domenica 7 febbraio 2010

La Casta demolisce lo stato sociale a pancia piena

La situazione economica italiana si fa di giorno in giorno più difficile ma la televisione dipinge un quadro tutto sommato rassicurante.
La disoccupazione sfiora ormai il 10%, in giro ci sono solo fabbriche che chiudono, pure il terziario scricchiola sotto i colpi di una recessione che ha inaridito le fonti di reddito per decine di milioni di persone.
Il deficit pubblico è di nuovo fuori controllo, il debito pubblico ha raggiunto il livello più alto di sempre, il 120% del PIL, ovvero 1.800 miliardi di euro: una cifra stratosferica.
Qualcuno si consola pensando che se Atene piange, Sparta non ride: perché la Grecia è a rischio default finanziario, la Spagna si dibatte in grave difficoltà, il Portogallo è alle corde.
Ma subito dopo c'è proprio l’Italia di Berlusconi, che fa finta di niente anche se non naviga in acque tranquille. A peggiorare il quadro, la politica deflazionista del ministro Tremonti che finisce per amplificare il ciclo economico recessivo, ampliando la portata della crisi.

Emblematico è il taglio alla scuola che, spacciato sui media per riforma epocale, mette le mani in tasca agli insegnanti già maltrattati e vilipesi, riducendone migliaia alla canna del gas.
Tutto ciò, senza che sulla stampa se ne faccia il minimo cenno.
Operai, insegnanti e buon parte della classe media vengono inesorabilmente trascinati nell’abisso della disperazione e della miseria, mentre la Casta si occupa a tempo pieno di ben altre faccende.
La fotografia simbolo di questo difficile passaggio è stata scattata di fronte a Montecitorio pochi giorni fa, quando i dipendenti sardi dell’ALCOA, multinazionale dell’alluminio, approdati in continente, protestavano contro la chiusura del loro stabilimento supplicando l’intervento del governo, mentre nel Palazzo la Casta discuteva, imperturbabile, di LEGITTIMO IMPEDIMENTO!
Ma che razza di paese è quello in cui un’oligarchia parassitaria vive alla grande, facendo finta di niente, mentre buona parte della popolazione affronta in solitudine i morsi di una crisi di sistema, di cui non è dato vedere la fine?
Se dal PDL, il partito-azienda del Cavaliere, non ci si può aspettare nulla di buono, fa cadere le braccia l’assoluta insipienza di un Partito Democratico che assiste impassibile alla destrutturazione dello stato sociale, senza muovere un dito.
Dopo aver girato la testa dall’altra parte sui tragici fatti di Rosarno, dove si è passati in poche ore da un vergognoso regime di schiavitù a scellerate azioni di pulizia etnica contro gli immigrati, il PD ciurla nel manico di fronte alla vertenza Fiat, alla vendita di Telecom agli spagnoli, alla decapitazione di scuola e università, all’assoluta mancanza di una politica industriale da parte del governo di centrodestra.
Ma alza la voce per sostenere l’Alta velocità in Val di Susa: ovvero accetta di tagliare i soldi a scuola e università pur di non far mancare risorse per la TAV.

Chissà se tra vent’anni ed un sicuro scempio ambientale, le mozzarelle (come direbbe Beppe Grillo) potranno viaggiare veramente a 300 chilometri all’ora!
Bersani farfuglia senza convinzione anacoluti di cui non è più in grado di spiegare il senso: eppure dovrebbe aver capito la lezione della Puglia, dove la gente ha sbattuto la porta in faccia al satrapo D’Alema, pervicace assertore che la politica sia in fondo un’eterna partita a scacchi.
La vittoria di Niki Vendola alle primarie democratiche dimostra una volta di più che, nonostante la sua intelligenza, Max D'Alema è il politico più perdente che la sinistra italiana possa annoverare da cinquant’anni a questa parte, meritevole di un posto nel consiglio di amministrazione di Mediaset, piuttosto che di un seggio in Parlamento.
Non a caso è stato nominato, subito dopo lo schiaffo pugliese e con i voti determinanti del centrodestra, presidente del comitato di controllo sui servizi segreti: il massimo traguardo per il Rasputin di Gallipoli.
Per chiudere in bellezza, ecco cosa proponeva lo chef quella mattina in Parlamento per il pranzo della nostra Casta, come sappiamo impegnatissima a legiferare sul legittimo impedimento del premier, mentre lì davanti al freddo i manifestanti mettevano sì e no sotto i denti un panino:

Antipasti
Pesce spada in carpaccio sul letto di songino al pepe rosa € 3,32
Seppie stufate al prosecco con polentino al timo € 3,32

Primi del giorno
Tagliolini all’astice con julienne di zucchine € 3,32
Gnoccchetti di patate con gorgonzola e lamelle alle pere € 1,59

Secondi del giorno
Filetti di rombo al forno in crosta di mandorle € 5,20
Straccetti di manzo ai fughi porcini con riduzione all’aceto balsamico € 5,20
Spigolette di Orbetello alla griglia € 5,20
Lombatina di vitello ai ferri € 3,53

*: foto tratta da tg24.sky.it

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