Il 25 ottobre è passato da un pezzo ma gli eventi della settimana hanno presto fatto dimenticare il rito che si è consumato stancamente al Circo Massimo.
Il raduno organizzato da Veltroni e suggellato dal suo inutile discorso ha confermato in pieno le previsioni della vigilia.
I motori della potente macchina organizzativa del partito democratico si sono accesi per dargli modo di verificare se nella cabina di pilotaggio i comandi fossero ancora efficienti, una sorta di collaudo voluto dal leader per tastare il polso del partito.
In questo senso, al di là delle dichiarazioni del sindaco di Venezia Massimo Cacciari che ha colto l’ennesima facile occasione per sbeffeggiarlo pubblicamente, la manifestazione ha espresso alcuni verdetti: nolenti o volenti, i democratici confermano Walter Veltroni come guida del partito ma chiaramente la sua resta un leadership a sovranità limitata.
Solo Repubblica è riuscita a dare dell’evento di sabato pomeriggio una rappresentazione surreale al limite della propaganda: l’articolo di Scalfari del giorno successivo è costruito come un gigantesco spot pro Veltroni.
Il raduno organizzato da Veltroni e suggellato dal suo inutile discorso ha confermato in pieno le previsioni della vigilia.
I motori della potente macchina organizzativa del partito democratico si sono accesi per dargli modo di verificare se nella cabina di pilotaggio i comandi fossero ancora efficienti, una sorta di collaudo voluto dal leader per tastare il polso del partito.
In questo senso, al di là delle dichiarazioni del sindaco di Venezia Massimo Cacciari che ha colto l’ennesima facile occasione per sbeffeggiarlo pubblicamente, la manifestazione ha espresso alcuni verdetti: nolenti o volenti, i democratici confermano Walter Veltroni come guida del partito ma chiaramente la sua resta un leadership a sovranità limitata.
Solo Repubblica è riuscita a dare dell’evento di sabato pomeriggio una rappresentazione surreale al limite della propaganda: l’articolo di Scalfari del giorno successivo è costruito come un gigantesco spot pro Veltroni.
Anche se il fondatore del quotidiano romano non può però non prendere in qualche modo le distanze dai numeri sbandierati: "... Gli organizzatori sono molto prudenti nel valutare la consistenza numerica di quella marea di folla in movimento ma ora azzardano una stima di due milioni. Alla fine arriveranno a due milioni e mezzo valutando non tanto la capienza del Circo Massimo e delle alture che gli stanno intorno quanto le strade adiacenti interamente occupate. Chi segue le dirette televisive ed ha sotto gli occhi la visione panoramica complessiva capisce che quella stima è molto vicina alla realtà."
Il semplice fatto che per valutare l’efficacia dell’evento, lo stesso suo ideatore Walter Veltroni sia costretto a sparare cifre ridicole, è la conferma che, mancando una chiara piattaforma rivendicativa, il suo unico obiettivo era quello di chiamare gente in piazza a fare numero.
Pertanto a sostegno di una manifestazione indetta tre mesi prima non si sa bene esattamente per che cosa (lo slogan Salva l'Italia! sembra satirico...) c’era la necessità, per non limitarsi al classico buco nell’acqua, di gonfiarne la consistenza numerica: se la questura ritocca drasticamente le dimensioni a duecentomila partecipanti, è altamente probabile che comunque ad ascoltare Veltroni non fossero più di cinquecentomila.
Comunque un bel numero, non c’è che dire, ma sparare cifre assurde non migliora l’umore di una protesta sociale che non trova più nel partito democratico il principale punto di riferimento: senza l’Italia dei Valori che prosegue con grande successo la raccolta di firme contro il cosiddetto lodo Alfano, i numeri della giornata sarebbero stati ben più miseri.
E’ così vero che, dopo averne avuta la riprova dai sondaggi, Veltroni è stato costretto nel giro di pochi giorni a rimangiarsi la rottura con Di Pietro, così spocchiosamente pronunciata nello studio di Fabio Fazio.
Proprio Repubblica ha mostrato, numeri alla mano, che i suoi elettori non capiscono affatto come sia possibile allearsi con il partito di Totò Cuffaro piuttosto che con quello di colui a cui va dato il merito sedici anni fa, con i suoi illustri colleghi magistrati del pool di Milano, di aver scoperchiato Tangentopoli.
La svolta di Veltroni, finalmente in campo anche contro la legge Gelmini, che taglia addirittura 8 miliardi di euro alla scuola pubblica (una cifra enorme!), minacciando la via referendaria per abrogarla appare però tardiva e imbarazzata.
