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lunedì 8 giugno 2009

E' la fine del bipartitismo: Pd e Pdl con le ossa rotte

La vera notizia di queste elezioni europee è che Pd e Pdl escono entrambi sconfitti.
Per il premier Berlusconi raccogliere un magro 35,3% quando sognava di varcare la soglia del 45% è una autentica figuraccia; tanto più se a ciò si aggiunge l’avanzata della Lega Nord al 10,2% che si conferma un alleato sempre più scomodo.
Sul fronte opposto, la contentezza di Franceschini per aver realizzato il 26,1% è surreale; certo poteva andare anche peggio, ma il disastro del Partito democratico è sotto gli occhi di tutti.
Sul piano personale, la sfida a distanza con il suo predecessore Walter Veltroni è vinta ma resta come magra consolazione.
Gli Italiani hanno bocciato questi due contenitori politici dove c’è tutto ed il contrario di tutto, tant’è vero che alla prova dei fatti Pd e Pdl si rassomigliano incredibilmente, al di là della diversa storia personale dei loro leader.
Quello che conforta è che, oltre lo scontato successo dell’Italia dei Valori e la meno prevedibile affermazione dell’Udc di Pierferdinando Casini, a sinistra del Partito democratico c’è un’area di consensi che sfiora il 7% e che, senza la miopia dei suoi gruppi dirigenti che fanno capo a Niki Vendola e Paolo Ferrero, avrebbe potuto contendere all’Italia dei Valori il ruolo di quarta forza politica italiana.
Segno che su questo terreno il lavoro da fare è ancora molto ma si può guardare al futuro con meno pessimismo.
Lo dimostrano, alle Amministrative, quelle che un tempo erano le regioni rosse, dove il Pd è costretto dal meccanismo elettorale a rinnegare il credo veltroniano di correre da solo: qui il Pd resiste meglio proprio perché propone candidature insieme alle altre forze di sinistra che a loro volta confermano i loro consensi.
Ma alle Europee, dove ognuno corre per sé, il partito di Franceschini è costretto a subire lo smacco del sorpasso da parte del Pdl sia in Umbria che nelle Marche.
E’ la dimostrazione che il Partito democratico nega se stesso quando si incaponisce col tagliare fuori i partiti di sinistra e puntare al bipartitismo: la sua politica nazionale è quindi interamente da riscrivere.
Basterà a convincere la sua nomenklatura radical chic a fare le valigie e tornarsene a casa lasciando il partito alla sua autentica anima popolare che, nelle sue differenti inclinazioni, scommette comunque in un percorso condiviso con la sinistra anche per salire a Palazzo Chigi?
PS: Grande soddisfazione per il notevole successo ottenuto da Luigi De Magistris nelle liste dell'Idv!

sabato 6 giugno 2009

Le anime belle al voto

Eugenio Scalfari nell’editoriale di oggi su Repubblica, in anticipo sull’abituale appuntamento domenicale data l’apertura dei seggi elettorali già dal pomeriggio, ripercorre per grandi linee quasi un secolo di storia elettorale italiana, e dopo aver teorizzato che "Le persone politicamente mature sanno che in un sistema democratico occorre raccogliere i consensi attorno alla forza politica che rappresenti il meno peggio nel panorama dei partiti in campo", trae questa affrettata conclusione: "La sinistra coltiva il culto della testimonianza, ma quando si trasferisce quel culto nell’azione politica il risultato è appunto la rinuncia ad una sovranità efficace per far posto al narcisismo dell’anima bella, pura e dura."
In parole povere, Scalfari rivolgendosi agli elettori di sinistra fa propria, pur dichiarando di negarla, l’idea del voto utile ultimamente richiamata affannosamente da Dario Franceschini, quest’ultimo preoccupatissimo per i sondaggi attuali che danno il Pd in seria difficoltà.
E’ nient’altro che la riedizione dell’invito a suo tempo espresso da Indro Montanelli di andare a votare turandosi il naso.
Quello che il fondatore di Repubblica non ci spiega, però, è perché gli elettori di sinistra dovrebbero ancora votare per un simbolo senza storia che al massimo rappresenta politici bolliti come D’Alema, Fassino, Rutelli, Veltroni, Bettini, ecc., gente che ci ha portato con la propria mediocrità e tanto opportunismo personale a questo disastro politico. Per giunta, dopo che proprio quel popolo di sinistra in ormai numerose tornate elettorali ha fatto loro recapitare un messaggio inequivocabile: la vostra ambigua politica non ha sbocchi, tornatevene a casa!
Franceschini in questi ultimi tre mesi ha fatto di tutto per farci dimenticare chi siede nel direttivo del suo partito a cui, in mancanza di un mandato congressuale, è tenuto comunque a rispondere.
Ma l’altro ieri, Veltroni ha ricordato a tutti con il suo appello al voto che dentro il Pd la nomenklatura ha ancora i pieni poteri e che l’attuale segretario democratico, pur con le migliori intenzioni, è soltanto una comparsa.
E poi non è stato lo stesso Franceschini a ribadire che il suo mandato terminerà improrogabilmente ad ottobre?
Quindi, c’è poco da stare allegri: l’elettore democratico, se anima bella, pura e dura (e in maggioranza pensiamo che lo sia!) ha diverse possibilità nella cabina elettorale per far cambiare direzione alla politica italiana, tranne quella che Scalfari gli suggerisce.
Noi di Pausilypon riteniamo che insieme all’Italia dei Valori, soltanto se a sinistra del Pd si creerà uno spazio politico nuovo con il contributo di Sinistra e Libertà a Rifondazione Comunista potrà finalmente scattare la sospirata controffensiva alla pericolosa deriva berlusconiana.
Non possiamo immaginare se le due aggregazioni politiche riusciranno a superare la fatidica soglia del 4% prevista per le Europee: è un fatto che se definiranno insieme un’area attorno al 5-6% il test elettorale potrà comunque considerarsi superato.
Mentre decisivo, a livello amministrativo, sarà il peso conquistato dalle liste Cinque Stelle di Beppe Grillo: è da qui che potrebbe scatenarsi un’onda sismica senza precedenti per i futuri assetti della sinistra italiana.
Staremo a vedere. Intanto anime belle, pure e dure, andiamo a votare…