ottobre ma lui stesso non è ancora sicuro se l’evento si terrà perché, fa capire, "se la situazione della crisi finanziaria precipitasse ulteriormente e ci si trovasse in una autentica emergenza, siamo tutte persone responsabili con la testa sulle spalle…" (1).
Addirittura il suo braccio destro Goffredo Bettini, preso in contropiede dall’ennesima veltroneria, si è affrettato a smentirlo seccamente: "la manifestazione del 25 ottobre si farà".
Comunque, neppure si sa bene su quali contenuti; ad esempio, l’impareggiabile Walter sarebbe tentato di farla diventare anche giornata contro il razzismo.
Noi gli suggeriamo, per rendere il programma ancora più allettante, di aggiungerci la lotta alla fame nel mondo, ai gas serra, al buco dell’ozono, alle guerre, all’inquinamento, alla criminalità… Magari in questo modo riuscirà finalmente a riempire una piazza.
Ma il vero capolavoro costruito in questi mesi da Se po' ffà è l’aver prolungato a dismisura la luna di miele del Cavaliere con gli Italiani: infatti, gli ultimi rilevamenti danno la popolarità del Cavaliere al 60% e oltre: purtroppo, di fronte a tanta confusione di idee, uno tosto come Berlusconi giganteggia, nonostante la sua scadente guida politica.
Sì, l’uomo di Arcore, impenitente guascone, millanta se non altro un grande ottimismo, una dote forse pericolosa dato il suo ruolo ma che di certo non lo rende indifferente alla gente: confessa le sue durature qualità persino sotto le lenzuola, a bella posta rasentando, a seconda dei gusti, il ridicolo o il patetico; ironizza con barzellette di pessimo gusto sul carovita; mostra un grande attivismo, magari solo per varare altre leggi ad personam, tagliare la spesa sociale (vedi il voto di fiducia sul decreto Gelmini che cancella migliaia di posti di lavoro nella scuola) o consegnare l’Alitalia su un piatto d’argento ad una cordata di imprenditori dopo aver lasciato i debiti in testa ai contribuenti italiani, che sembrano però non accorgersene.
Eppure un po’ di risentimento ce lo dovrebbero avere se non altro per l’inettitudine finora mostrata dal suo governo sui temi economici mentre le famiglie continuano ad impoverirsi.
Se ciò non accade è anche frutto del lavoro oscuro ma prezioso per il Cavaliere compiuto in questi mesi dal leader dell’opposizione che non perde occasione per farla apparire inutile e senza prospettive: basta pensare alla farsa del governo ombra...
Anche la pronta disponibilità del Pd a collaborare con il governo per gestire l’emergenza causata dall’improvvisa caduta delle borse mondiali, lascia veramente interdetti non fosse altro perché, non essendo stata avanzata nessuna richiesta in questa direzione da parte del governo, appare stonata rispetto alla durezza dello scontro verbale in essere tra i due poli.
Come se Veltroni avesse preso la palla al balzo della crisi finanziaria internazionale per tornare alla politica che gli è più congeniale: fare da spalla al Cavaliere, magari per permettergli qualche altra fuga in avanti.
Questo navigare a vista da parte del partito democratico risulta veramente deleterio e conferma per altri versi il suo peccato originale: l’assoluta inconsistenza ideologica.
Al punto da far apparire quella di Veltroni, più che un’assunzione di responsabilità, un’ invocazione d’aiuto rivolta al suo avversario per sottrarsi ad una imminente resa dei conti interna.
Ed è chiaro che in un sistema bipolare, se l’opposizione rinuncia ad esistere, bisogna accontentarsi di ciò che caccia il governo, per quanto indigesto possa sembrare.
Ad un anno dalle primarie che lo incoronarono leader del PD, Walter Veltroni ha così dilapidato un patrimonio di consensi, inabissando le speranze di quanti videro in lui sia un importante interlocutore del governo guidato allora da Romano Prodi che una carta vincente da calare in futuro sul tavolo della politica italiana.
Niente meglio del "Me ne frego", indirizzatogli beffardamente da Silvio Berlusconi, simboleggia l’eclisse della sua stella politica.
Ed è chiaro che in un sistema bipolare, se l’opposizione rinuncia ad esistere, bisogna accontentarsi di ciò che caccia il governo, per quanto indigesto possa sembrare.
Ad un anno dalle primarie che lo incoronarono leader del PD, Walter Veltroni ha così dilapidato un patrimonio di consensi, inabissando le speranze di quanti videro in lui sia un importante interlocutore del governo guidato allora da Romano Prodi che una carta vincente da calare in futuro sul tavolo della politica italiana.
Niente meglio del "Me ne frego", indirizzatogli beffardamente da Silvio Berlusconi, simboleggia l’eclisse della sua stella politica.
(1) la Repubblica: "Veltroni: pronti ad aiutare il governo" , 9/10/2008