Inutile illudersi: i fatti delle ultime ore dimostrano che per il Governo in carica è iniziato il conto alla rovescia.
Sotto l’assalto di Clemente Mastella, Romano Prodi ha dovuto capitolare e, in apertura del Consiglio dei ministri di ieri, ha bevuto l’amaro calice della piena fiducia all’operato del ministro della Giustizia: cosa che, se mantiene in vita l’esecutivo, ne mina ancora di più credibilità e tenuta futura, soprattutto in vista dei prossimi passaggi parlamentari della legge finanziaria.
Il braccio di ferro ingaggiato da Mastella con Prodi, con le ripetute esplicite minacce di provocare la crisi di governo se non ci fosse stato un chiarimento politico definitivo, dimostra in quale guaio si sia cacciato il governo, in bilico tra l’esigenza di rinserrare le proprie fila e la necessità di dare una risposta chiara alle istanze di chiarezza e verità che giungono dalla propria base dopo l’avocazione dell’inchiesta del pm De Magistris.
Il compromesso raggiunto è quanto di peggio ci si poteva attendere: gioisce Mastella che non ci pensa proprio a rassegnare le ormai necessarie dimissioni (ma come fa a non capirlo?), patisce un colpo durissimo il governo Prodi che riesce a stento a superare una prima votazione al Senato sul collegato alla finanziaria ma, da grande infermo, ha una prognosi severa.
Tranne Di Pietro, costretto dalla ragion di governo ad un goffo dietro front, gli altri leader della maggioranza non spendono una parola per commentare la soluzione trovata: cosa che, più di tante dichiarazioni d’intenti, suona come l’inizio del rompete le righe.
Del resto se neanche sulla questione giustizia, uno dei punti teoricamente meno controversi della coalizione, si riesce mantenere una linea comune e la maggioranza si sfalda persino sul principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, com’è possibile affrontare i problemi dell’emergenza economico-sociale o della sicurezza interna, da sempre terreno naturale di scontro tra le diverse sensibilità culturali che affiorano nell’Unione?
Tuttavia, se la maggioranza mantiene un profilo basso sulla vicenda e l’opposizione addirittura solidarizza con Mastella, il macigno dell’inchiesta sottratta al pm De Magistris è sempre lì davanti al Palazzo ad occultarne la vista.
Nonostante l’impegno del Presidente Napolitano di vigilare affinchè l’inchiesta possa andare avanti rapidamente (ma ciò come è possibile se ne viene estromesso proprio colui che la sta istruendo?), la sensazione è che la casta piuttosto che dare le risposte invocate dai cittadini preferisca, ancora una volta, chiudersi a riccio aspettando tempi migliori: adda passà ‘a nuttata, pensano in molti nel centrosinistra.
Ma con tutto il risentimento che c’è in giro, questa volta non sarà facile recuperare il tempo perduto.
Sotto l’assalto di Clemente Mastella, Romano Prodi ha dovuto capitolare e, in apertura del Consiglio dei ministri di ieri, ha bevuto l’amaro calice della piena fiducia all’operato del ministro della Giustizia: cosa che, se mantiene in vita l’esecutivo, ne mina ancora di più credibilità e tenuta futura, soprattutto in vista dei prossimi passaggi parlamentari della legge finanziaria.
Il braccio di ferro ingaggiato da Mastella con Prodi, con le ripetute esplicite minacce di provocare la crisi di governo se non ci fosse stato un chiarimento politico definitivo, dimostra in quale guaio si sia cacciato il governo, in bilico tra l’esigenza di rinserrare le proprie fila e la necessità di dare una risposta chiara alle istanze di chiarezza e verità che giungono dalla propria base dopo l’avocazione dell’inchiesta del pm De Magistris.
Il compromesso raggiunto è quanto di peggio ci si poteva attendere: gioisce Mastella che non ci pensa proprio a rassegnare le ormai necessarie dimissioni (ma come fa a non capirlo?), patisce un colpo durissimo il governo Prodi che riesce a stento a superare una prima votazione al Senato sul collegato alla finanziaria ma, da grande infermo, ha una prognosi severa.
Tranne Di Pietro, costretto dalla ragion di governo ad un goffo dietro front, gli altri leader della maggioranza non spendono una parola per commentare la soluzione trovata: cosa che, più di tante dichiarazioni d’intenti, suona come l’inizio del rompete le righe.
Del resto se neanche sulla questione giustizia, uno dei punti teoricamente meno controversi della coalizione, si riesce mantenere una linea comune e la maggioranza si sfalda persino sul principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, com’è possibile affrontare i problemi dell’emergenza economico-sociale o della sicurezza interna, da sempre terreno naturale di scontro tra le diverse sensibilità culturali che affiorano nell’Unione?
Tuttavia, se la maggioranza mantiene un profilo basso sulla vicenda e l’opposizione addirittura solidarizza con Mastella, il macigno dell’inchiesta sottratta al pm De Magistris è sempre lì davanti al Palazzo ad occultarne la vista.
Nonostante l’impegno del Presidente Napolitano di vigilare affinchè l’inchiesta possa andare avanti rapidamente (ma ciò come è possibile se ne viene estromesso proprio colui che la sta istruendo?), la sensazione è che la casta piuttosto che dare le risposte invocate dai cittadini preferisca, ancora una volta, chiudersi a riccio aspettando tempi migliori: adda passà ‘a nuttata, pensano in molti nel centrosinistra.
Ma con tutto il risentimento che c’è in giro, questa volta non sarà facile recuperare il tempo perduto.