La "spending review" di Mario Monti mostra tutta l'inadeguatezza del governo dei tecnocrati a gestire un passaggio così delicato per l'economia italiana.
Il decreto legge emanato a notte fonda dal consiglio dei ministri è molto al di sotto delle attese quanto a qualità dell'intervento: tra bisturi e mannaia, decisamente i tecnici hanno rinunciato al camice del chirurgo per quello più insanguinato del macellaio.
E' chiaro che ci si attendeva una sforbiciata dal lato della spesa ma, da una compagine tecnica con il rincalzo di gente come Giuliano Amato, l'economista Francesco Giavazzi e il commissario liquidatore Enrico Bondi, ci si sarebbe aspettati un lavoro se non altro fatto a regola d'arte.
E invece il quadro che ne emerge è quanto mai confuso e incoerente, con un affastellamento di provvedimenti che mirano, senza tanti giri di parole, a tagliare ancora una volta la spesa sociale in tre settori cruciali (sanità, giustizia e pubblica amministrazione), rinunciando in partenza a qualsiasi tentativo di riorganizzazione degli stessi, vero banco di prova per misurare le qualità manageriali dei professori.
Clamoroso è lo svarione nella sanità dove invece di procedere ad un recupero di efficienza nella gestione delle aziende sanitarie si opta per tagli lineari indiscriminati che penalizzano nella stessa misura sia le regioni più virtuose che quelle colpevolmente in grossa difficoltà finanziaria, con l'unico risultato di ridurre complessivamente 18'000 posti letto, ennesimo taglio ai livelli di prestazione ed assistenza ai cittadini.
Surreale il commento che ne ha fatto l'ex ministro Mario Baldassarri del Fli, ora presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, dai microfoni di RaiNews 24: per lui i piccoli ospedali vanno tutti chiusi, salvando solo i pronto soccorso; tutto il resto trasformato in posti letto residenziali per anziani.
Se questo è il modo di approcciare il problema della sanità, vero ineludibile nodo del contratto sociale, siamo a cavallo...
Ma quello che denota la matrice rigorosamente di destra di questo taglio della spesa è:
- non aver rinunciato, contro ogni buon senso, all'acquisto degli aerei militari da attacco F35 da 12 miliardi di euro che, particolare non trascurabile di questi tempi, comportano per giunta il drenaggio di immani risorse verso l'estero, inguaiando ancora di più la nostra già asfittica economia nazionale: una decisione contro gli Italiani ma anche contro l'Italia;
- non aver voluto neppure prendere in considerazione il taglio delle pensioni d'oro (per intenderci quelle sopra i 5'000-6'000 euro netti mensili) che produrrebbe, secondo alcune stime, risparmi immediati per 2,5 miliardi per quelle pubbliche e circa 15 miliardi per quelle private.
E' una manovra, l'ennesima firmata da Mario Monti, così odiosamente di classe che pure il leader di Confindustria Giorgio Squinzi, non l'ultimo dei bolscevichi, l'ha definita crudamente
"macelleria sociale" .
Ed ha costretto il premier Monti ad una
brusca reazione, perdendo di colpo tutta la sua decantata
sobrietà, accusandolo oggi con queste parole di tenere lo spread alto (venerdì ha chiuso a 460 punti):
"Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese".
Eh no, caro Monti, non puoi addossare agli altri la responsabilità di una politica fallimentare perché gravemente recessiva (le previsioni danno al termine del 2012 per l'Italia un gravissimo ed isolato -2% del Pil) e smaccatamente antipopolare.
Né puoi farti scudo dello spread che non scende per non pagare dazio di otto interminabili mesi durante i quali hai contribuito sistematicamente all'odierno disastro: se lo spread resta così alto è proprio a causa delle tue politiche di grande banchiere ma pessimo economista.
Eccone le tre principali ragioni:
1. i risultati estremamente deludenti raccolti in Europa nell'ultimo week end di giugno (al di là delle sparate dei due principali quotidiani nazionali che osannavano SuperMario, sfruttando in modo meschino il successo mediatico del bravo azzurro Mario Balotelli): il tuo scudo anti spread resta solo sulla carta e di buone intenzioni è lastricata la strada verso l'inferno;
2. una politica economica antiquata, prekeynesiana, che sta facendo letteralmente collassare l'economia nazionale;
3. una grave instabilità nella maggioranza politica che ormai sta facendo cuocere l'esecutivo a fuoco lento, con il Partito Democratico e il suo segretario Pierluigi Bersani che restano a sostenere inopinatamente il governo tecnico senza rendersi conto di stare così segando il ramo in cui sono appollaiati, con un elettorato ormai in libera uscita.
Anche il modo in cui il Pd ha bocciato la mozione di sfiducia al ministro Elsa Fornero è demenziale: basta sentire le parole disarmanti usate da Bersani in
due dichiarazioni distinte a Sky TG24 per capire che l'unico servizio che politici simili possono ancora rendere al Paese è andarsene a casa il prima possibile.
Del resto Monti lo ha fatto intendere proprio nella dichiarazione di oggi che una delle ragioni dello spread alle stelle è di essere alla vigilia di una campagna elettorale che durerà un intero anno: "per quanto riguarda l'Italia c'è anche l'incertezza su quello che succederà nella politica italiana dopo le elezioni del 2013".
A questo punto, rinnoviamo la domanda già fatta inutilmente nelle scorse settimane: