Che Bersani non sia esattamente un cuor di leone, l'emblema del
cambiamento o di una auspicabile svolta nella politica italiana, meno
che meno il protagonista di un possibile riscatto dei cittadini onesti,
lo abbiamo ribadito più volte. Troppo contiguo ai potentati economici
(non a caso, a suo tempo ricevette un cospicuo "regalo" per la sua
campagna elettorale dai proprietari inquinatori dell'Ilva di Taranto),
troppo ambiguo nel suo modo di fare politica, troppo subalterno alle
ragioni della grande industria, troppo debole nella difesa dei diritti
di lavoratori e pensionati, totalmente assuefatto alle nefandezze della
Casta che si è sempre ben guardato dal denunciare.
Per giunta, del
tutto prono ai diktat europei, a suo tempo impostò la campagna
elettorale del PD sull'agenda Monti. Sappiamo tutti com'è andata a
finire: lui alle corde, dopo l'ennesima beffa alle Politiche del 2013 e
Mario Monti passato alla storia come il commissario liquidatore
dell'economia italiana e di cui si sono perse le tracce...
Una fine veramente ingloriosa per il preside della Bocconi, abbandonato persino dai suoi stessi compagni di partito.
Abbiamo più volte sottolineato che chi spera in una sterzata della
politica renziana sotto la spinta di Bersani e di quella che dovrebbe
essere l'anima di sinistra del PD, è un povero illuso: lo dimostra che
l'opposizione che egli ha fatto a Renzi, alla sua indegna riforma
costituzionale, al Jobs Act, è stata solo fumo negli occhi.
All'ultimo, Pierluigi Bersani ha finito per votare tutte, ma proprio
tutte, le pessime riforme renziane, nessuna esclusa, con la scusa,
risibile, di non voler spaccare il partito.
Un comportamento che
considerare contraddittorio è un eufemismo. Ultima perla bersaniana è
stata quella di intervenire, all'indomani delle dimissioni di Maurizio
Lupi da ministro, a gamba tesa sulle intercettazioni chiedendo a gran
voce una legge che le limiti.
Intervento più intempestivo, meno
opportuno non si poteva concepire, in un momento in cui gli scandali
sugli appalti pubblici scoppiano quotidianamente e la classe politica
viene per l'ennesima volta investita dal ciclone della corruzione.
In un contesto anche moralmente così degradato, quale sarebbe dovuta
essere la reazione di Bersani? Magari infierire contro il
ministro dei lavori pubblici per l'ennesima figuraccia delle nostre istituzioni e benedire il
cielo che l'immancabile scandalo della vita pubblica italiana sia venuto
alla luce proprio grazie all'impegno della magistratura?
Macché!
L'esatto contrario: mostrarsi adirato ed i
nvocare una legge bavaglio
perché, come dice lui, "Con questo sistema si impallina chiunque".
Difficile credere a chi, proprio come lui, sostiene che non sia
questione di poltrona: la sensazione ormai diffusa e consolidata proprio
tra l'elettorato di riferimento, è che il nocciolo della questione sia
una maledetta questione di potere e di privilegi ad esso connessi.
Così Bersani resta a galla e non concepisce neppure lontanamente che è arrivato il momento di farsi da parte.
Insomma se Renzi è quello che è, una maschera televisiva al servizio
della tecnocrazia europea, incapace culturalmente prima che
politicamente, di imprimere una svolta all'Italia che, se avvenisse
davvero, travolgerebbe in primis proprio lui e il suo indecoroso cerchio
magico, Bersani rappresenta il nulla, ovvero la difesa dei privilegi della vecchia nomenklatura che non si rassegna a cedere il passo.
E' per
questo che Bersani in fondo rappresenta la migliore polizza assicurativa
per il governo Renzi, la cui durata è destinata a prolungarsi a tempo
indeterminato per assurdo proprio in virtù dei suoi demeriti e continui
fallimenti.
Più Renzi racconta frottole, più disattende tutte ma
proprio tutte le promesse fatte, più ci prende in giro con slogan da
quattro soldi, più rischia di rimanere a Palazzo Chigi sine die.
Naturalmente, finché la gente non si sveglia...
Ma si sveglierà mai? Con una opposizione alla Bersani, una politica
portata avanti dai vecchi compagni di merende, uno schieramento
mediatico che h 24 dispensa torpore e disinformazione, abbiamo più di un
motivo per dubitarne!