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lunedì 7 gennaio 2013

Le bianche elezioni, ennesimo furto di democrazia

Questa si avvia ad essere la più strana campagna elettorale che si ricordi, la più incostituzionale di sempre.
Non si era mai visto uno scioglimento delle camere così precipitoso, che costringe gli Italiani a votare in pieno inverno, probabilmente sotto la neve.
E' vero che non esiste più il semestre bianco di una volta ma è di tutta evidenza che il Presidente della Repubblica nella circostanza abbia forzato la mano,  accettando le dimissioni del premier Monti senza la doverosa verifica di un voto di sfiducia del Parlamento. Per giunta, con contestuale scioglimento anticipato delle camere ed indizione delle elezioni a febbraio, quando si sarebbe potuto votare rispettando la scadenza naturale della legislatura soltanto due mesi più tardi, ad aprile.
Che si sia in questo modo inteso sbarrare la strada al Movimento 5S è più che un sospetto, tenuto conto dei tempi concitati per la raccolta di firme previste dal Porcellum per le forze politiche ancora non presenti in Parlamento: una regola capestro all'interno di una legge porcata che tutti a chiacchiere volevano cancellare ma che nessuno nei fatti ha inteso neppure parzialmente modificare.
In fondo, facendo molto comodo ai segretari di partito l'attuale andazzo che consente loro di piazzare i propri uomini nei listini bloccati, infischiandosene altamente degli umori dell'opinione pubblica, esacerbata da una crisi infinita e ormai apertamente in lite con questa impresentabile classe dirigente (basta assistere alla bellissima trasmissione Presa Diretta di Riccardo Iacona di ieri sera su Rai Tre intitolata Ladri di Partito per spedirli tutti a casa).
Sì, quegli stessi segretari della Casta che si ritrovano, guarda caso, d'accordo quando si tratta di fare le pulci al movimento di Beppe Grillo di cui in tempo reale vogliono misurare il tasso di democrazia interna. Al punto che gli sconosciuti (e tutto sommato mediocri) Favia e Salsi, grazie ad un subdolo tam tam  mediatico,  per la partitocrazia sono diventati nel breve giro di qualche settimana paladini di non si sa bene cosa, sicuramente della propria malriposta ambizione.
Ma l'aspetto più inquietante della campagna elettorale è che, data la stagione, tutto si giocherà nel chiuso degli studi televisivi e non come sarebbe stato auspicabile nell'agorà, ovvero sulle piazze d'Italia con un confronto leale, da politici veri che stanno fisicamente in mezzo alla gente.
Con l'enorme conflitto di interessi e la lottizzazione esasperata che contraddistingue il nostro Paese in campo radiotelevisivo, dove spadroneggiano non solo Berlusconi, con le reti Mediaset e i suoi luogotenenti in Rai, ma tutti i partiti della Casta, cioè proprio quelli che hanno portato l'Italia alla rovina, i Bersani, i Casini, i Fini, ecc.,  un presidente della Repubblica che avesse avuto sinceramente a cuore la nostra Costituzione e le regole basilari di una democrazia rappresentativa, avrebbe fatto di tutto per limitare questa affezione ormai endemica al nostro tessuto democratico, cercando innanzitutto di proseguire la legislatura fino al suo termine naturale, per garantire agli Italiani  una campagna elettorale normale:  poter affollare le piazze, ascoltare dal vivo i propri leader politici, formarsi autonomamente e con la necessaria riflessione i propri convincimenti elettorali, infine votare in una tiepida domenica primaverile, fra l'altro risparmiando alcuni milioni di euro alle asfittiche casse statali per luce e riscaldamento dei seggi.
Nulla di tutto questo è accaduto.
Perché, si sa, agli esponenti della Casta i bagni di folla ormai troppo spesso vanno di traverso: confortati da scorte impenetrabili, temono comunque le contestazioni a scena aperta, pericolose proprio perché  pacifiche, visto che rilanciate dai media suonano peggio di una chiamata in correità.
Che la casalinga di Voghera o il pensionato di Canicattì, senza potersi scambiare né condividere neppure un parere in pubblico, costretti come sono dal generale inverno a restare in casa  con il cappotto (pur di tenere il riscaldamento al minimo!), debbano assistere tutto il giorno per i prossimi due mesi attraverso il moderno focolare domestico alle interviste telecomandate, agli sproloqui ed alle piroette verbali dei vari Berlusconi, Bersani, Casini, mentre l'ex tecnico Mario Monti, in preda a bulimia mediatica, chiede persino di silenziare chi già è praticamente assente dalla scena radiotelevisiva, è l'ennesima beffa della Casta, questa volta per opera di Re Giorgio, autoproclamatosi proprio a fine mandato sovrano assoluto (dopo l'inspiegabile annoso letargo su tutte le leggi vergogna del Cavaliere).
E' vero che Grillo rifugge la tv lottizzata e nessuno in buona fede può dargli torto, data la situazione complessiva di degrado gestionale, culturale e morale in cui versa la Rai, ma a lui come ai tanti altri esponenti della società civile che si presentano alle Politiche, viene inferto un doppio colpo, potenzialmente da ko.
Non solo viene loro preclusa la ribalta e non si fa nulla, nel caso del leader del M5S, per disinnescare l'ostrascismo mediatico che egli patisce addirittura dagli anni del socialismo rampante di Craxi (non fatevi ingannare, quando i media parlano di Grillo lo fanno soltanto per screditarlo e delegittimarlo!) ma contemporaneamente si impone, con il placet del Quirinale e per la prima volta nella storia d'Italia,  una brevissima campagna elettorale indoor, virtuale, ovvero a vocazione esclusivamente radiotelevisiva.
Ecco perché per le prossime bianche elezioni, ce n'è già abbastanza per richiedere da subito la presenza degli osservatori OSCE, ridotti come siamo al livello di una repubblica caucasica!