Nel luglio scorso, quando Tremonti fece approvare la famigerata finanziaria da nove minuti e mezzo che prevedeva quei tagli, il governo ombra dove stava? Sotto l’ombrellone?
La verità è che adesso i nodi stanno venendo al pettine: abbiamo un governo estremista che sta mostrando il suo volto più arcigno e reazionario, mentre la società civile è costretta a trovare fuori dal Parlamento nuove forme di espressione per comporre il proprio disagio e manifestare la protesta.
Se poi pensiamo a quello che si è verificato ieri a due passi dal Senato, con un gruppo di black block lasciati dalle forze dell’ordine impunemente infiltrare il pacifico movimento studentesco a cui ha fatto seguito una vile aggressione di stampo squadrista contro ragazzi inermi, dopo le preoccupanti parole pronunciate qualche giorno fa dall’ex presidente Cossiga, si capisce come il nostro Paese stia scivolando a velocità incredibile verso una deriva sudamericana.
Sembra impossibile, ma in pochi mesi per colpa di una destra priva di senso dello Stato e dell’imbelle opposizione di una generazione di cinquantenni vissuti da sempre tra i privilegi di casta, stiamo precipitando fuori dalla democrazia: dal governo Prodi all’abisso, in nove mesi netti.
Complimenti al tandem Veltroni - Berlusconi!
Il semplice fatto che per valutare l’efficacia dell’evento, lo stesso suo ideatore Walter Veltroni sia costretto a sparare cifre ridicole, è la conferma che, mancando una chiara piattaforma rivendicativa, il suo unico obiettivo era quello di chiamare gente in piazza a fare numero.
Pertanto a sostegno di una manifestazione indetta tre mesi prima non si sa bene esattamente per che cosa (lo slogan Salva l'Italia! sembra satirico...) c’era la necessità, per non limitarsi al classico buco nell’acqua, di gonfiarne la consistenza numerica: se la questura ritocca drasticamente le dimensioni a duecentomila partecipanti, è altamente probabile che comunque ad ascoltare Veltroni non fossero più di cinquecentomila.
Comunque un bel numero, non c’è che dire, ma sparare cifre assurde non migliora l’umore di una protesta sociale che non trova più nel partito democratico il principale punto di riferimento: senza l’Italia dei Valori che prosegue con grande successo la raccolta di firme contro il cosiddetto lodo Alfano, i numeri della giornata sarebbero stati ben più miseri.
E’ così vero che, dopo averne avuta la riprova dai sondaggi, Veltroni è stato costretto nel giro di pochi giorni a rimangiarsi la rottura con Di Pietro, così spocchiosamente pronunciata nello studio di Fabio Fazio.
Proprio Repubblica ha mostrato, numeri alla mano, che i suoi elettori non capiscono affatto come sia possibile allearsi con il partito di Totò Cuffaro piuttosto che con quello di colui a cui va dato il merito sedici anni fa, con i suoi illustri colleghi magistrati del pool di Milano, di aver scoperchiato Tangentopoli.
La svolta di Veltroni, finalmente in campo anche contro la legge Gelmini, che taglia addirittura 8 miliardi di euro alla scuola pubblica (una cifra enorme!), minacciando la via referendaria per abrogarla appare però tardiva e imbarazzata.
Nel luglio scorso, quando Tremonti fece approvare la famigerata finanziaria da nove minuti e mezzo che prevedeva quei tagli, il governo ombra dove stava? Sotto l’ombrellone?
La verità è che adesso i nodi stanno venendo al pettine: abbiamo un governo estremista che sta mostrando il suo volto più arcigno e reazionario, mentre la società civile è costretta a trovare fuori dal Parlamento nuove forme di espressione per comporre il proprio disagio e manifestare la protesta.
Se poi pensiamo a quello che si è verificato ieri a due passi dal Senato, con un gruppo di black block lasciati dalle forze dell’ordine impunemente infiltrare il pacifico movimento studentesco a cui ha fatto seguito una vile aggressione di stampo squadrista contro ragazzi inermi, dopo le preoccupanti parole pronunciate qualche giorno fa dall’ex presidente Cossiga, si capisce come il nostro Paese stia scivolando a velocità incredibile verso una deriva sudamericana.
Sembra impossibile, ma in pochi mesi per colpa di una destra priva di senso dello Stato e dell’imbelle opposizione di una generazione di cinquantenni vissuti da sempre tra i privilegi di casta, stiamo precipitando fuori dalla democrazia: dal governo Prodi all’abisso, in nove mesi netti.
Complimenti al tandem Veltroni - Berlusconi!
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