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domenica 4 dicembre 2011

Il 5 dicembre s'inaugura la premiata macelleria Monti

Tanto tuonò che alla fine piovve.
Dalle prime indiscrezioni uscite sulla manovra finanziaria impressionante, secondo le parole pronunciate solo qualche giorno fa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, sembrano confermarsi le più fosche previsioni della vigilia: una serie di provedimenti che scuciono altri soldi agli italiani già al verde,  ridicolizzando il budget della sanità e i trasferimenti agli enti locali.
E con il contributivo a tutti, si portano le pensioni d'anzianità all'età di vecchiaia con 41 anni di servizio  per le donne e addirittura 42 per gli uomini (dal 2018,  66 anni per le donne per andare via), si azzera l'indicizzazione delle pensioni al costo della vita, vengono imposti forti aumenti per le aliquote Iva, Irpef, si reintroduce l'Ici con aumenti fino al 30%....
Di contro, i tanto propagandati provvedimenti per la crescita sono pochissima cosa se non praticamente inesistenti.
Ma partiti e mass media fino a qualche settimana fa non dichiaravano all'opinione pubblica che la pressione fiscale in Italia aveva ormai raggiunto un limite invalicabile??

Anche la guerra ai privilegi viene data per persa prima ancora di essere combattuta.
Infatti, nonostante la distruzione di massa del sistema previdenziale pubblico, restano intatte le pensioni di chi percepisce 10-30 o addirittura 90.000 euro netti al mese!
Forse ci voleva proprio un professorone della Bocconi per pianificare scientificamente una simile carneficina sociale.
Analizzeremo con scrupolo e la necessaria serenità i decreti che sin da stanotte verranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale... ma la prima sensazione è che la manovra di Monti sia più drammatica di come la si fosse prospettata solo fino a ieri.
E quel che è più grave, ha un segno marcatamente di classe.
La nostra dirigenza, invece di fare pubblica ammenda dei gravi errori compiuti per averci portato in questa situazione gravissima, non solo non torna sui propri passi o getta la spugna ma addirittura rilancia con nuove vessazioni che hanno un solo tratto distintivo: l'impopolarità.
Quasi che l'obiettivo ultimo del governo Monti non sia il pareggio di bilancio ma la svolta autoritaria.
Intanto si inaugura la macelleria sociale, elegantissima, coltissima, assai sobria...

venerdì 18 novembre 2011

Governo Monti: l'importanza di chiamarsi Enrico...

«Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono! Enrico»
Il biglietto fatto recapitare dai banchi dell'opposizione al tavolo del governo è forse la notizia più succosa di questa prima uscita del premier Mario Monti e, al di là dell'interpretazione autentica che si è affrettato malamente a darne il suo improvvido estensore, il vicesegretario del PD Enrico Letta, la dice lunga su quello che è il male della politica italiana: il trasversalismo, da sempre origine di tutte le degenerazioni del bipolarismo all'italiana.
Stiamo ai fatti: questo pomeriggio, con una maggioranza record di 556 voti, il governo Monti ha ottenuto la fiducia della Camera dopo averla incassata il giorno precedente dal Senato.
E' finalmente nel pieno esercizio delle sue funzioni: staremo a vedere come lavorerà.
Una gravissima crisi politica è stata risolta in meno di una settimana sotto l'incombere dei mercati che minacciavano (giustamente!) sfracelli finché Silvio Berlusconi fosse restato a Palazzo Chigi.
E' troppo presto per trarre conclusioni ma si può già ammettere che un effetto calmierante sullo spread Btp-bund tedeschi  questo passaggio di consegne lo abbia sortito.
Siamo in presenza di una maggioranza inedita PD-PDL con l'aggiunta dell'IDV di Antonio Di Pietro mentre la Lega di Bossi è sola all'opposizione. Come scrive il nipote di Gianni Letta, già sottosegretario di Berlusconi, un miracolo.
Per qualcuno è la sospensione della democrazia: dipende dai punti di vista ma, certo, che i due fronti contrapposti, dopo aver fatto per anni le barricate ed aver lanciato di tutto nel campo avverso, vadano adesso a braccetto è, anche solo visivamente, sensazione per stomaci forti.
Ma tutto ha una spiegazione: dovendo approvare misure assolutamente impopolari a ritmi forzati, né PD né PDL se la sono sentita di metterci la faccia condannandosi al pubblico ludibrio con i propri elettori.
La Casta, cioè, si ripara dietro il governo tecnico e a questo lascia fare tutto ciò che essa non ha né il coraggio politico né  il mandato elettorale di proporre alla propria base.
Se non è sospensione della sovranità popolare questa...
Il parallello che alcuni osservatori embedded fanno con la Grosse Koalition di Angela Merkel è fuorviante.
In Germania, il sistema elettorale è proporzionale con sbarramento; pertanto la maggioranza politica si trova in Parlamento, soltanto una volta contati i voti delle urne.
I due partiti che alle ultime elezioni hanno ricevuto maggiori consensi, socialdemocratici e democristiani, non si presentano agli elettori in contrapposizione.
Come invece accade da noi dove PD e PDL, in forza del sistema prevalentemente maggioritario, si contendono a suon di colpi bassi (anche sul piano personale!), fino all'ultimo collegio uninominale.
In Italia, la coalizione di governo viene presentata agli elettori prima del voto da entrambi gli schieramenti: pertanto chi vota PD o PDL sa che il suo voto esprime un orientamento avverso all'altro cartello elettorale.
Tant'è che per forzare il nostro sistema politico al bipolarismo,  con il porcellum si sono fatte fuori le ali estreme, i partiti minori: ricordate i cosiddetti cespugli?
Chi non rammenta la vocazione maggioritaria del 2008 di Walter Veltroni che affossò il governo di centrosinistra di Romano Prodi e condannò a restare fuori dal Parlamento tutti i partiti di sinistra, dai Verdi, a Rifondazione, al Pdci di Oliviero Diliberto? 
E' chiaro che adesso assortire una maggioranza, sia pure per un appoggio esterno al governo, tra Partito Democratico e Popolo della Libertà, è molto più che una forzatura...
Ma la politica italiana ci ha abituato a tutto!
Quello che però non è assolutamente giustificabile è quell'aria continua di inciucio, di accordo sottobanco, che rende irrespirabile l'aria del Palazzo anche a chi è abituato da troppo tempo a votare turandosi il naso.
In un frangente tanto delicato come quello descritto per il rispetto della sovranità popolare, non è accettabile che il vicesegretario del PD Enrico Letta assicuri un appoggio tanto peloso quanto sommesso al neo premier Mario Monti, prestandosi al collaborazionismo piuttosto che ad una collaborazione alla luce del sole.
Infatti, che senso può avere mandargli un biglietto privato per rendersi utile dal'esterno sia ufficialmente che riservatamente?
Ma a che gioco giochiamo??
Fa sospettare che il governo Monti è, sotto mentite spoglie, il vero esecutivo in cima ai desideri della direzione del Partito Democratico, in barba alle mille dichiarazioni fatte in questi anni, dimostrando una convergenza politica e di ideali con il PDL assolutamente unica e impressionante. 
E' un caso che Enrico Letta parli di miracolo a proposito di questa svolta politica?
Pare quindi che la battaglia di Bersani, Veltroni, D'Alema & c. di questi anni contro il governo Berlusconi sia stata concepita esclusivamente contro l'uomo politico Silvio Berlusconi e non contro la sua pessima politica, a cui sotto sotto aderiscono.
Ecco perché Beppe Grillo non si stanca di chiamarli PDmenoL




giovedì 10 novembre 2011

E' partita la campagna di Repubblica per un governo Monti lacrime e sangue

Messa da parte la barzelletta del governo Berlusconi, è partito l'affondo della corazzata del finanziere De Benedetti, il gruppo Repubblica - l'Espresso, a favore di un governo tecnico guidato dal bocconiano Mario Monti ed eterodiretto dal direttorio Merkel Sarkozy.
Obiettivo: spremere a fondo gli Italiani con operazioni su larga scala di macelleria sociale, senza assumersene la responsabilità politica, trattandosi di un governo che non riceverà un mandato dal popolo ma la cui investitura avviene solo a furor di mercati, sotto l'incalzare della speculazione internazionale.
Si consuma così fino in fondo un furto di sovranità popolare per mano della tecnocrazia europea che in questi mesi ha trovato nel governo di centrodestra diretto dall'uomo di Arcore un bersaglio sin troppo facile da colpire.
In un sistema bipolare, stringere la tenaglia Pd-Pdl per costituire un governo che non risponde a nessuno se non alla coppia Bersani-Berlusconi e all'ineffabile Casini, vuol dire costituire un unipolarismo che ha come missione esclusiva quella di sporcarsi le mani per prendere decisioni irrevocabili sopra la testa della gente, senza che questa venga interpellata o possa eccepire alcunché.
Vuol dire darla vinta all'attacco speculativo arrivato da lontano.
Al gravissimo danno del governo Berlusconi seguirebbe quindi la memorabile beffa del governo Monti, con buona pace di chi ancora crede nella democrazia rappresentativa.
Paradossalmente questo sarebbe il trionfo della Casta, che si fa scudo della tempesta internazionale per infliggere il colpo mortale allo stato sociale e ai cittadini che ormai all'unanimità la disprezzano.
In nome di cosa il Pd di Pierluigi Bersani, l'Udc di Pierferdinando Casini e il Pdl di Silvio Berlusconi, con il beneplacito del presidente Giorgio Napolitano, possano gettare alle ortiche le proprie piattaforme programmatiche su cui avevano ricevuto il consenso nelle Politiche del 2008, senza doverne preventivamente rendere conto al corpo elettorale, è questione che attiene  al funzionamento costituzionale della nostra democrazia che neanche l'eccezionalità del momento può sovvertire.
L'attacco proditorio mosso ad Antonio di Pietro dalle colonne di Repubblica, facendo credere che i suoi sostenitori tifano per il governo tecnico e disapprovano in larga maggioranza  la posizione espressa dal leader dell'Italia dei Valori di netta opposizione ad un tale esecutivo, è la riprova dello stato miserevole in cui versa il centrosinistra che, quando pure riesce a liberarsi del fantasma del Cavaliere, si trova in balìa dei cosiddetti riformisti, alias poteri forti, sempre pronti a scatenargli contro una campagna mediatica di inaudita portata, da far impallidire per virulenza la berlusconiana macchina del fango.
Chi decreterà la fine dello stato sociale per colpa della finanza mondiale impazzita, riducendo sul lastrico milioni di persone e quasi per intero il ceto medio, deve avere una chiara investitura popolare che non può che passare per elezioni anticipate.
Nel frattempo, un altro governo di centrodestra a guida Gianni (non Enrico!) Letta o Angelino Alfano deve approvare rapidamente la legge di stabilità, concordare con l'opposizione una nuova legge elettorale e poi, di corsa, mandarci a votare tra il febbraio e il marzo 2012, presentandosi con  il proprio fallimentare bilancio dinanzi al popolo sovrano.
E' la democrazia, bellezza!
Scherzare con il fuoco, dispensando urbi et orbi il messaggio subliminale che la bancarotta finanziaria dell'Italia sia solo questione di giorni o addirittura di ore, denota grave spregiudicatezza politica e assoluta mancanza di senso dello Stato, un pessimo biglietto da visita per chi dovrà farci dimenticare il nefasto ventennio di Silvio Berlusconi.
Anche perché, disgraziatamente, questo riprovevole espediente serve a far digerire agli Italiani una medicina amarissima ma soprattutto letale.